CONTRONATURA/ Lamento del Naturalista

Laurearsi in Scienze Naturali è un fatale fraintendimento.

Se esercitare la professione medica o legale, tanto per citare due esempi, conferisce uno status riconosciuto socialmente, non così accade alla professione del naturalista. Se vi sentite poco bene o litigate col vicino vi rivolgerete ai suddetti professionisti, non certo all’elettricista o all’ingegnere né, tanto meno, al naturalista. Pare, invece, che tutti sappiano più o meno, riconoscere piante, discettare sugli alberi, classificare animali o raccogliere funghi sconosciuti, magari intossicandosi. Ma cosa fa il naturalista?
Beh, non è facile spiegarlo poiché il corso di laurea tratta un insieme variegato di discipline che studiano la Natura: botanica, zoologia, geologia, mineralogia, ecc. Ne consegue che il naturalista, per proseguire con il paragone, è un po’ come un medico generico che possiede un’infarinatura onnicomprensiva della medicina e può poi specializzarsi in un campo ben definito. La laurea in Scienze Naturali conferisce una visione complessiva della Natura, ma ognuno può poi perseguire le proprie inclinazioni specialistiche. Per esempio, lo scrivente si occupa principalmente di micologia e botanica (e un po’ di geologia) ed è quasi digiuno in molti settori della zoologia nonché inesperto nel classificare minerali. Tutto non si può sapere!
Per contro, conosco bravissimi botanici, micologi, zoologi, mineralogisti non laureati in materie scientifiche che hanno conoscenze approfonditissime nella materia di interesse, frutto di costante studio e aggiornamento. Quindi, non è indispensabile una laurea scientifica per diventare un vero esperto in uno specifico settore della Natura. Di cosa mi lamento, allora? Di un sentir comune che relega la conoscenza degli aspetti naturali in un limbo a cui tutti possono accedere facilmente, senza studiare. Nel corso degli anni ho spesso incontrato personaggi fatui che si arrogavano conoscenze naturalistiche in virtù di brevi frequentazioni di corsi divulgativi, in genere sulla flora, e volevano dimostrare le loro approfondite conoscenze al naturalista di turno, cioè il sottoscritto.
Ammetto di non essere costituzionalmente armato di molta pazienza, ma non ho mai deriso tali superficialoidi, mi sono semplicemente sottratto pur con una certa irritazione. Per darvi un’idea della percezione pubblica su chi pratica la nostra professione, riporto un autoironico pamphlet inviatomi anni fa da un caro collega specialista in botanica.

SULLE DIFFICOLTÀ DI ESSERE UN BOTANICO
Dichiaratevi semplicemente quello che siete, un BOTANICO: ve lo si farà ripetere increduli, per poi ribattere “ma esiste ancora?” (interrogativo autentico e per di più formulato da un collega scienziato).
Allora, per apparire più moderno, confessatevi ECOLOGO: ci si stupirà di vedervi circolare in automobile, senza capelli lunghi ne camicia a fiori, oppure vi sarà chiesta la percentuale ottenuta alle ultime elezioni.
Tentate di essere più concreto, precisando che voi ERBORIZZATE: si cercherà di strapparvi una tisana veramente buona oppure quanto ci guadagnate (non ammettete mai di interessarvi alle piante che non servono a nulla, sarete preso per pazzo!).
Provate, al contrario, di dimostrare la vostra larghezza d’idee e proclamatevi BIOLOGO: dovrete essere pronti a definire che cos’è un antibiosulfamidogramma, oppure commentare l’ultima analisi delle urine del vostro interlocutore.
Mettete in risalto il vostro interesse per l’ambiente e presentatevi come NATURALISTA: vi sarà certamente proposto d’impagliare un trofeo di caccia, a meno che, con un mezzo sorriso e dimezzando quel NATUR(AL)ISTA, qualcuno non si arrischi a chiedervi dove e quando potete esporre le vostre nudità.
In mancanza di meglio, vi resta solo da sottolineare il vostro tecnicismo, confessandovi FLORISTA: si capirà “fiorista”, vi sarà chiesto come curare le orchidee (di appartamento è evidente) e, se avrete voglia di stupire, potrete rivelare che esistono belle orchidee anche qui da noi (effetto garantito, dopo test effettuati su interlocutori “colti”).
Come vedete, un BOTANICO non esiste!
D’altronde non esiste neanche la BOTANICA: nelle nostre Università la BIOLOGIA VEGETALE non ha forse definitivamente sostituito la BOTANICA?

Diego Marra