Nutrie: e se le mangiassimo?

La nutria, rilasciata nell’ambiente italiano dopo il fallimento di aziende di pellicce, provoca danni agli ecosistemi, soprattutto quelli protetti, come nel caso di Candia, Viverone e Romano C.se. Che fare, quindi? Dalla rubrica CONTRONATURA, lo spunto di riflessione del naturalista Diego Marra

Qualche mese fa apparve su Facebook questo post di Michel Marchi, sindaco di Gerre de’ Caprioli (Cremona): “Impazza la discussione, sempre lontano dalla risoluzione del problema, delle nutrie! La mia semplice proposta: si regoli la caccia con il fine della somministrazione. Mangiamole nei ristoranti e nelle sagre! Qui nella bassa ne saremmo certo contenti! Altro che gabbie, fosse comuni, celle frigorifere…. tegami e padelle! Garantisco organizzazione sagra paesana gastronomica a tema! #agerresimangiatutto“. E a chi gli chiede se è vero che questi animali portano malattie, Marchi risponde: “Mica facciamo il sushi… le cuociamo! E ad alte temperature i batteri se ne vanno. Oltre al fatto che è totalmente erbivora…“.
Pochi giorni dopo, nell’impazzare di un’assurda polemica, odo Manuela Falcetti conduttrice della trasmissione radiofonica “Italia sotto inchiesta” perorare la causa della nutria denominandola “castorino dal bel musino”. Ridicolo!
Vorrei provare a spiegare la questione in termini strettamente scientifici o, più propriamente, ecologici; so che non ci riuscirò, attirandomi gli strali di zoofili integralisti, ma ci provo. La nutria o castorino (Myocastor coypus) è un roditore originario del Sudamerica che, nei primi anni del XIX secolo, fu praticamente sterminata per utilizzo commerciale della pelliccia (detta appunto: pelliccia di castorino). Si pensò allora di allevarla per soddisfare il mercato; in Italia fu introdotta negli anni venti del secolo scorso, ma quando cessò la richiesta di tali pellicce le aziende che le producevano fallirono e, molte, liberarono le nutrie nell’ambiente per non affrontare i costi dello smaltimento. Si innescò così un problema di compatibilità ecologica. La nutria è un animale semiacquatico che si nutre di ogni sorta di vegetale provocando, oltre a ciò, l’estinzione della fauna legata agli ambienti umidi. Dopo aver degustato la vegetazione acquatica, si spinge nei campi coltivati circostanti provocando danni all’agricoltura; scava, inoltre, profonde tane negli argini rendendoli franosi e in Italia non ha nemici naturali che ne possano regolare le popolazioni. In Piemonte sta diventando un flagello soprattutto per le aree protette (Laghi di Viverone e Candia, palude di Romano) dove è facilmente avvistabile. Ministero dell’ambiente e Regione Piemonte hanno predisposto piani di controllo che prevedono trappolaggio ed eliminazione, abbattimento con armi da fuoco o sterilizzazione delle colonie, che paiono, però, poco efficaci oltre che costosi.
Ho potuto verificare personalmente la loro presenza e l’impoverimento della vegetazione, con scomparsa di specie rare e protette, nell’area tutelata della palude di Romano Canavese. Non sono carnivoro, ma neppure animalista, ma sono un naturalista e come tale mi interessa la salute degli ecosistemi in tutte le loro componenti, fisiche, chimiche, animali e vegetali. Con cognizione di causa posso affermare che le nutrie, insieme ai cinghiali (o meglio, porcastri), rappresentano un vulnus per le poche aree naturaliformi scampate alla cementificazione. Allora, che fare?
Non so a che partito appartenga il sindaco di Gerre de’ Caprioli, neppure m’interessa saperlo, ma potrebbe aver proposto una soluzione credibile? Oggi, per esempio, in Germania e Francia la carne della nutria è commercializzata e controllata sanitariamente. Mi sembra strambo che si divorino conigli, galline e una moltitudine di altri animali, spesso allevati con metodiche intensive crudeli (queste sì da vietare!) e s’inneschi una polemica pretestuosa sul possibile consumo di una specie deleteria per l’equilibrio ecologico, mentre non mi pare che qualcuno si lamenti per l’eliminazione dei cinghiali (porcastri).
Anch’io voglio avanzare una provocazione come quella del succitato sindaco: prima delle nutrie e di tutte le altre specie intenzionalmente introdotte dall’uomo (povere bestie incolpevoli!) bisognerebbe eliminare coloro che le hanno introdotte.

Diego Marra