Confronto sì, sempre. Ma su cosa?

Risposta alla lettera «Il “mio Covid” oggi»

Leggere la lettera di Matilde Lo Valvo, in particolare nella sua parte finale nella quale propone «di trovare un luogo, (…) dove sia possibile ammettere le paure», mi ha richiamato alla memoria “La paura mangia l’anima“, titolo di un bellissimo film di Rainer Werner Fassbinder del 1973. Il film non c’entra con il Covid né con alcuna pandemia, è sul razzismo e sulla reazione degli individui di fronte a un “inaudito” che non hanno gli strumenti per comprendere e accettare (“inaudito” nel film è l’amore e il matrimonio di una sessantenne tedesca con un immigrato marocchino di 20 anni più giovane).
Lo so che non c’entra nulla, ma quel “la paura mangia l’anima” mi è rimasto in testa e l’ho ritrovato spesso nei vari accadimenti individuali e sociali. E che la pandemia sia un “inaudito” che ha sconvolto le vite di tutti mi pare francamente incontestabile. Le vite e, insieme, le teste di molti sono state sconvolte. Per carità, il processo di “rincitrullimento” diffuso va avanti da molto tempo anche senza il Covid, ma basta seguire qualche talk show sul tema nelle peggiori trasmissioni televisive o frequentare qualche “peggiore bar” (anche senza andare a Caracas, come suggeriva una pubblicità) per rendersi conto del livello al quale si può arrivare.

Superando il fastidio per un “dibattito” che occupa da mesi almeno tre quarti della comunicazione (interpersonale e su social, giornali e televisioni) ed entrando nel merito, comprendo il “disagio” che viene espresso nella lettera, ma credo che i fatti parlino chiaramente e da quelli sia necessario partire per potersi confrontare.
E i fatti dicono che, rispetto a un anno fa, la pandemia registra numeri decisamente inferiori, pur essendoci la “quarta ondata”.
E’ stato un azzardo da parte dei governi puntare sui vaccini?
Sì, certamente. Ma, a parte il fatto che altre vie non erano in campo (salvo seguire quella di Bolsonaro in Brasile), i fatti hanno confermato che ha funzionato.
Ha eliminato la malattia?
Certo che no, ma i ricoveri diminuiti significativamente e prevalentemente di non vaccinati, dicono che quella via produce qualche risultato.
Mi fa specie dover scrivere queste ovvietà, ma i fatti non si possono eludere. Si possono negare perché “falsati da un sistema informativo colluso con il potere e con Big Pharma”, ma in questo caso saremmo nel delirio e nessun confronto sarebbe possibile.

Perciò, si possono certo criticare le modalità dell’informazione (ma quando mai l’informazione mainstream è stata ed è corretta e completa?) e anche essere frastornati dall’«affollamento mediatico», ma non si può sostenere seriamente che il problema sia il fatto che vengano forniti «dati, per esempio sui morti, assoluti» (in particolare in un’epoca nella quale eventualmente chiunque è in grado in pochi secondi di aggiornarsi sui numeri della popolazione di un Paese e fare i necessari raffronti). Anzi, semmai, proprio in questa occasione drammatica, mi è capitato di dover, mio malgrado, rivalutare la capacità di informazione del ministero della salute con il sito dedicato e il collegamento a quello dell’OMS.
Eppoi, si può non fidarsi dei governi e dell’informazione, ma se non ci si fida della scienza (pur sapendo che, come è noto, nessuna è esatta, neppure la matematica) è impossibile qualsiasi convivenza in qualsiasi tempo. Figuriamoci in tempi di pandemia. Una fiducia non cieca e sempre critica, per carità, ma che tiene in seria considerazione le affermazioni e le indicazioni di gran parte della comunità scientifica. L’alternativa è il “fai da te” e l’eremitaggio.

C’è infine un aspetto che mi suona strano nella lettera in questione: quello dello “Stato” accusato di svolgere male il suo ruolo di «buon padre di famiglia».
Certo, di fronte a un’emergenza sanitaria si riscopre la necessità di un’organizzazione della comunità (e in tanti hanno riscoperto, seppure per poco tempo, l’importanza di una sanità pubblica) e di un’autorità superiore, ma in qualche modo da un lato si enfatizza un processo di delega (che nei casi estremi diventa la richiesta di “uno solo al comando”), dall’altro sembra che ci si dimentichi cosa sia lo Stato nelle nostre società (e, qui e oggi, col governo Draghi, forse più che mai appare quale “comitato d’affari” del capitalismo finanziario).
Certamente da raccogliere è invece l’invito ad «affrontare il tema “Emergenza e democrazia”» che viene avanzato in chiusura dalla lettera. Perché il “coprifuoco” prima, il nuovo divieto di manifestare nei centri urbani ora, e via dividendo, limitando e criminalizzando, sembrano rispondere perfettamente alla necessità di prevenire, neutralizzare e sterilizzare qualsiasi eventuale conflitto determinato dal crescente disagio sociale.
Disagio sociale che, in qualche misura, alimenta anche la proteste no-vax e no-pass, e conflitto verticale tra lavoro e capitale che, cancellato da tempo dalla politica e dalla sinistra istituzionale (e anche dal sindacato confederale?), si afferma in conflittualità orizzontale (con la sempre facile opzione di scatenarsi contro chi è più debole e sta peggio, i terzultimi contro i penultimi e questi contro gli ultimi, in un paese in cui bassi salari e zero diritti riguardano una platea sempre più vasta di lavoratori).

Su questo, sulla crisi della democrazia, peraltro non recente ma accelerata dalla pandemia, si può discutere e servirebbe mobilitarsi.
Sul fatto che la pandemia abbia evidenziato le contraddizioni e l’insostenibilità di un modello di società basato sull’economia del profitto e che il governo Draghi abbia come suo compito quello di proseguire ad ogni costo con quel modello, sarebbe necessario confrontarsi e muoversi conseguentemente.

Perciò certo che ha senso, ha sempre senso, la proposta avanzata nella lettera di «trovare un luogo, fisico o virtuale, dove sia possibile (…) confrontare le idee liberandoci per un attimo degli steccati e dei preconcetti, dove sia possibile ammettere le paure».
Ma ha senso se il confronto avviene su un piano di razionalità e su un tema definito. Altrimenti, se si intende su “sensazioni”, disagi personali, teorie sui vaccini (o, peggio, su complotti e grandi malefici disegni planetari in corso) è altra cosa da un confronto. Con effetti, forse, per la condivisione dei rispettivi disagi e sul benessere psicofisico delle persone che volessero parteciparvi, ma sostanzialmente diversa da un confronto utile a capire ciò che accade e come andare avanti.

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