Consorzio In.Re.Te: siamo tornati al punto di partenza

Con il parere legale dell’avvocato Roberto Cavallo Perin la presidente del consorzio Ellade Peller vede legalmente riconosciuta la sua carica, ma dopo la spaccatura provocata da Ivrea resta il nodo del riconoscimento politico. Si attende la convocazione della prossima assemblea

Vi ricordate la vicenda del Consorzio In.re.Te di cui abbiamo trattato a fine settembre?

“La convocazione dell’Assemblea dei comuni aderenti al Consorzio In.Re.Te di giovedì 12 settembre avrebbe dovuto votare la costituzione di un comitato di presidenza composto da 14 membri per il cambio dello Statuto, da rendere poi operativo entro marzo, dopodiché sarebbe stato eletto il nuovo presidente. Nello statuto si voleva introdurre l’elezione del presidente ogni 5 anni, così come prevede il Testo Unico. …
L’assemblea avrebbe dovuto formalizzare un accordo preso attraverso una serie di incontri preventivi, culminati con una riunione ad Ivrea, proprio il giorno prima dell’Assemblea, tra l’attuale presidente In.re.Te Ellade Pellar, il sindaco Sertoli, l’assessora Povolo, alla presenza anche del sindaco di Cascinette Osengo e quello di Bollengo Ricca.
Ma, il giorno dopo, l’Assemblea ha visto ben altro esito quando l’assessora Povolo, accompagnata in forza dall’assessore Balzola, dal vice-sindaco Ballurio, dal consigliere Malpede e dal segretario comunale Capo (assente solo il sindaco Sertoli), servendosi di un assist ben servito dal sindaco di Settimo Rottaro Ottogalli, ha dichiarato che, dopo aver interpellato i consulenti legali del comune (Ivrea), quell’assemblea stava di fatto operando nell’illegalità, essendo il suo presidente in carica da 16 anni senza mai esser stato opportunamente e a tempo debito riconfermato. …”.

Questi i fatti di allora. Ma veniamo all’oggi: il famoso parere dei consulenti legali del comune di Ivrea, citato dall’Assessora Povolo? Che cosa diceva? Pare non esista nulla di scritto, ma fossero piccoli frammenti di discorso scambiati tra una stanza e l’altra del Palazzo. Probabilmente a notte fonda visto che tra la fine della riunione e l’Assemblea non erano passate molte ore. Insomma, un bluff.
In questi giorni, invece, è arrivato, per iscritto, il parere legale chiesto da da Ellade Pellar all’avvocato Roberto Cavallo Perin, ordinario di Diritto Amministrativo all’Università di Torino, il quale ha smentito che l’attuale Presidente del Consorzio stesse operando in modo illegittimo e basandosi proprio sul punto dello statuto dell’ente che tratta il tema, ha affermato che: “il presidente dell’Assemblea non è organo amministrativo, ma solo un componente dell’Assemblea che resta composta dai suoi membri di diritto o dai loro delegati.”, precisando inoltre che se un membro dell’Assemblea è sindaco, in caso di rielezione (Pellar era sindaco durante la sua presidenza), per un altro mandato, tra le due elezioni non sia il caso di procedere a nuova nomina. Ovviamente si può cambiare lo Statuto, ma allo stato attuale il Presidente dell’Ente è assolutamente legittimo, pertanto può procedere alla convocazione di una Assemblea, cosa che a settembre era rimasta in sospeso, dopo l’intervento a gamba tesa del comune di Ivrea. Il parere è stato inviato a tutti i 31 comuni dell’Ente. Due mesi per tornare esattamente al punto di partenza.
E’ quindi più che mai logico pensare che quanto già si sospettava a settembre, cioè che fosse una mossa per prendere tempo e contare le teste prima dell’elezione del nuovo Presidente, fosse proprio lo scopo della manovra. Si sa che Ivrea puntava a Maria Piras come successore a Pellar. Si sa che ancora non è entrata in Assemblea. Insomma, quello che si è capito forte e chiaro è che Ivrea ha creato una bella spaccatura e che sarà difficile porvi rimedio. E’ un gioco che, ahimè, vediamo succedere in molti altri ambiti. Sembra un effetto domino.
Si spera che l’Ente ora possa tornare a lavorare su ciò che dovrebbe, invece che preoccuparsi di correre dietro a pareri legali fantasma, e di doverne produrre di reali. Perché è questo il punto: si è tolta attenzione alla funzione dell’Ente per riversarla interamente sul chi lo deve presiedere, perdendo di vista l’interesse dei cittadini di fasce deboli a cui l’Ente deve garantire un minimo di protezione. Ma quale senso di protezione si trasmette se l’interesse palese è solo rivolto ad avere il controllo dei numeri e delle persone da sedere sulle sedie? C’è da augurarsi che in questi due mesi almeno siano riusciti a contarsi bene.
E’ difficile riuscire a scrivere di questa storia senza sentirsi un po’ sviliti da ciò che si deve raccontare. Quale sarà la prossima mossa? Fa quasi paura chiederselo.

Lisa Gino