Ciao Liliana

Ci ha lasciati Liliana Barbaglia Curzio, partigiana. Presenza amica e riferimento per giovani e meno giovani. Sempre presente nelle manifestazioni sulla Resistenza, attiva nel Centro Documentazione Pace di Ivrea. Grande il cordoglio in tutto il territorio, tantissimi i messaggi e gli affettuosi ricordi immediatamente arrivati come a stringersi attorno alla famiglia per trasmettere vicinanza e partecipazione al dolore. Grazie Liliana per il tuo coraggio ed esempio.

Il messaggio dell’Anpi di Ivrea e basso Canavese

“Liliana ci ha lasciati oggi, alle 11,15. E’ passata in cielo, senza soffrire, travolta da una polmonite e dai suoi 93 anni”. Così il commosso messaggio del figlio Leonardo, che invia un grosso abbraccio a tutti quelli che sono vicini alla famiglia nel dolore.

E il dolore è veramente grande, perché non importa quanti anni abbiano i nostri Partigiani; ai nostri occhi sono sempre giovani e forti, colti nei giorni irripetibili della loro Resistenza. Li vorremmo sempre con noi, anche se i capelli diventano bianchi, le spalle si incurvano, la voce diventa esile. Quella voce che tante volte, negli incontri con gli studenti, abbiamo sentito raccontare la storia di una ragazzina minuta che a Boca, in Valsesia, accompagnava i prigionieri inglesi a sconfinare in Svizzera. Per quell’unica parola d’inglese che conosceva: “Come on”, “andiamo” si erano convinti che padroneggiasse quella lingua, e volevano lei nel pericoloso cammino verso la libertà. “Macchietta”, così veniva chiamata, fu quindi Staffetta partigiana, e raccontava ai ragazzi rapiti le sue piccole-grandi avventure in una guerra feroce. Suo riferimento era Vincenzo Cino Moscatelli, Comandante delle Brigate Garibaldi in Valsesia. Negli ultimi anni si stancava, Liliana, ma non mancò mai alla passione e al dovere della Memoria.
La foto che accompagna questa triste comunicazione venne scattata durante l’annuale fiaccolata del 29 gennaio 2012 a Lace. Fu sempre presente alle cerimonie della Resistenza, e attiva nel Centro Documentazione Pace, e insegnante.
La ricordiamo ancora la notte di un 25 Aprile ad Ivrea. Faceva un freddo micidiale, tirava un gran vento, ma lei era lì, aveva voluto esserci ad ogni costo, e Francesco e Silvia s’eran dovuti arrendere. Venne anche premiata al Teatro Regio di Torino il 19 novembre 2011, e poi ancora ad Ivrea nel 2016, quando il Ministero della Difesa le conferì la “Medaglia della Liberazione” in occasione del 70° anniversario della Lotta di Liberazione.
Ci lascia un vuoto immenso, che non si colmerà mai. Anche nel suo nome e con il suo esempio, continueremo nell’impegno lungo la strada che lei aveva intrapreso più di 77 anni fa, e che non aveva mai abbandonata.
Ai figli e a tutta la famiglia vanno un abbraccio commosso e le condoglianze più sentite da parte di tutta l’Anpi, degli Iscritti e del Direttivo.
Mario Beiletti

Ciao Lilli

Cara Lilli, tu eri (sei?) una di quelle persone di cui tutto uno si immagina, meno che a un certo punto non ci siano più. Una certezza, via (e ben sappiamo quanto ce ne sia bisogno). Del resto, non ricordo un XXV Aprile, uno spettacolo sulla Resistenza, una commemorazione dove non ti si vedesse e, quasi sempre, in prima fila, attenta a non perdere una parola. Per poi magari, alla fine, aspettarti fuori e chiederti spiegazione di quella certa frase, di quella certa scena, a tirar fuori un racconto, un episodio, un nome, un luogo da un bagaglio di ricordi che era molto più capace della borsa di Mary Poppins. E mai ho conosciuto una donna più decisa e caparbia, più ferma e convinta, che ti piantava addosso due occhi dolci e quel faccino bello come una mela, da cui ti saresti aspettata la storia di Cappuccetto Rosso, altro che quella dei prigionieri inglesi da far passare in Svizzera. E invece, in quest’anno già così difficile, ci toccherà un XXV Aprile senza di te. Vorrà dire che anziché la bandiera, come siamo soliti dire, questa volta salteremo sulla tua bicicletta e ci diremo “andiamo!”. Anzi, con le tue parole a quei ragazzi inglesi, “come on”!
Ciao Lilli!
Simonetta Valenti

