Dei vaccini, dell’informazione e della militanza

Ne è piena la rete, i canali TV, i giornali. Non parlo dell’indignazione per l’aumento vertiginoso delle bollette, per il lavoro sempre più precario, per le pensioni che si allontanano, non parlo dei tagli ai servizi pubblici, della distruzione della sanità pubblica. No, mi riferisco al diffuso parlar di vaccini su basi emotive, di sentito dire, di letto sui social, su convinzioni alimentate dal niente. Per contro c’è un ampio spazio di possibilità di attivismo sociale e civile creato dalla pandemia che non viene frequentato neppure da chi avrebbe gli strumenti intellettuali e culturali per farlo. Questo deve farci riflettere.

Prendo spunto dalla lettera di Matilde Lo Valvo pubblicata nei giorni scorsi su questo giornale per fare alcune riflessioni. In quella lettera ho letto tante delle affermazioni che ritroviamo sui social, nei discorsi che si intercettano per strada, in coda, fra conoscenti. E sembra che ognuno prenda dall’informazione, anche quella falsa, solo frammenti e su questi costruisca concetti e apra discussioni.  Ormai lo sappiamo, la società dell’informazione “a valanga”, produce superficialità, quando invece dovrebbe raccomandare ancor più approfondimento che in passato, proprio per via della estrema facilità di costruire notizie false e devianti. Dobbiamo prendere atto che un numero troppo piccolo di persone fa lo sforzo di approfondire, di verificare una notizia, di cercare dati provanti. Una necessità vitale per potersi formare un’opinione su un qualsiasi fatto, e neppure poi così difficile da praticare grazie allo stesso strumento che ci inonda di informazioni: la rete.

“Un vaccino sperimentale trattato con leggerezza”

Riprendo alcuni passaggi della lettera per chiarire meglio quanto appena scritto. Ad esempio l’affermazione che il vaccino “ancorché sperimentale, sembra essere trattato con molta leggerezza da chi lo dispensa: dal caso astrazeneca, alla durata, alla copertura, alle mille certezze poi smentite.” è un pensiero che sentiamo spesso. Riflettendo si potrebbe invece pensare che è normale (è dovuto) che in una situazione di emergenza i vaccini e le cure partano senz’altro da una base di sicurezza, ottengano cioè l’autorizzazione da parte degli enti controllori (Ema per l’Europa) per poter essere utilizzati, e poi evolvano a mano a mano che arrivano nuovi dati (e non è una notività di questi vaccini). Da qui il variare di età vaccinabili, della durata copertura, ecc. L’alternativa per avere indicazioni più stabili sarebbe stata aspettare tutta la massa di dati necessari per l’approvazione definitiva. Peccato che nel frattempo le persone morivano a migliaia ogni giorno (e continuano a morire nei paesi che non hanno il vaccino).
Viene citata poi Astrazeneca come esempio di confusione e quindi sospetto (per molti certezza) di situazione fuori controllo. In realtà su quel vaccino sarebbe giusto chiedersi dell’altro. La “campagna denigratoria” era legata a problemi specifici di quel vaccino o era piuttosto legata al fatto che quel vaccino costasse molto meno rispetto a tutti gli altri e alla decisione dell’azienda anglo-svedese di rinunciare ai profitti nella fase pandemica (clausola anche alla base dell’accordo di collaborazione con i laboratori universitari)? Astrazeneca ha infatti iniziato a fare profitti solo nella fase attuale “endemica” (anche se si discute ancora se siamo ancora in quella fase o ancora in pandemia), ma comunque ridotti rispetto alle altre aziende. Nel terzo trimestre dell’anno corrente Astrazeneca ha incassato 1 miliardo di dollari contro i 13 miliardi di dollari di Pfizer e i 5 miliardi di Moderna. Astrazeneca continuerà inoltre a vendere il vaccino a prezzo di costo nei paesi in via di sviluppo. Queste informazioni non sono nascoste in riviste o siti specializzati, ma riportate su giornali di diffusione nazionale. L’eccesso di copertura mediatica sugli effetti collaterali di Astrazeneca provocò alta preoccupazione generale, al punto di sospendere le vaccinazioni con quel prodotto. Questo è il fatto grave: la comunicazione incontrollata che condiziona azioni di importanza vitale.

