DREAMERS

Questa piccola rubrica, curata da Aluisi Tosolini, in forma di “dizionario”, vuole fornire gli strumenti minimi per comprendere meglio temi che sono oggetto di dibattito pressoché quotidiano nei mezzi di informazione, che però, molto spesso, danno per scontato che chi li legge conosca con precisione dati, fatti e significati dei termini

Il 5 settembre Donald Trump  ha annunciato la fine del programma DACA (“Deferred Action for Childhood Arrivals” ) promosso da Obama che ha reso immuni dalle espulsioni gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini, portati dai propri genitori, e ha dato loro la possibilità di ottenere permessi di lavoro.
Il DACA fu varato con un ordine esecutivo e quindi non con legge che indicasse come i beneficiari del DACA possono ottenere la cittadinanza. La legge proposta da Obama, ma mai approvata dal congresso, si chiamava DREAM Act ( “Development, Relief, and Education for Alien Minors Act”, cioè “Legge per lo Sviluppo, il Sostegno e l’Educazione dei Minorenni Stranieri”) e faceva esplicito riferimento all’American dream, il sogno americano, e la ragione per cui oggi i beneficiari del DACA vengono anche chiamati “DREAMers” o “dreamers”, sognatori.
Trump ha stabilito che il programma DACA si concluderà il 5 marzo 2018 e ha chiesto al Congresso di rimpiazzare il programma con una nuova legge prima della sua fine ufficiale. Al DACA avevano aderito ad oggi 800.000 persone su una platea di circa 1,3 milioni di aventi diritto. Casa Bianca ha annunciato che il governo non accetterà più le richieste di protezione sotto il DACA, dunque nessuno potrà aggiungersi a questi 800mila, ma che per il momento non ci saranno ripercussioni per gli attuali beneficiari del programma. Trump e il ministro Jeff Sessions hanno dichiarato che comunque i dreamers sono immigrati irregolari e gli immigrati irregolari danneggiano i cittadini americani, togliendo loro il lavoro e facendo abbassare i salari.
Il Washington Post ha scritto invece che i dreamers sono una «manna per l’economia degli Stati Uniti» e sono una parte integrante dell’America che si vuole grande e che senza di loro (e dei loro congiunti immigrati) avrebbe serie difficoltà ad essere Great.
Riflessioni che possono essere lette in modo assolutamente speculare per casa nostra. La piccola (Small) Italia in preda alle convulsioni da migrazione.

Aluisi Tosolini