Dove sono le risorse economiche destinate alla sanità piemontese?

L’8 marzo 2020 si allestiva il primo reparto Covid nell’ospedale di Ivrea. Il ricordo mette ancora ansia. All’improvviso la grave carenza di personale e strumenti e strutture nella sanità pubblica era evidente a tutti. La convinta speranza che passato il momento peggiore della pandemia ci sarebbe stata un’inversione di tendenza, con lo stop ai tagli e alle privatizzazioni è rimasta una illusoria speranza. Pubblichiamo l’ultima denuncia del Nursind.

FONDI DESTINATI ALLA NOSTRA SANITÀ. SI FACCIA CHIAREZZA. DOVE SONO E COME SARANNO UTILIZZATE LE RISORSE.

Fondi extra tetti di spesa finanziati dal governo con finalità specifiche alcuni dei quali potevano essere utilizzati per assunzioni a tempo indeterminato già dal 2021.
25 milioni dal decreto rilancio per potenziamento Adi (assistenza domiciliare)
35 milioni per infermiere di comunità sempre previsti dal decreto rilancio
35 milioni previste dal DM 71
per infermieri di famiglia destinati a case ospedali di comunità e centrali operative territoriali.
Per un totale di 95 milioni di euro
In più 20 milioni previsti dal piano Arcuri per potenziamento aree critiche
Un totale complessivo di 115 milioni

Tutto ciò significa che il governo ha finanziato più di 3000 infermieri al Piemonte.
A questo bisogna ancora aggiungere che la normativa vigente sulla spesa del personale ha previsto un incremento dei tetti di spesa del 10%.
«Che fine hanno fatto queste risorse?», si chiede Francesco Coppolella segretario regionale del Nursind.
C’è da precisare che le risorse assegnate possono essere utilizzate in deroga ai tetti di spesa ma rispettando l’equilibrio del bilancio della sanità regionale.
Il forte dubbio che abbiamo è che tali risorse saranno o debbano essere utilizzate per ripianare un buco della nostra sanità regionale che non ci è dato sapere a quanto ammonta.
La forte preoccupazione è quella che si possano perdere importanti finanziamenti destinati essenzialmente al personale sanitario e in particolare quello infermieristico.
«D’altro canto crediamo che se lo Stato destina risorse finalizzate ad uno scopo non debbano essere utilizzate per altro. Non vorremmo che per tale motivo le perdessimo», continua Coppolella.
Le aziende inoltre lamentano di non aver ancora ricevuto fondi destinati alla spesa Covid.
Altro capitolo che esula da quanto descritto precedentemente sono le stabilizzazioni. Stiamo parlando di oltre 2000 operatori con contratti in scadenza tra il 2022/2023.
La legge di bilancio dice che dovranno essere stabilizzati gli Operatori che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali, e che abbiano maturato al 30 giugno 2022 alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale almeno 18 mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno 6 mesi nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. La legge demanda alle Regioni.
La Regione dice che questo dovrebbe essere fatto dalle aziende nel rispetto dei tetti di spesa. Questo è il punto! Ci sono o non ci sono le risorse e se non ci sono si troveranno? Si chiederanno? Il rischio è che tanti di loro siano lasciati a casa e neanche vogliamo accordi senza finanziamenti.
Se le cose stanno come pensiamo la Regione dovrà parlare chiaro e dovrà necessariamente chiedere risorse al governo concludono dal sindacato.
Oggi stesso scriveremo al Presidente è alla regione per avere delle risposte, senza dimenticare l impegno preso a parole per premiare gli infermieri.

Francesco Coppolella
NurSind Piemonte