Il messaggio di Pierangelo Monti

Con commozione ho appreso la notizia della morte questa mattina di Liliana Barbaglia, vedova Curzio, una donna ammirevole, che ha vissuto una lunga vita impegnata con la sua famiglia per l’Italia e un mondo migliori. Come ricorda il presidente dell’ANPI di Ivrea, cominciò da ragazzina a lottare per la libertà come staffetta partigiana in Valsesia. Da quella esperienza imparò ad amare la pace, la giustizia, la solidarietà. La passione sociale l’ha accompagnata sia nella formazione dei giovani come insegnante che negli incontri pubblici, ai quali partecipava assiduamente; la ricordo da sempre presente alle manifestazioni, alle riunioni in ambito sociale ed ecclesiale, delle quali, finchè ha potuto, scriveva puntuali articoli per il Risveglio popolare. E’ stata prima presidente e poi presidente onoraria del Centro Documentazione Pace.
Ricorderemo in tanti con riconoscenza l’amica Liliana, donna semplice, colta, ecumenica, autentica operatrice di pace.
Pierangelo

Grazie, Liliana. Un ricordo di Franco Di Giorgi e dei suoi alunni del liceo Gramsci di Ivrea

Esattamente l’anno scorso, il nome di Liliana Barbaglia Curzio compariva, assieme a pochi altri, in un manifesto («Tutti a Lace a… distanza») realizzato da Caterina D’Amico per l’Anpi di Ivrea e del Basso Canavese per commemorare (nonostante la pandemia) il 25 aprile e in ricordo dei partigiani canavesani che hanno lottato in prima linea per la libertà.

Ho conosciuto Liliana tramite sua nipote, che allora era mia allieva in terza liceo. Dopo una visita a casa della signora, abbiamo subito concordato per una sua lezione sulla Resistenza al liceo “Gramsci” di Ivrea, almeno in tutte e tre le classi del corso C di ordinamento. E come sempre accade in queste preziose occasioni, sia la veneranda età della persona (87 anni) sia soprattutto la sua autorevolezza come testimone diretto, hanno acceso l’interesse dei giovani studenti. A due di essi avevo affidato il compito di redigere una relazione sull’incontro, anche sulla base della lettura di un testo che Liliana ci aveva dato da leggere. Come mio contributo personale alla sua memoria, riporto qui di seguito questa relazione, allora forse pubblicata nel giornalino della scuola: sono andato a riprenderla dal mio archivio scolastico subito dopo aver appreso da Mario Beiletti la notizia della scomparsa dell’ex giovane staffetta partigiana. (Franco Di Giorgi)

Ringraziamento a due voci per la giovane staffetta Liliana Curzio

Lunedì 23 febbraio [2015], presso il Liceo scientifico “Gramsci” di Ivrea, la signora Liliana Curzio ci ha parlato della sua esperienza partigiana in Valsesia, in provincia di Novara. Nel ’44, quando scelse di diventare “staffetta” partigiana, come sua sorella Adriana, protagonista del libro Quand’eri Soreghina, aveva pressappoco la nostra età. Questo lavoro di collegamento comportava un altissimo rischio, ma era fondamentale, perché era l’unico contatto tra i partigiani della divisione garibaldina, nascosti nei boschi, e la popolazione. Le venivano affidati oggetti multiuso come ad esempio chiodi a tre punte, ma anche semplici messaggi o giornali, da trasportare con l’unico mezzo disponibile all’epoca, cioè la bicicletta. Nonostante i disagi, i rischi e le tristi esperienze di guerra, il racconto della testimone ci ha trasmesso un senso di gioiosa vitalità, di entusiasmo, quasi fosse “normale” allora per i ragazzi dimenticare la paura e sfidare la morte, con dedizione e forza d’animo. Questa giornata ci ha permesso di raccogliere una testimonianza di vita, vissuta con la semplicità generosa dell’eroismo spontaneo, cioè senza calcoli e titubanze, in nome della Libertà per il popolo italiano. È stato poi inevitabile riflettere anche sul fatto che oggigiorno questi valori siano più sfocati e soprattutto interrogarci se la nostra generazione sia disponibile a sacrificarsi in loro nome, abituati e condizionati come si è da una società che apparentemente non ci fa mancare nulla, ma che in realtà ci ha reso tutti quanti un po’ più egocentrici. Eppure è grazie alle tante piccole e grandi azioni partigiane, come quelle testimoniate dalla nostra relatrice, che oggi noi possiamo permetterci di vivere in un paese libero. Grazie, dunque, signora Curzio, per la scelta coraggiosa di allora e per voler condividere con noi ancora oggi, dopo tanti anni, pezzi della nostra storia che il tempo vorrebbe farci dimenticare.

