Dopo un anno infermieri ancora sotto organico mentre riaprono reparti Covid a Ivrea

Mercoledì 10 sarà un anno dal decreto #iorestocasa che estendeva a tutto il paese le limitazioni delle aree più colpite dal Sars-CoV-2. Da quel giorno iniziammo a percepire con maggiore consapevolezza la gravità della situazione e ci scoprimmo impreparati.

Quel 10 marzo 2020 lo ricorderemo per sempre. Incollati a radio, tv, Internet, ascoltavamo attoniti il numero crescente di contagiati e morti, e l’espandersi dell’epidemia. Ci dovevamo fermare. Venne decretato lo stop agli spostamenti, chiuse le scuole, bloccate le manifestazioni sportive, campionato di calcio incluso (che è tutto detto), chiusi cinema e teatri, presenza nelle aziende al minimo, serrande abbassate. In un colpo fu chiaro anche ai più ottimisti che il problema non era più circoscritto ad alcuni paesi della Lombardia e del Veneto, ma ci riguardava tutti.
Seguirono giorni e settimane di ansia e preoccupazione, ci si tirava sul il morale a distanza con le lenzuola ai balconi con la scritta “Andrà tutto bene“, ma anche “Andrà tutto bene se nulla sarà più come prima“. E poi i canti dalle finestre, nei cortili, che servivano più che altro per scacciare la paura, farci illudere che il male comune ci rendesse migliori.

E poi gli eroi. Già gli eroi: medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica che già dovevano operare al limite delle loro forze a causa di decenni di tagli alla spesa pubblica e che si sono trovati a mani nude ad affrontare una pandemia. Ricordiamo tutti la carenza di camici, calzari, mascherine, con gli operatori sanitari costretti ad usare mezzi di fortuna, come i sacchetti dell’immondizia al posto dei sovrascarpe. Ricordiamo i turni massacranti, le sofferenze da assistere, e anche le tantissime perdite fra medici, infermieri.  Poi i famosi Dpi (i dispositivi di protezione individuale) sono arrivati, ma non sono arrivati in numero sufficiente gli esseri umani che li dovevano indossare. Ancora oggi, anche nel nostro ospedale cittadino mancano medici, mancano infermieri. I reparti Covid non si possono riempire perché manca personale, mancano gli operatori per fare i tamponi, per vaccinare. Non si riesce a dare respiro a chi da un anno lavora in un reparto Covid con tutta la pressione emotiva e la fatica fisica che si può ben immaginare. In un settore così delicato in un momento così critico si ricorre a personale in somministrazione attraverso le agenzie interinali, invece di procedere con assunzioni stabili. La precarietà nella sanità è una follia solo a pensarlo.

La reazione sindacale

Le organizzazioni sindacali, non da ora, stanno denunciando questa situazione e chiedono alla direzione dell’AslTO4 di procedere con nuove assunzioni stabili utilizzando le graduatorie esistenti. Accogliamo nelle nostre pagine le contestazioni e le rivendicazioni dei sindacati di categoria che ben descrivono la situazione di criticità e le richieste degli operatori sanitari. Partiamo dai comunicati del Nursind Piemonte, sindacato di categoria degli infermieri.

Il Nursind chiede alla Regione di autorizzare subito nuove assunzioni piuttosto che cercare volontari

Francesco Coppolella, segreteria Regionale Nursind Piemonte: È evidente che ci troviamo di fronte ad un  incremento dei contagi e di conseguenza  ad un nuova  situazione di  pressione ospedaliera proprio mentre si cercava di ritornare ad alcune attività  ordinarie. Le notizie che ci giungono dai vari ospedali ce lo confermano. Ci troviamo nuovamente di fronte alla necessità  di reperire nuove risorse poiché oltre a coprire i turni nei reparti che presto riapriranno, dobbiamo continuare nelle attività  di tracciamento, incrementare i punti vaccinali e di conseguenza il numero di somministrazione  giornaliere per accelerare il processo di una  attività che rappresenta l’unica risposta possibile.
Ancora di più oggi, rispetto a ieri é fondamentale che le aziende  attingano nuovo personale dalle graduatorie a disposizione per far respirare chi è stato già spremuto. Esprimiamo infatti la nostra preoccupazione rispetto all’impatto psicologico che questo potrebbe avere sui colleghi.
Gli infermieri si trovano attualmente impegnati su tutti i fronti garantendo tracciamento e  vaccinazioni al netto dei vari accordi  oltre a dover nuovamente occuparsi dell’assistenza nei pronto soccorso e nei reparti.
Gli infermieri non faranno mancare come sempre il loro contributo anche attraverso lo strumento delle prestazioni aggiuntive ma oggi non è possibile che si guardino i bilanci. Le aziende diano risposte e facciano presto. D’altronde anche dalla Regione è arrivato il monito ad assumere il personale necessario.
Infermieri Volontari?  Anche No
L’Assessore Icardi faccia chiarezza sul personale infermieristico. Senza risposte pronti all’ennesima protesta.
Assumete tutto il personale necessario, è questa l’indicazione che pare giungere alle Aziende da parte del DIRMEI [Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, ndr].  Con quali soldi sembra essere la preoccupazione delle Aziende Sanitarie, che da parte loro restano ferme senza  rassicurazioni e autorizzazioni.
La Regione faccia chiarezza perché il risultato è sconfortante e cioè quello di un corto circuito che blocca la situazione mentre c’è necessità e urgenza di correre oltre a quella di coprire i turni di lavoro.
Ci sono ancora qualche migliaio di infermieri che aspettano di essere chiamati dalle graduatorie relative al bando di 36 mesi. La domanda è semplice, cosa ne facciamo con gli infermieri presenti nelle graduatorie?
L’ Assessore invece di ricercare volontari si attivi per autorizzare queste assunzioni subito e si attivi inoltre per autorizzare i fondi della legge di bilancio per le prestazioni aggiuntive come hanno già fatto alcune altre regioni.  Certamente non è rassicurante sentire che dobbiamo affidarci al volontariato.

E Giuseppe Summa, responsabile territoriale Nursind Ivrea, informando sull’incontro tenutosi giovedì 4 marzo con l’Asl TO4, dichiara: «L’ attuale situazione pandemica rende difficile progettare un fabbisogno per ogni singolo servizio considerato che l’organizzazione dei reparti è in continuo cambiamento, ma una cosa è certa, il personale impegnato ormai da un anno in questa emergenza ha bisogno di rifiatare.  Nonostante l’aslto4 sia l’unico azienda ad aver utilizzato l’intera graduatoria a 36 mesi, le185 chiamate di infermieri a tempo determinato non sono state sufficienti a rispondere al fabbisogno e abbiamo accolto positivamente le intenzioni dell’ azienda di utilizzare altre graduatorie così come da noi richiesto nei giorni scorsi. Abbiamo ricordato all’attuale Direzione come in tempi non sospetti la vecchia Giunta Regionale aveva tagliato nel triennio 2018/2020 circa 10 milioni di euro ed è arrivato il momento di rivendicare quel torto subito.»

a cura di Cadigia Perini