Comotto: epilogo brutto e confuso di una vicenda segnata dalla miopia elettoralistica

Domenica prossima a Ivrea Perinetti e Sertoli al ballottaggio senza alcun apparentamento o accordo con altre liste, ma mentre il M5S invita a votare “in piena libertà e coscienza”, Comotto frantuma la sua coalizione e lascia intendere che voterebbe le destre.

Drammatica settimana per la coalizione che candidava Comotto a sindaco di Ivrea.
Dopo il voto che domenica 10 giugno ha sancito il successo della coalizione di Perinetti (guidata dal PD) con un vantaggio di 5 punti percentuali su quella di Sertoli (nella quale la Lega è azionista di maggioranza), il 18% di consensi raccolti dalla coalizione che candidava Comotto è diventato prezioso per il ballottaggio che, domenica 24 giugno, deciderà l’amministrazione della città per i prossimi cinque anni. Perché, se è vero che gli elettori nel ballottaggio non seguono pedissequamente le indicazioni di chi hanno votato al primo turno, è altrettanto vero che, essendo l’astensione tradizionalmente più alta al secondo turno (e ad Ivrea con il 45% ha raggiunto il massimo storico già al 10 giugno), anche una piccola quantità di voti spostata può diventare determinante.
Deluso per non essere arrivato al ballottaggio, Comotto ha scelto di usare questo (vero o presunto che sia) suo ruolo determinante per chiedere indifferentemente alle due coalizioni “l’apparentamento” (cioè l’ingresso tardivo in una delle due coalizioni che vanno al ballottaggio condividendone, in caso di vittoria, i vantaggi in termini di numero di consiglieri eletti).
Il 14 giugno Comotto (con Federico Bona) incontra Perinetti (con i rappresentanti di tutte le liste della sua coalizione) che dichiara [vedi video su facebook o leggi il comunicato] disponibilità a un «nuovo progetto politico» che veda «il coinvolgimento anche di quelle forze sociali vivaci e attive nella città, molte delle quali hanno appoggiato Comotto», offrendo anche un formale riconoscimento attraverso «la collaborazione nel governo della città» (cioè la partecipazione nella Giunta), ma si dice impossibilitato ad accettare un apparentamento «per lealtà con le liste che mi hanno sostenute sin dall’inizio».
Diverso l’esito dell’incontro di Comotto con la coalizione delle destre, che si dichiara disponibile a tutto: apparentamento e partecipazione alla giunta.
“Accordo fatto” titolano tutti i giornali locali, ma un’assemblea delle liste della coalizione che candidava Comotto (inevitabile perché l’eventuale apparentamento avviene attraverso le singole liste) trova contrari, oltre alla lista “Ivrea Comune. Sinistra e Costituzione” da sempre indisponibile all’apparentamento con la coalizione delle destre, anche diversi candidati delle altre due liste (“Viviamo Ivrea” e “Cambiamo Ivrea”).
Da qui, sabato 16 giugno, la scelta di Comotto di emettere un suo comunicato, «COALIZIONE COMOTTO. OPPOSIZIONE E NESSUNA INDICAZIONE DI VOTO», nel quale, a dispetto del titolo a caratteri maiuscoli, si leggono i ringraziamenti a «Stefano Sertoli e la sua coalizione per la grande disponibilità e attenzione», la denuncia della «solita inconsistenza e mancanza di concretezza di proposta politica di Maurizio Perinetti» e si conclude con «non diamo quindi indicazioni a chi ci ha votato al primo turno chiedendo comunque di andare a votare e di farlo scegliendo il candidato che maggiormente si avvicina alla nostra proposta di cambiamento».
A differenza del comunicato con il quale Fresc, del Movimento 5 Stelle, invita tutti ad andare a votare, dichiarando che voterà «nella piena libertà di coscienza», il comunicato di Comotto è persino troppo esplicito nell’indicare la sua preferenza al ballottaggio di domenica prossima, 24 giugno. Un epilogo che, solo una settimana fa, appariva a molti inimmaginabile.

