Centro culturale La Serra: maggioranza timida, minoranza respinge

In Consiglio Comunale è approdata la proposta di partecipare all’asta per aggiudicarsi i locali sfitti dell’ex centro culturale La Serra, ma le opposizioni hanno espresso motivate perplessità sull’operazione; i revisori dei conti, inoltre, si sono espressi: “la documentazione è incompleta e insufficiente”

Non era stato segnalato nell’ordine del giorno e sulle pagine dei quotidiani locali non ne era nemmeno stata data notizia, ma superata la mezzanotte di lunedì 2 novembre il Consiglio Comunale d’Ivrea ha affrontato una discussione tutt’altro che semplice: partecipare o meno all’asta per acquistare l’immobile della Serra?
Formulata in questi termini la domanda avrebbe certamente incontrato una sostanziale adesione da parte di tutto il consiglio alla proposta dell’amministrazione Sertoli se solo non fossero gravati tre aspetti niente affatto marginali, ovvero:

1. l’asta si terrà giovedì 5 novembre (ovvero dopo tre giorni);
2. la proposta dell’amministrazione prevede l’accensione di un mutuo da 250mila euro;
3. i revisori dei conti, interpellati, hanno prodotto un “giudizio/non giudizio”.

La proposta dell’amministrazione per bocca dell’assessore Piccoli: “lanciamo il cuore oltre l’ostacolo”

A prendere per prima la parola è stata l’assessore Piccoli che ha provato a motivare la volontà di partecipare all’asta nei seguenti termini: «Abbiamo raggiunto questa decisione in tempi molto stretti, sebbene la volontà sia quella di condividere la scelta con tutto il Consiglio comunale. Abbiamo interpellato uno studio legale, parlato con l’amministratore di condominio e con il curatore fallimentare. Circa le spese pregresse è stato chiarito che il comune non si dovrà accollare le spese pregresse né la causa in corso con l’Enel. La perizia dell’ingegner Grosso (incaricato dal Comune) sostiene che lo stabile abbia oggi un valore di 353mila euro. Non abbiamo un progetto in essere, ma vogliamo lasciare che questo storico edificio continui nel degrado?».
L’assessore ha poi presentato il progetto finanziario: «La base d’asta sarà di 271mila euro e vorremmo utilizzare una piccola parte dell’avanzo di bilancio e accendere un mutuo che dovrebbe costarci 14 mila euro di rata annua. Per le future ristrutturazioni si dovrà andare a cercare ulteriori finanziamenti e il coinvolgimento di privati».

Il Consiglio si è tenuto nuovamente in videoconferenza ed è cominciato con un ora di ritardo per dare il tempo ai consiglieri di visionare la relazione dei revisori dei conti

Le opposizioni: “troppi aspetti non ci convincono, meglio rimandare”

A questo punto della nottata la discussione si è fatta interessante, in quanto l’impressione generale è che l’amministrazione avesse già raccolto qualche parere tra i consiglieri di minoranza, ma senza approfondire. Per il Partito Democratico hanno preso la parola i consiglieri Benedino, Perinetti e Dulla. Il consigliere Benedino ha esordito chiedendo: «la lunga relazione dell’assesore Piccoli mi lascia una questione: avete detto di aver ponderato i rischi sulla base di studi spannometrici di alcuni anni fa, ma ad oggi non c’è nessuna manifestazione da parte di privati per tenere in piedi l’edificio. Mi sentirei più tranquillo se ci fosse qualche privato che volesse sviluppare qualche progetto». Il timore che il Comune da solo non basti a tenere in piedi l’onere progettuale di lungo periodo è stato poi immediatamente raccolto e rilanciato dal consigliere Perinetti: «Dobbiamo chiederci: una città di 24mila abitanti ha la capacità di sopportare il “peso” di un edificio così importante a livello volumetrico? Questo palazzo ha costi di ristrutturazione molto significativi e non dimentichiamoci della difficoltà gestionale: siamo dentro un condominio e non sarà semplice gestione condominiale. Occorrerebbe forse un accordo con un privato forte che abbia visione e sostenibilità per accompagnare un progetto del genere». Sul rapporto che verrebbe a crearsi tra l’amministrazione e il “condominio” della Serra è poi intervenuto il consigliere Dulla: «L’investimento in conto capitale non ci deve spaventare. Il problema è la gestione di quell’immobile. Nel caso in cui il condominio decidesse di inseguire spese milionarie come la ristrutturazione della facciata il Comune sarebbe tenuto ad assolvere l’obbligo e, cosa più importante, la questione non passerebbe più dal consiglio comunale, ma da un’assemblea di condominio».

