Didattica a distanza, ma vicini vicini

L’esperienza delle insegnanti della scuola per l’Infanzia di Palazzo Canavese

“Oggi è venerdì 21 febbraio, ultimo giorno di scuola della settimana. Questa volta però staremo più tempo a casa; si starà a casa anche lunedì, martedì e mercoledì e torneremo a scuola giovedì 27”. Iniziava così la giornata scolastica e terminava con: “…arrivederci… buon carnevale… a giovedì…” perché è così che si parla ai bambini più piccoli con frasi semplici e chiare. Non è facile attivare una didattica a distanza per nessuno, soprattutto se ciò avviene all’improvviso, in emergenza e senza una adeguata progettazione e programmazione, senza aver definito un minimo di obiettivi. Ancor più complicato per una Scuola dell’Infanzia.

Quando abbiamo capito che le cose sarebbero andate per le lunghe ci siamo chieste cosa potevamo fare noi,ma soprattutto come avremmo potuto “agganciare” i nostri bambini, privi di qualsiasi autonomia tecnologica. Certo tutti sono dotati di tablet e/o PC, ma quasi tutti hanno fratelli più grandi, in età di scuola dell’obbligo e tutti alla primaria, quindi fratelli che necessitano di supporto da parte degli adulti. Non avevamo scelta, impensabile tenerli fermi davanti a un monitor e non ci piaceva ne ci convinceva il video modello tutorial. Certo a spiegare il lavoro sarebbe stata la maestra, ma questo sarebbe bastato? Avrebbe davvero fatto la differenza o piuttosto rischiavamo di trasformarci nell’ennesimo Peppa Pig o Art Attack?

La nostra scuola si caratterizza perché imposta una didattica relazionale-emozionale.

La giornata inizia facendo il giro di “come stiamo e come ci sentiamo”. Sono riconosciute tutte le emozioni, ho diritto di essere felice e ho il diritto di piangere, ho diritto e stare in silenzio e ho diritto di urlare, ho diritto di ascoltare e di essere ascoltato… E’ riconosciuta la valenza del singolo all’interno del gruppo. E’ una scuola che pone limiti al posto di divieti. Poi ci sono le attività a cadenza regolare e che tengono conto dell’impronta relazionale, si cammina regolarmente due volte a settimana (siamo attrezzati con kit pioggia), si fa psicomotricità, biblioteca, circle time, coding, inglese. Video tutorial? No, non faceva per noi, inoltre non eravamo sicure del materiale di cui potessero disporre i bambini, cartolerie e reparti dei supermercati erano chiusi.

E allora, con l’approvazione del Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Azeglio e il consenso dei genitori, abbiamo attivato un gruppo WhatsApp, questa modalità è adottata in tutte le Scuole dell’Infanzia dell’Istituto.

Sono state definite le regole a cui tutti ci atteniamo, il ruolo dei genitori è solo quello di fornire lo strumento ai bambini e aiutarli a interagire, ma non possono assolutamente interferire. Le comunicazioni tra adulti avvengono nei modi tradizionali. Il gruppo WhatsApp permette una interazione rapida e semplice tra insegnanti e bambini e tra di loro. Da subito abbiamo cercato di mantenere continuità e routine propri del tempo scuola cercando di spostare la scuola da un luogo fisico a uno virtuale. Dovevamo riprendere il tempo e lo spazio scuola adeguandoli alla nuova esigenza, consapevoli che non sarebbe stata la stessa cosa, manca soprattutto il contatto fisico, fondamentale per questo ordine di scuola. Abbiamo spesso dovuto aggiustare il tiro, dopo il “tutti a casa” non si poteva più camminare, a un certo tipo di richieste i bambini non “rispondevano”… Dopo vari accorgimenti siamo riuscite a organizzare la routine giornaliera e settimanale. Tutti i giorni alle 10,30 una di noi, alternandoci, apre la scuola salutando i bambini e facendo l’appello, nomina tutti i bambini uno per uno e attende, dopo il nome, la risposta. Questo serve a rafforzare il gruppo e permette ai più piccoli di non dimenticare i compagni conosciuti solo a Gennaio e frequentati per pochissimo tempo. I bambini possono rispondere subito o nell’arco della giornata in base alle disponibilità degli adulti. Successivamente l’altra insegnante propone l’attività, non viene mai assegnato un lavoro da eseguire, ma piuttosto un invito a interagire tramite foto, video, messaggi vocali, sono inoltre lasciati liberi di comunicare e condividere momenti spontanei: un lavoro con papà, il riccio in giardino, qualsiasi esperienza, perché se è vero che non vedono noi è altrettanto vero che non possono vedersi neanche tra di loro.

