Dare voce alle comunità straniere: un’intervista con Manal Abboudi, neo consigliera straniera aggiunta

Nel primo consiglio comunale dall’insediamento della nuova giunta, presentata anche la consigliera straniera aggiunta, la diciannovenne Manal Abboudi

Puoi raccontarci qualcosa di te, della tua storia e del perché hai deciso di ricoprire questa carica?

Sono arrivata qui circa nove anni fa da Rabat. Un mese dopo sono entrata in prima media, senza sapere una parola di italiano. Fortunatamente conoscevo bene il francese, così ho imparato velocemente la lingua, sul cui studio mi sono concentrata assiduamente nei primi due anni. Finite le medie ho scelto di iscrivermi al Liceo Botta, indirizzo classico, nel quale mi sono diplomata cinque anni più tardi.
Oggi sono iscritta all’Università di Torino, Management ed Economia aziendale, e inizialmente pianificavo di focalizzare le mie energie principalmente nello studio. Per questo quando si è concretizzata la possibilità di ricoprire questo ruolo, non posso dire di non aver avuto dei dubbi, ma la possibilità di essere utile in modo concreto mi ha convinta ad accettare.
Ho scelto di ricoprire questa carica per dare voce in consiglio comunale alle problematiche e alle istanze della comunità della quale faccio parte da ormai nove anni.

Ci spieghi meglio in cosa consiste il tuo ruolo?

Il consigliere straniero aggiunto partecipa direttamente ai consigli comunali. Ha diritto di parola ma non di voto. La funzione principale è quindi comunicativa, un tramite tra le comunità straniere e l’amministrazione. Detto così può apparire leggermente simbolico, ma ha una forte utilità pratica: parliamo di comunità dove si parlano lingue diverse tra loro, con culture diverse tra loro, spesso prive della stessa facilità d’accesso alle informazioni che possono avere i cittadini italiani. Allo stesso tempo si parla di comunità che pur vivendo a tutti gli effetti la città nel quotidiano non possiedono diritto di voto, non avendo quindi modo di esprimere i propri rappresentanti né le proprie necessità.
Per questi motivi spesso le comunità straniere rimangono isolate dalla vita cittadine. Il consigliere straniero aggiunto serve proprio a colmare questa distanza, ricoprendo contemporaneamente un ruolo di fonte di informazioni e di rappresentante istituzionale per gli stranieri residenti in città.

Quali sono le maggiori problematiche per le comunità straniera a Ivrea?

La prima istanza che desidero portare riguarda lo sportello stranieri.
Attualmente è aperto solo di martedì, dalle 09:00 alle 12:30, ed è uno sportello polifunzionale che si occupa insieme di migranti, giovani e disabili. È meglio di nulla ma si può fare decisamente di più. Anni fa esisteva uno sportello specifico in comune, aperto sia il giovedì che il martedì anche nel pomeriggio. Era molto più funzionale nel gestire la quantità di richieste, mentre oggi è decisamente insufficiente. L’unica altra opzione per riuscire ad avere a che fare con la burocrazia per uno straniero residente a Ivrea è passare direttamente dagli uffici di Torino, quindi con un investimento decisamente maggiore in termini di tempo e soldi.
Poi ci sono una serie di questioni di carattere nazionale, sulle quali la giunta di una città ha ovviamente poco potere, ma che sarebbe bello vedere prendere in considerazione almeno a livello simbolico. Negli ultimi cinque anni la figura del consigliere straniero aggiunto è stata marginalizzata, rimanendo sostanzialmente inascoltata. Spero che la nuova giunta sia più bendisposta.

Le questioni di carattere nazionale di cui parli sono certamente molte, ma ne hai una particolarmente sentita?

Sicuramente tra quelle che ritengo più importanti c’è il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti nei paesi d’origine. Non è possibile che chi ha speso anni ed energie a studiare ottenendo un diploma o una laurea non possa ricoprire ruoli per i quali è qualificato. Ne risentono le persone straniere e ne risente la società che le accoglie, per la quale potrebbero ricoprire ruoli di responsabilità e portare un maggiore contributo.
So che una città come Ivrea da sola non ha il potere di cambiare questa cosa, ma una presa di coscienza a livello di amministrazione comunale sarebbe sicuramente un bel segnale e un passo avanti nel riconoscimento di questo diritto.

Domanda antipatica ma inevitabile: sei molto giovane, ti senti pronta alla responsabilità?

So perfettamente di essere giovane e relativamente inesperta nel panorama politico locale e so perfettamente che nei primi tempi dovrò imparare il più possibile, ma la cosa non mi spaventa e sono pronta ad accettare la sfida. Voglio essere utile alle comunità straniere di Ivrea, troppo spesso escluse dalla vita cittadina e private di una voce.

Lorenzo Zaccagnini