La parabola di Comotto e la posta  in gioco oggi a Ivrea

Non è nascosta l’indicazione di voto che, contraddicendo l’intestazione in maniera evidente, Comotto fornisce con il suo comunicato (voto che, peraltro, ironia della sorte, non potrà neppure personalmente esercitare perché non residente a Ivrea), ma cozza fortemente con l’immagine di quando era sindaco di Settimo Rottaro attento alle questioni sociali, alla solidarietà, alla valorizzazione delle differenze e al sostegno dei deboli. E anche con quella di consigliere comunale d’opposizione negli ultimi cinque anni, sempre pronto a sostenere mozioni e ordini del giorno su questioni sociali e civili (dal carcere alle questioni ambientali, passando per quelle del lavoro e della trasparenza) fino all’affermazione inequivoca in un’intervista a questo giornale: «per noi accoglienza e antifascismo sono pilastri imprescindibili e crediamo di averlo dimostrato con gli atti e i fatti». Un consigliere diventato, per questo, punto di riferimento nel Comune di Ivrea di diverse associazioni locali e della stessa redazione di questo giornale, notoriamente e dichiaratamente partigiano, ancorché libero e indipendente.
Perciò non è per caso o per azzardo che, in occasione delle elezioni comunali, la confluenza intorno alla candidatura di Comotto a sindaco sia stata quasi “naturale” e spontanea da parti della cittadinanza attiva di Ivrea e da chi voleva un ricambio vero nella guida della città, senza deformarne i connotati. Anzi, sviluppando tutto ciò che ha caratterizzato e ancora caratterizza Ivrea: la cultura diffusa ben sopra la media, la capacità di innovazione sociale, l’apertura al mondo, la condivisione della connotazione democratica e antifascista, l’accoglienza e l’attenzione al lavoro e alla condizione sociale. Connotati che l’hanno resa una città “diversa” e “più grande” delle sue reali dimensioni. Punti di forza che, coniugati in modo più coraggioso e deciso da persone inserite nel tessuto sociale attivo, potrebbero far assumere alla città un ruolo di riferimento e, perché no?, anche di guida, nonostante i limiti demografici e territoriali.
Complice anche la usuale autosufficienza dei 5 Stelle, queste istanze non sono arrivate al ballottaggio che, come è noto, si svolgerà nel modo tradizionale: coalizione PD contro coalizione delle destre.
Comotto, come fanno in tanti, potrà pure ripetere all’infinito il mantra che non ha più senso usare le categorie “destra” e “sinistra”, lamentarsi perché la campagna elettorale «ha purtroppo preso una deriva ideologica di taglio nazionale» (peraltro non vedendo e negando a Ivrea il ruolo diverso da quello di un piccolo paese), ma non può non aver visto e sentito Salvini venerdì scorso a Ivrea e Sertoli plaudente ad ogni passaggio del comizio. Non può non sapere che la coalizione di Sertoli è a guida leghista (e, comunque, essendo l’unica forza strutturata lo sarebbe stata anche se non avesse ottenuto il risultato elettorale che ha ottenuto). Non può aver insistito fino alla pedanteria sui “programmi” e poi non averne fatto praticamente menzione nel corso degli incontri con le due coalizioni in ballottaggio, limitandosi a valutare solo “la migliore offerta” in termini di rappresentanza nel Comune.
La comprensibile (e condivisibile) volontà di allontanare dall’amministrazione cittadina (e, attenzione, non “dal potere”, perché quello vero resta saldamente nelle mani di pochi che cambiano rapidamente “cavallo” senza alcuna remora, a seconda della convenienza) il “partito della città”, non può ottenebrare a tal punto la mente da non vedere che “il rimedio sarebbe peggiore del male”, da non capire che si tratterebbe di un regresso senza ritorno di Ivrea a piccola cittadina qualsiasi del “profondo Nord”, con la perdita definitiva di quelle caratteristiche di apertura, cultura, antifascismo, coesione sociale ed accoglienza che l’hanno resa nota ben oltre i confini locali.
Quel “grillismo in salsa canavesana” che connotò l’esordio nel 2013 di Comotto nel Consiglio Comunale di Ivrea, se già allora appariva fuori luogo perché il M5S a Ivrea c’era già, oggi rivela fino in fondo l‘incapacità di comprendere la fase che viviamo tutti e che vive la città.
Venerdì scorso, mentre davanti alla Serra Salvini teneva il suo comizio, nei giardini pubblici si svolgeva uno storico torneo di minibasket e, sull’erba, è stato steso un piccolo striscione sul quale compariva la scritta:«“Benvenuto” a Ivrea Matteo, la città che abbatte i confini con la pallacanestro», con evidente riferimento a “Canestri senza reti”. Fermati dalla polizia al seguito di Salvini, fotografati e schedati tre ragazzi che avevano srotolato un piccolo stricione di richiamo all’assassinio di Regeni con la scritta «Prima gli italiani… ma Giulio?», mentre una ragazza di loro che indossava la maglietta “Protect the human” veniva allontanata e, alla richiesta di spiegazioni, minacciata di esser portata via.
Il 7 giugno, prima delle elezioni, un corteo giovanile e colorato ha attraversato la città dietro lo striscione Antifascismo. Noi ci siamo! E tu?“; tra i partecipanti anche Comotto, Fresc e Perinetti. Mercoledì prossimo, 20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato, l’Osservatorio Migranti di Ivrea invita a una “manifestazione, dalle ore 18 alle 19.30, in piazza Ferruccio Nazionale (del Municipio) di Ivrea, nella piazza che porta il nome di un giovane ucciso perché voleva libertà e giustizia per sé e per tutti”. Non c’è dubbio che Comotto condivida i contenuti e che molto probabilmente intenda partecipare a questa manifestazione, ma non c’è neppure dubbio che il suo sostegno agli epigoni locali di Salvini risulti quantomeno schizofrenico.
La copertina dell’Espresso in edicola questa settimana, con il titolo “UOMINI E NO” riporta affiancate le foto di Aboubakar Soumahoro (sindacalista dei braccianti) e di Matteo Salvini (ministro della Repubblica) con una domanda: «Il cinismo, l’indifferenza, la caccia al consenso fondata sulla paura. Oppure la ribellione morale, l’empatia, l’appello all’unità dei più deboli. Voi da che parte state?“. E’ una domanda che ci investe tutti, a Roma come a Palermo, a Torino come a Ivrea e a Settimo Rottaro.
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