Riusciamo a mantenere le attività previste durante la settimana grazie anche alla disponibilità dei nostri collaboratori esterni, Vittoria Burton, coordinatrice del progetto Cipì, a cui il nostro Istituto aderisce, e insegnante di inglese; Silvia Ollearo, psicomotricista dell’associazione “il punto”. Vittoria e Silvia, che hanno accolto con entusiasmo la nostra proposta di continuare virtualmente, inviano video inerenti la loro specificità: animali, insetti, fiori, colori… in inglese; giochi di movimento, proposte sulle emozioni, gentilezza, cura di se e degli altri per psicomotricità. I video vedono protagoniste loro stesse e sono girati nei loro ambienti, casa e giardino, le attività presuppongono un gran lavoro di creatività e adattamento sia da da parte loro che dei bambini, ai limiti a cui tutti siamo sottoposti. Interviene con le stesse modalità anche l’insegnante di religione Patrizia. Poichè crediamo fortemente nella Comunità Educante, interagiscono sulla nostra chat anche Livio e Roberta, i nostri collaboratori scolastici e Fernanda, la nostra addetta mensa, proprio come a scuola. E poi c’è il venerdì. Il venerdì è l’ultimo giorno della settimana scolastica, è il giorno destinato alla convivialità, al fare gruppo e a salutarci. Beviamo il tradizionale caffè (acqua e zucchero di canna) come facevamo a scuola, magari mangiamo tutti insieme, ognuno a casa propria, la pasta al pomodoro (vedi immagine) e per qualche minuto siamo tutti accomunati da qualcosa, come se fossimo nella nostra mensa, tutti insieme a condividere. Certo non possiamo garantire tutto, manca il circle time che necessita di spazio fisico adeguato e della presenza fisica di tutti i partecipanti, manca Cubetto, il nostro robottino per il coding, manca la condivisione di giochi…

E noi insegnanti?

Come viviamo questo tempo sospeso? A volte ci sentiamo come il Tenente Drogo ne “Il deserto dei tartari” di D. Buzzati: scrutando l’orizzonte in attesa di vedere arrivare i nostri tartari, qualcuno o qualcosa che dia senso all’attesa e al tempo incerto che stiamo vivendo. Poi al turbinio di emozioni e pensieri, accompagnato da senso di inadeguatezza, dovuta a questa situazione surreale, si contrappone la gioia che va a riequilibrare tutto. La felicità che si prova quando si sentono le voci dei bambini accompagnate dalle loro foto o video, a dimostrazione che loro “ci sono”, con fatica, in modo differente, in differita. Ma ci sono e vogliono interagire con te e con i compagni: auguri per i compleanni, per Pasqua, saluti, inviti, richieste, domande, “Mi mancate tanto, vi voglio bene, un bacio e un cuore” è stato il saluto di Leonardo; “Ciao maestre, io sono preoccupata che la scuola finisce e non possiamo più vederci” dice Ginevra; “Cle,Ro,io il percorso l’ho fatto ora voglio vedere anche voi” la sfida di Pietro. Facce buffe, facce paurose, splendide coreografie di danze, piantine e semini, urlo… Allora tutto, stranamente, si riequilibra e pensi che stai facendo tutto quello che momentaneamente puoi fare per mantenere contatti e relazioni, obiettivo e fine di questa didattica a distanza, utilizzando un canale virtuale che come tale ha dei limiti oltre che potenzialità. Cosa ci manca? La quotidianità, la condivisione di idee e materiali, il con-tatto reale, sensoriale, emozionale e relazionale, con i bambini, con la collega e con tutti gli operatori della nostra piccola comunità.
Cosa ci aspettiamo? Aspettiamo che arrivi GIOVEDI’!

Clementina e Rosetta, insegnanti della scuola per l’Infanzia di Palazzo Canavese