Capire le note e anche i silenzi

La musica da camera degli Accordi rivelati riempie il Teatro Giacosa

Quartetto Lyskamm

Si sta avviando alla conclusione la sesta edizione della rassegna Gli accordi rivelati, organizzata dall’Associazione il Timbro diretta da Stefano Musso, e domenica 27 marzo protagonista della serata è stato il Quartetto Lyskamm con un programma dedicato al quartetto d’archi.
Per chi non lo sapesse la filosofia della manifestazione consiste nel portare sul palco del Teatro Giacosa, sala che si presta perfettamente data la perfetta acustica, giovani formazioni italiane ma anche straniere già premiate nei migliori concorsi internazionali, rivolgendosi a un pubblico che non necessariamente deve conoscere pregi e caratteristiche della musica classica cameristica. A questo pensa ad inizio serata il bravissimo M. Antonio Valentino, musicista e docente del Conservatorio di Torino e fresco direttore dell’Unione Musicale.
I musicisti si prestano volentieri ad eseguire gli esempi musicali indicati dal docente, senza abiti lunghi e cravattini ma vestiti come ad una prova, e noi discenti finalmente possiamo apprezzare la differenza tra un accento in battere e uno in levare o l’ingegnosità di una fuga. I brani sono prima scavati e messi a nudo e poi, dopo la pausa, riproposti completi in forma di concerto, a questo punto in abito nero di scena.
Nelle passate edizioni la pausa era riempita dal rinfresco allestito al primo piano del teatro ma le restrizioni legate al Covid hanno imposto di evitare questo assembramento per cui si esce e ci si rivede 45 minuti dopo per l’esecuzione del concerto.
Il primo brano in programma era il Quartetto Op. 20 n.5 di Haydn, capolavoro del compositore austriaco che ha imposto una nuova concezione della forma quartetto, creando un equilibrio armonico che farà da modello per i compositori a seguire. Ma la storia non si ferma, ecco quindi il Quartetto Viennese k.143 di Amadeus Mozart, composto alla incredibile età di 17 anni, per finire con Quartetto op.44 n.3 di Mendelssohn, in un tripudio di velocità e compattezza.
Si esce con la testa piena di suoni puliti, pensati e in dialogo tra loro e con l’impressione di aver anche ascoltato i silenzi e i pianissimi.
Dove puoi dire di aver assaporato anche i silenzi e quindi l’attesa del suono successivo se non a teatro, tra il buio della platea e l’energia sul palco concentrata in quattro luminosi giovani musicisti? In quei brevi istanti di silenzio si trattiene quasi il fiato e intorno ti accorgi che tutti stanno facendo lo stesso, contemporaneamente. Una magia breve ma una magia che resta.
Si torna a casa più leggeri e dopo l’uscita quasi disturba il fragore delle parole, per non parlare delle voci dalle televisioni e i suoni immancabili dei locali ancora aperti. Ma io ho in testa una magia.
Il quartetto d’archi ci illumina ancora oggi.

Francesco Curzio

La rassegna si concluderà domenica 10 aprile con il Trio Eclipse, clarinetto, violoncello e pianoforte, con musiche di Clara Schumann, George Gershwin e Nino Rota.