Anche il consigliere Comotto di Viviamo Ivrea si è detto dubbioso circa le modalità con cui questa proposta è stata presentata: «Difficile prendere una decisione così importante in così poco tempo. Dobbiamo scindere due aspetti: uno è quello di buttare il cuore al di là dell’ostacolo, mentre l’altro riguarda la responsabilità della scelta sulla base dei documenti. E i documenti mi sembrano incompleti: la perizia tecnica mi sembra un po’ scarna, si parla di “difformità edilizie” e non sappiamo né lo stato né la conformità degli impianti. Per ora ho solo molti dubbi».
Altrettanto dubbioso e combattuto è parso il consigliere Fresc del M5S che non ha, tuttavia, mancato di richiamare l’amministrazione su un punto: «avete parlato di “decisione presa in tempi stretti”, ma non è vero che questo bando è arrivato improvvisamente. Sono anni che la Serra versa in condizioni critiche e avete avuto tutto il tempo per studiare un progetto». In merito alla possibilità di partecipare all’asta ha poi aggiunto: «sull’accensione del mutuo non lo riteniamo un problema, in quanto il bilancio comunale è solido e possiamo concederci un po’ di “coraggio nelle scelte”».
L’ultimo a intervenire prima che il presidente Borla chiedesse una sospensione del consiglio (all’1.40 di notte) per dar tempo agli assessori e al sindaco di valutare se proseguire “a muso duro” o se accettare le osservazioni delle minoranze e ritirare la proposta è stato il consigliere Malpede che ha detto: «sono perplesso e credo che la Serra sia un rischio, una spesa. Avevamo la sala cupola e l’abbiamo tenuta chiusa. L’interno è tutto da mettere a posto, impianto elettrico, termosifoni, caldaie. Abbiamo il Castello da sistemare e gli uffici comunali da mettere a posto e fatichiamo nel ristrutturarli. Vogliamo comprare la Serra per poi tenerla chiusa?».

Il giudizio dei revisori dei conti: “la documentazione è incompleta e insufficiente”

«Il Collegio rileva, in un’ottica di collaborazione al Consiglio Comunale, che la documentazione risulta incompleta (manca una valutazione complessiva dei costi stimati del recupero funzionale dell’edificio) e ricevuta in tempi non sufficienti a consentire una valutazione tecnico/economica appropriata del merito dell’operazione, che, si ribadisce, compete in via esclusiva all’Amministrazione». È arrivata sui “banchi” dei consiglieri poche ore prima dell’inizio del Consiglio Comunale il verbale del collegio dei revisori dei conti, lasciando l’amministrazione spiazzata. Più volte il suddetto verbale è stato richiamato all’attenzione degli assessori e dei consiglieri e sebbene i revisori non abbiano espressamente formulato un parere negativo di fronte all’iniziativa proposta è altresì evidente l’intenzione sottesa: rimandare la partecipazione all’asta.
Così, intorno alle 2 di notte, l’amministrazione, dopo essersi confrontata ha deciso di ritirare la proposta, rimandandola alla prossima asta pubblica.

Come ha sottolineato il consigliere Perinetti durante il suo intervento, la proposta di acquisto della Serra è stata indubbiamente l’operazione più rilevante avanzata nell’arco dei due anni e mezzo di governo Sertoli. Una proposta apparentemente ragionevole, presentata oltretutto con toni pacati ed estremamente collaborativi. Certo il rischio di aprire uno scontro con le minoranze senza avere alle spalle un piano definito su cosa fare dell’ex centro culturale della Serra non era nei piani dell’amministrazione e lo dimostra la totale mancanza d’interventi da parte dei consiglieri di maggioranza (con l’eccezione di Malpede): non una parola, un cenno o una dichiarazione di voto sono trapelate dai consiglieri leghisti, né dai cosiddetti “arrabbiati” (che durante tutto il consiglio comunale hanno votato compatti con la maggioranza). Senza contraddittorio politico appare evidente come l’intenzione non fosse quella di intraprendere un “braccio di ferro” con le minoranze, ma sondare gli umori generali su un tema che è stato semplicemente procrastinato di alcuni mesi.

Andrea Bertolino