Dialogo con i rifugiati del territorio

Giovedì 13 dicembre, ad Albiano d’Ivrea, le associazioni ACMOS e Tutto sotto il cielo presenteranno, con il contributo di alcuni rifugiati presenti sul territorio, la Mostra fotografica “Frontiere tra visibile e invisibile”

Le associazioni ACMOS e Tutto sotto il cielo – in collaborazione e con il Patrocinio del Comune di Albiano d’Ivrea – organizzano una serata aperta alla cittadinanza dedicata alla presentazione della Mostra fotografica “Frontiere tra visibile e invisibile” e alla creazione di un dialogo con i rifugiati presenti sul territorio. L’evento rientra all’interno del progetto “Oltre i confini“, un percorso didattico che si sta svolgendo nella scuola dell’infanzia di Albiano d’Ivrea, con il contributo della Fondazione di Comunità del Canavese. L’iniziativa si terrà giovedì 13 dicembre alle ore 21 presso la Sala “Umberto Negri” del Comune di Albiano d’Ivrea sita in Vicolo Lomaglio 1 (fronte Municipio), in collaborazione con la Cooperativa MaryPoppins, il Consorzio In.Re.Te. e la Comunità del Castello di Albiano CISV. Sarà una serata pubblica di approfondimento con lo scopo di dare voce ad alcuni richiedenti asilo e rifugiati presenti sul territorio, alcuni dei quali proprio residenti ad Albiano, e di presentare la Mostra fotografica “Frontiere tra visibile e invisibile“, realizzata dagli stessi rifugiati, che resterà esposta presso la sala fino a venerdì 21 dicembre.

La mostra sarà disponibile al pubblico nei giorni: venerdì 14/12, mercoledì 19/12 e venerdì 21/12 dalle ore 16:30 alle 18:30.

La Mostra fotografica rientra all’interno del percorso del GEC (Gruppo di Educazione alla Cittadinanza) “Together We Stand” di Ivrea. Partendo dal concetto di visibilità e invisibilità, il Gruppo ha effettuato un’uscita sul territorio eporediese nel gennaio 2017 per fotografare alcuni luoghi o momenti significativi. Insieme sono state scelte le foto più rappresentative dei pensieri e delle riflessioni dei membri del GEC, assegnando ad ognuna di esse una didascalia per esprimerli in maniera più immediata. Non è una mostra per raccontare i migranti, non è una mostra per parlare “di loro”, ma una mostra fatta “da loro”. Una mostra per poter entrare in contatto con la cittadinanza, uscire così dalla dimensione di oggetto della discussione, ed assumere quella propria di ogni essere umano, ovvero di soggetto sovrano della propria esistenza.