Contro la guerra, per la pace il 4 novembre a Ivrea e il 5 novembre a Roma

Sabato 5 novembre alla grande manifestazione per la pace a Roma, tra gli oltre centomila manifestanti c’erano venti Canavesani, con i cartelli e gli striscioni che regolarmente vengono portati ai presidi del sabato davanti al municipio di Ivrea

Dopo 38 presidi, lo scorso sabato il presidio per la pace non è stato fatto, anche perché alcuni di noi si erano ritrovati il giorno prima, 4 novembre, al Monumento ai caduti in corso Cavour, per commemorare tutti i caduti, anche i disertori, anche i soldati che avevano la bandiera e “la divisa di un altro colore” (come cantava De André ne “La guerra di Piero”) e che maledicevano la guerra al pari degli italiani.

La prima guerra mondiale, che causò 16 milioni di morti, 20 milioni di mutilati e feriti, impoverimento e distruzioni generali, fu un’inutile strage, che poteva e doveva essere evitata, poiché ci sono altri modi per arrivare a decidere i confini degli stati. Questo vale anche oggi per l’Ucraina e la Russia.

Così il 4 novembre davanti al monumento ai caduti e il 5 novembre a Roma abbiamo manifestato perché non ci siano mai più caduti nelle guerre, perché si smetta di uccidere, si avviino veri negoziati di pace e una Conferenza internazionale, che serva a dirimere le controversie e far cessare ogni guerra.

Poiché la guerra, essendo la cosa peggiore che l’uomo sa fare, va ripudiata, e vanno ripudiate le armi di distruzione totale, le armi atomiche, batteriologiche e chimiche, che solo menti criminali possono pensare di usare contro le popolazioni considerate nemiche, con gravi ricadute sull’umanità intera e sulla natura.

La grandiosa manifestazione di Roma indetta da ben 600 organizzazioni, che hanno trovato l’accordo su alcune richieste fondamentali, dovrebbe essere ripetuta in tutte le capitali europee, a dimostrazione della comune volontà di cambiamento delle impostazioni politiche in materia di difesa e di relazione tra gli stati. Già troppe sofferenze e troppi sprechi sono dovuti a chiusure nazionalistiche, a interessi di parte, di pochi che ambiscono sempre più potere e si arricchiscono con
le armi e le guerre. I popoli non ne possono più di politiche sbagliate: chiedono una pace disarmata.

Pierangelo Monti