Brucio anch’io

Fiorano, dall’11 al 17 novembre al Salone di via circonvallazione

Nessuno di noi si è mai trovato nell’Inferno Rosso.
Soltanto i Vigili del Fuoco e gli AIB, che operano sulle fiamme con l’obiettivo di contrastarle, ne hanno un’idea più precisa, mentre la maggior parte di noi può solo vagamente immaginare suoni e colori di un incendio quando divampa in un bosco.
Il fuoco possiede una forza distruttrice immensa che, avanzando, ingoia interi lembi di territorio, abitati da milioni di creature viventi. Nel caso di alcuni ecosistemi naturali, evolutisi con il fuoco, questa furia rientra in una dinamica di distruzione e rinascita, originata dalla natura stessa, con finalità evolutive ed ecologiche; mentre diverso e, spesso terribile, è il caso dei roghi scatenati da cause non naturali.
“Brucio Anch’io” cerca di condurre l’osservatore dentro l’incendio, per guardarlo con gli occhi di chi arde in silenzio e capire quale sia la sofferenza che coinvolge ogni forma di vita della foresta, dalla più semplice alla più complessa.
La mostra ha preso forma a poco a poco, e continua ad arricchirsi. Gli artisti hanno dipinto e scolpito le loro emozioni allo scopo di far riflettere su questo dramma con una partecipazione, del tutto volontaria. Cristina Girard (pittrice, insegnante) con i suoi allievi, Rita Conti e Rosanna Bonavia (pittrici e insegnanti), Ezio Ferrero (artigiano della pirografia) e alcune artiste in erba hanno contribuito a formare la collettiva.
L’esposizione si compone di tre parti “PRIMA, DURANTE E DOPO” che illustrano il tema degli incendi boschivi:
• la prima parte conduce il visitatore attraverso la meravigliosa varietà della vita che popola i boschi di cui troppo spesso s’ignora l’esistenza. I colori presenti nelle opere appartengono all’intera tavolozza pittorica;
• la seconda sezione analizza l’emergenza, il dramma e il terrore scatenati dal rogo sugli organismi del bosco. Un’ampia gamma di sfumature dei colori caldi, é stata usata per rendere il fuoco più realistico e intenso;
• l’ultimo settore illustra la semplificazione e l’impoverimento della vita dopo il percorso delle fiamme, mostrandone le profonde ferite. Il grigio, il nero e il bianco si alternano tra luci e ombre.
Fotografie, schede, cartine e filmati contestualizzano il tema e ricordano il terribile ottobre 2017.
“Brucio Anch’io” è stato ospitato in molti luoghi piemontesi duramente colpiti da roghi innescati allo scopo di educare alla prevenzione e mantenere alta l’attenzione su questo problema.

“Brucio Anch’io”
Il progetto ha un titolo apparentemente ambiguo, volutamente provocatorio, che resta in mente e sconcerta per essere interpretabile con più chiavi di lettura.
Il suo chiaro messaggio è però espresso nella frase che lo accompagna: “brucio anch’io dal dolore al pensiero che la mia sia l’unica specie che dà fuoco alle altre”.
L’iniziativa nacque nel novembre del 2017 in seguito agli spaventosi roghi che si svilupparono in molte località della nostra regione durante il mese di ottobre. In poco più di due settimane, oltre diecimila ettari di territorio furono percorsi dalle fiamme, portando morte e devastazione per milioni di creature inermi; fortunatamente per la nostra specie, non ci furono vittime, ma il rischio fu elevato.
Le condizioni climatiche di quella stagione, caratterizzate da anomalie riguardanti le alte temperature, la prolungata mancanza di precipitazioni e l’imperversare dei venti caldi di Föhn, resero i boschi assai più vulnerabili e attaccabili dal fuoco.
Detto questo, appare scontato che la disattenzione e l’intento di fare danno siano state le cause più probabili degli inneschi, rispetto alla sola remota possibilità dell’autocombustione, sconosciuta alle nostre latitudini, o alla caduta di fulmini, assenti in quel periodo.
“Brucio anch’io dal dolore di fronte a tanta sofferenza” perchè il fuoco comporta dolore fisico per tutti gli esseri viventi dotati di sistema nervoso, a cui si aggiunge il terrore provato da tutti gli animali provvisti di neocorteccia e sistema limbico.
Il dolore provato in quei terribili giorni, tra il 22 e il 29 ottobre, ci spinse ad agire, nel nostro piccolo, per far nascere un’iniziativa che desse risalto, dal punto di vista naturalistico, a quanto stava succedendo; a differenza di molti organi d’informazione che trascurarono quasi completamente la distruzione della natura, evidenziando solo i danni provocati a manufatti e persone. Basti pensare che la sola Valle di Susa perse più di tremila ettari di foreste, bruciando per giorni e giorni.
Realizzare una mostra artistica, ricca di pitture, sculture e fotografie, fu l’idea di partenza attorno alla quale sviluppare il progetto. In aggiunta all’esposizione collettiva, pensammo di proporre eventi nei quali inserire conferenze e spettacoli per creare altri momenti di suggestione per il pubblico. Fin dall’inizio, l’apporto degli AIB (Corpo Antincendi Boschivi del Piemonte) è stato fondamentale e continua a esserlo tutt’oggi. I loro interventi spiegano al pubblico come operano durante l’emergenza e la bonifica. Quando possibile, cerchiamo di coinvolgere esperti come forestali, ecologi, chimici, fisici dell’atmosfera, in grado di evidenziare quale sia l’impatto generato dal fuoco sull’ambiente naturale.

PROGETTO SCUOLE
Parte attiva del progetto riguarda le scuole di tutte le fasce d’età, partendo dai bimbi più piccoli della materna fino ai ragazzi delle superiori.
Sensibilizzare gli adulti è molto importante ma è fondamentale portare questo messaggio alle nuove generazioni per mostrare loro la sofferenza della natura di fronte agli incendi.
Dalla primavera di quest’anno, la visita alla mostra è stata proposta ad alcuni istituti scolastici dei comuni nei quali è stata ospitata e il riscontro emotivo dei ragazzi è stato forte, provando pena per una natura sempre più martoriata a opera dell’uomo. Vorremmo estendere le visite a un numero sempre più alto di scuole poiché crediamo che le immagini parlino al cuore più di mille parole.
Parte integrante del progetto è la produzione di un filmato dal titolo: “La meraviglia che scompare” che si compone di due letture recitate da una voce femminile e una maschile, alle quali si aggiungono suoni, musiche, fotografie, spezzoni video e alcune immagini dei lavori presenti in mostra.
Siamo lieti di sottolineare che tutti coloro i quali supportano in qualche modo questa iniziativa, lo fanno a titolo volontario, a sostegno della causa.
I CURATORI DEL PROGETTO
Federica CAPRIOGLIO e Marco DEMARIA