In quel libro (Quand’eri Soreghina. Ester Barbaglia ricorda come Adriana visse la Resistenza, Borgomanero, Vecchi, 1966; Varallo, Zanfa, 1968) Ester Barbaglia, madre di Adriana (o per meglio dire, di Soreghina) e di Lilli (Liliana), racconta gli anni della Resistenza vissuti nella quotidianità di una famiglia, dal 12 luglio 1943, giorno in cui la loro casa di Torino venne distrutta da un bombardamento, al successivo trasferimento a Boca (in provincia di Novara), e sino alla fine della guerra nel 1945. L’autrice ci guida nell’intenso percorso di maturazione della figlia Adriana, che all’epoca era una giovane studentessa, con i sogni e le ambizioni di ognuno di noi. La semplicità è l’aspetto che più caratterizza la scrittura di questo testo, ed è ciò che lo rende così speciale: non c’è un tentativo di glorificare le azioni partigiane o di demonizzare i nemici tedeschi, al contrario in diversi capitoli alcuni di loro vengono descritti per quello che erano, adolescenti eccitati da promesse illusorie. Il racconto diventa così pura descrizione della “normale” quotidianità, durante la quale ci si poteva imbattere in una morte improvvisa e prematura. Ma fu proprio questa consapevolezza a spronare giovani anime come quella di Soreghina a salire sui monti. Le lunghe marce notturne in mezzo alla boscaglia, lo smistamento e la distribuzione del giornale clandestino “La stella alpina”, i passaggi sulle camionette dei Repubblichini con materiale proibito. Ognuna di queste azioni sarebbe stata punita con la pena di morte, ma Adriana non si fece intimidire da questo pericolo e lottò per un ideale di Libertà che riempì la sua vita. L’importanza di questo racconto sta proprio nel ricordo di questo valore, un valore che oggi noi giovani diamo per scontato. È fondamentale ricordare che tanti ragazzi sono morti, tante famiglie sono state distrutte e ignobili barbarie sono state compiute nei confronti di coloro che credevano nella Libertà. Ma non basta solo ricordare per dare valore alle loro morti. Essi si sono sacrificati per poter concretizzare il desiderio di un’Italia unita e democratica, vale a dire qualcosa che oggi è purtroppo ancora un’utopia. È quindi nostro dovere morale impegnarci e combattere affinché questo sogno possa realizzarsi. La memoria è indispensabile per non ricadere negli stessi errori, per non farci sottrarre i preziosi diritti che abbiamo conquistato. Malgrado ciò è bene non dimenticare che tuttora nel mondo ci sono intere popolazioni alle quali vengono sottratti i diritti e rispetto a cui la nostra è una situazione ancora agiata. Ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che tra pochi anni non ci saranno più testimonianze dirette di persone che hanno vissuto in quegli anni e che possono raccontare la vita dell’epoca. Un esempio a me vicino [dice uno dei due studenti] è quello dei miei due nonni, uno partigiano e l’altro, essendo carabiniere, disertore. Entrambi hanno vissuto il disagio di una vita precaria con il rischio di morire da un momento all’altro. Approfittiamo quindi di queste preziose risorse, di queste testimonianze che ancora ci guidano e ci spronano a combattere per la Libertà. Grazie Soreghina. Grazie Ester.
Giulia B., Fabio G.
Classe 5C – Liceo scientifico “A. Gramsci” di Ivrea

C’eri sempre Liliana

L’ultima volta che la incontrai fu il 23 dicembre 2019 quando noi dell’ANPI Ivrea e Basso Canavese aprimmo il rifugio antiaereo per ricordare l’impresa del ponte del 24 dicembre. Lei era lì nonostante fosse un tardo pomeriggio di dicembre buio e freddo: fece tutto il percorso all’interno del rifugio con quella poca luce che riuscivamo a fare con le torce e il pantano creato dal gocciolio d’acqua dal soffitto.
Bella ciao, Liliana
Roberta Rossetto

Liliana allo Spi

Cara Liliana ti ho conosciuto col teatro del coordinamento donne dello Spi! Quando raccontavi la tua storia di partigiana!.
Tanta tenerezza mi suscitavi!
Ti abbraccio e porgo sentite condoglianze alla famiglia
Fernanda Penasso

L’ultimo saluto a Liliana

Il funerale si terrà mercoledì 21 alle ore 15 nel Duomo ad Ivrea. Il rosario sarà martedì sera alle 20,30 nella Chiesa di Sant’Ulderico (piazza Ferruccio Nazionale, del Municipio).

La redazione di varieventuali abbraccia fraternamente l’amico e collega Francesco Curzio e famiglia per la perdita della cara straordinaria mamma.