Breve resoconto dell’amianto eporediese e dell’Olivetti

Fiom-CgilL’incontro dell’8 giugno in Sala Santa Marta, organizzato dalla CGIL per informare sui risultati dello Sportello Amianto
Nel Novembre 2013 inizia ad operare, ad Ivrea, lo “Sportello d’Ascolto” nato sotto la spinta della CGIL, FIOM, INCA, SPI e costituitosi attorno ad un gruppo di lavoro comprendente principalmente ex delegati/sindacalisti Olivetti. Obiettivo dello Sportello fu quello di individuare e fornire assistenza previdenziale e legale a tutti quegli ex-lavoratori e lavoratrici Olivetti colpiti da patologie amianto correlate.
Il lungo lavoro dello Sportello, giunto al terzo anno di attività, ha permesso, lo scorso 8 giugno, di presentare al pubblico i dati raccolti, aggiornati al 9 maggio di quest’anno. Dei 22 mesotelioma pleurici pervenuti allo Sportello 20 erano ex-lavoratori Olivetti e delle 22 neoplasie polmonari 18 avevano lavorato in ambienti olivettiani. Il dato preoccupante e significativo è che di 86 patologie registrate ben 57 appartenessero a ex-dipendenti Olivetti.

Ciò significa che più della metà dei soggetti giunti allo Sportello, più precisamente il 66% dei registrati, erano lavoratori olivettiani, ammalatisi presumibilmente laddove veniva utilizzato talco industriale (contenente tremolite), in presenza di controsoffittature e strutture contenenti amianto, in prossimità di fonti di calore o forni e nelle attività di manutenzione di impianti elettrici che prevedevano l’uso di amianto come isolante termico.
Su 21 comuni mappati dall’Arpa Piemonte in territorio canavesano (e più precisamente nell’area eporediese e limitrofa) e a fronte di 690 sopralluoghi è stata stimata la presenza di 367 coperture d’amianto, nonostante siano già state compiute, nel corso degli anni, 105 bonifiche. Il dato è quindi in diminuzione, nonostante sia da rilevare il fatto che non è stato possibile effettuare sopralluoghi all’interno delle abitazioni.

Le patologie legate all’amianto rientrano nella categoria delle malattie professionali e su questo tema Giuseppe Capella, responsabile dello Sportello d’Ivrea, ha focalizzato una parte del suo ragionamento. La paura di perdere la propria occupazione, il peggioramento della legislazione del lavoro, la precarietà, la riduzione della presenza sindacale e altri fattori hanno via via minato la possibilità di far emergere le malattie professionali. I vari mesoteliomi si manifestano con prepotente evidenza, ma le malattie sui posti di lavoro possono non essere immediatamente riconosciute.

Ecco perché l’operato dello Sportello ha giocato un ruolo fondamentale nel processo Olivetti, come sottolineato anche dall’avvocato Laura D’Amico, legale in rappresentanza della FIOM-CGIL. Senza l’insistenza dello Sportello nell’opera di raccolta dei dati, delle testimonianze, delle persone interessate nonché dell’impegno svolto alla sensibilizzazione del tema la costituzione della parte civile del processo avrebbe richiesto più tempo e fatica.
Invece il caso emblematico dello sportello d’Ivrea ha dimostrato che anche se si è in pochi e con scarsi mezzi, alcuni risultati li si ottiene sempre.

Andrea Bertolino | 22/06/2016

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