“Il pressapochismo ha generato dubbi, sfiducia ed allontanamento”

Un altro punto considerato destabilizzante nella lettera è la comunicazione dei dati sui decessi per Covid tacciata di “Pressapochismo” che ha “generato dubbi, sfiducia ed allontanamento”.
Penso al contrario che non abbiamo mai avuto prima tanti e tali dati su un fatto di questa portata.  Se in qualche articolo o TG venivano forniti solo dati assoluti, e capitava e capita spesso, tanti altri fornivano invece dati ponderati, percentuali e raffronti fra anni, aree geografiche, fasce di età, ecc.  Questi dati sono facilmente reperibili e non solo sui siti istituzionali (dal ministero della salute, all’Istat, all’ISS), ma anche su molti giornali e siti di informazione che pubblicano delle sintesi dei rapporti ufficiali. Se un canale dà un’informazione parziale, ce ne possiamo certo lamentare, ma più salutare direi è andare a cercare chi invece quei dati li dà e consigliare ad amici e conoscenti di fare lo stesso. Non è una posizione intellettualoide, perché le informazioni, di nuovo a differenza del passato, sono alla portata di tutti.
Non difendo la comunicazione governativa né quella dei canali mainstream, che ha moltissime pecche la prima e manipola le informazioni pro domo dei poteri forti la seconda. Ma penso che molto dipenda anche da noi. Fermarsi alla superficie, non verificare i dati e le fonti, farsi un’opinione su deboli informazioni, sulla nostra emotività e paure, è un errore che favorisce solo ed esattamente la cattiva informazione, quella che vuole modellare il senso comune a favore del potente di turno. Quel sistema che vuole creare panico nella popolazione per distrarla mentre il manovratore lavora indisturbato, insieme ai suoi sodali trasversali al governo, alla privatizzazione dei servizi pubblici (DDL concorrenza), contro la classe lavoratrice (nessuna lotta alla precarietà e disoccupazione), alla privatizzazione della sanità, al commissariamento delle scuole in difficoltà invece di destinare più risorse alla scuola pubblica, al vergognoso aumento delle spese militari alto come non mai con il governo Draghi (più di 7 miliardi nel 2021, è la prima volta che si supera questa somma). Ecco, su questi temi dovremmo provare disagio, rabbia, sentirci male, avvertire senso di smarrimento, tanta voglia di mobilitarci e protestare. E la controinformazione è una forma di protesta.

Campagna “Diritto alla cura – Nessun profitto sulla pandemia”

Tornando sul tema stretto “pandemia-vaccini”, sono tanti i fronti sui quali impegnarsi. In molti lo stiamo facendo affiancando alle paure e alle fragilità azioni concrete per tentare di venirne fuori, ma tutti, non solo nel nostro paese, o in Europa, ma in tutto il mondo. Fra questi movimenti segnalo l’importante iniziativa dei cittadini europei (ICE) “Nessun profitto sulla pandemia” per la sospensione dei brevetti dei vaccini che ha in Vittorio Agnoletto il suo referente in Italia. L’ICE chiede nel suo primo punto alla Commissione Europea di “garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l’accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro la COVID-19”.
Per avere successo, un’iniziativa dei cittadini europei deve raggiungere un milione di dichiarazioni di sostegno e una soglia minima in almeno 7 paesi. Le firme ad oggi raccolte sono 234.171, si potrà firmare fino al 1 agosto 2022. L’Italia ha raggiunto la soglia minima (un buon segno sul livello civile del paese), ma è importantissimo continuare a firmare (e far firmare) per il raggiungimento dell’obiettivo finale di 1 milione di firme.

Per rendere i prodotti anti-Covid19 beni pubblici globali, FIRMA sulla piattaforma europea:

www.noprofitonpandemic.eu

Occorre dare impulso all’iniziativa prima della fine di novembre, quando avrà luogo una riunione cruciale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Ogni giorno il coronavirus uccide 10.000 persone. Le aziende farmaceutiche e i leader dell’UE stanno negando ad altri paesi l’accesso a prodotti salvavita come vaccini e trattamenti. Stanno negando il diritto di tutti alla protezione. Sì perché mentre nei paesi ricchi industrializzati si va in piazza per non vaccinarsi, nei paesi più poveri pur volendo la popolazione immunizzarsi il vaccino viene loro negato.

Cadigia Perini