Cassa integrazione per più di 360 in Comdata a Ivrea

L’apertura della procedura FIS in Comdata colpisce non perché inaspettata, ma per le sue dimensioni: a casa 1 dipendente su 3 della sede di Ivrea

Il calo di lavoro per la riduzione dei volumi di attività della maggiore commessa della sede Comdata di Ivrea, il 187 di TIM, era ben noto, “Muoversi prima che sia troppo tardi” titolavamo meno di due settimane fa. Comdata ha iniziato a lasciare a casa più di 200 lavoratori interinali tra febbraio e inizio marzo, poi è passata a imporre le ferie ai suoi dipendenti e ora arriva il FIS (Fondo di Integrazione Salariale) per 363 lavoratori per 13 settimane a zero ore a partire dal 16 aprile (ma probabilmente anche prima).
Con una raccomandata a mano il 22 marzo l’azienda comunica alle segreterie territoriali e nazionali delle categorie delle telecomunicazioni di Cgil-Cisl-Uil e alle Rsu Comdata Ivrea che “a causa di una contrazione temporanea di volumi di lavoro sulla propria sede di Ivrea si trova costretta a richiedere l’intervento del Fondo di Integrazione Salariale (FIS).” Il FIS partirà dal 16 di aprile, dice la comunicazione aziendale, ma nell’assemblea straordinaria dei lavoratori tenutasi venerdì pomeriggio, i rappresentanti sindacali hanno avvisato che durante l’incontro di martedì prossimo, 27 marzo, potrebbero concordare di anticipare la data di partenza, come richiesto nella lettera dell’azienda “considerato il carattere di urgenza (…) a far data a altra data da definirsi fra le Parti”. Da parte loro i sindacati chiederanno di portare il FIS da zero ore al 50% con rotazione settimanale o giornaliera, un’opzione di giustizia, ma che difficilmente l’azienda accetterà.
In assemblea i dipendenti sono stati comunque “rassicurati”, per voce sindacale, sulle intenzioni di Comdata sulla sede di Ivrea, “non è in programma un disimpegno, Ivrea rimane il fulcro”. I lavoratori sono stati infatti informati su trattative in corso per nuove commesse che se andranno a buon fine potranno interrompere il FIS, dopo i necessari corsi di formazione sui nuovi servizi.
Lavoratori tranquillizzati quindi? Parzialmente. Perché ad oggi l’unica certezza è che si prospettano tre mesi con un reddito ridotto all’80% della retribuzione dei singoli lavoratori. Redditi già bassi che verranno ulteriormente erosi.
Ai problemi prioritari e immediati delle persone, si aggiungono poi quelli sui volumi di lavoro che vanno oltre il perimetro di azione di Comdata, perché coinvolgono la ristrutturazione di TIM, che ha appena dichiarato 6500 esuberi, e anche in generale l’oggetto aziendale di Comdata. Fino a quando infatti potrà reggere il sistema dei servizi telefonici in particolare nel settore delle chiamate di promozione commerciale?
Per questo è auspicabile che i sindacati che siederanno martedì al tavolo con l’azienda non si limitino a gestire la richiesta dell’azienda cercando di ridurre il disagio dei lavoratori, punto certo importante, ma chiedano con forza e determinazione a Comdata la massima trasparenza sui piani futuri e un tavolo di crisi nazionale.

Attivarsi tutti è necessario!

Accanto all’azione sindacale che deve essere più incisiva e ferma sui punti chiave, deve esserci la partecipazione attiva dei lavoratori, alle assemblee, alle mobilitazioni sindacali, nella richiesta di mobilitazione se assente. E’ necessaria poi la solidarietà di classe (scusate per la parolaccia “classe”), tutti i lavoratori devono sentirsi coinvolti, non solo quelli che riceveranno la lettera di FIS.
E dobbiamo sentirci coinvolti anche tutti noi, pure se non lavoriamo in Comdata, anche se in tanti abbiamo una sorella, figlio, nipote, cugina, in quell’azienda, una delle più grandi di Ivrea, se non la più grande, perché le crisi sono come epidemie. E coinvolte devono sentirsi anche le istituzioni locali, mobilitarsi e vigilare non è un’opzione, ma un dovere civile, sociale, politico.
Comdata deve sapere che ha su di sé lo sguardo severo e attento della città e dell’amministrazione comunale che dovrà chiedere conto all’azienda delle sue azioni prima che colpiscano definitivamente persone e territorio.

Solidarietà alle lavoratrici e i lavoratori

Intanto la mia solidarietà va alle lavoratrici e ai lavoratori di Comdata, a quelli che partecipano alle assemblee e non stanno con la testa bassa, quelli che non si disinteressano perché tanto non verranno toccati (forse questa volta), ai più consapevoli, quelle e quelli che capiscono che qualcosa di cruciale sta accadendo e occorre essere uniti e reattivi, a chi nell’immediato ha il problema di far quadrare i conti familiari. Resistete, non rinunciate mai a lottare per il lavoro e per i diritti.

Cadigia Perini