L’ultima notte di Dietrich Bonhoeffer

Giovedì 12 gennaio alle 18.30, presso il Castello Vescovile di Albiano, l’autore e attore Pino Petruzzelli presenterà il suo libro L’ultima notte di Dietrich Bonhoeffer (Edizioni Ares).

A dialogare con l’autore sul pensiero e l’importanza del teologo tedesco Mons. Luigi Bettazzi.

Bonhoeffer studiò teologia a Tubinga e a Berlino, dove conseguì il dottorato nel 1927, a soli 21 anni. Per la sua formazione spirituale risultarono fondamentali i numerosi soggiorni all’estero, dapprima in servizio pastorale presso la chiesa luterana della comunità tedesca di Barcellona, nel 1929 a New York, per specializzarsi all’Union Theological Seminary (della confessione metodista), dove cominciò a frequentare le chiese della comunità afroamericana nel quartiere di Harlem e poi a Londra nel 1930, dove iniziò un rapporto epistolare con Gandhi, che sognò sempre di incontrare, senza mai riuscirci. Esponente principale della Chiesa Confessante, cioè quel movimento di opposizione al nazismo sorto in seno alla Chiesa Evangelica, partecipò attivamente alla preparazione del colpo di stato (il putsch del 20 luglio 1944) – ahimè fallito ­- per uccidere Hitler. Fu arrestato nel 1943 e rinchiuso nel carcere di Tegel a Berlino in attesa di processo. La prima fase della sua prigionia vide protagoniste le indagini che si articolarono su quattro distinti temi: 1) l’esenzione dal servizio militare disposta dalla Abwehr (i servizi segreti militari con cui aveva collaborato e complottato per l’eliminazione di Hitler) che gli aveva permesso di sottrarsi al controllo della polizia di Stato e di svolgere il suo lavoro ecclesiastico; 2) l’«Operazione 7», cioè il trasporto di un gruppo di ebrei in Svizzera; 3) i viaggi all’estero (su incarico dell’Abweher per prendere contatti con possibili sostenitori) che avevano poco a che fare con compiti militari; 4) la mediazione esercitata dalla Abwehr a favore di alcuni esponenti di spicco della Chiesa confessante. Ma il tentativo di mettere allo scoperto i fatti cospirativi fallì e per chi conduceva le indagini divenne impossibile sollevare l’accusa di alto tradimento o di tradimento alla patria. Rimaneva solo l’accusa di “disfattismo in seno alle forze armate” a causa dell’esenzione dal servizio militare. La seconda fase della prigionia fu caratterizzata dalla preparazione al processo (fino all’aprile 1944), i cui termini furono spostati ripetutamente, finché gli amici del detenuto vennero a sapere che non ci sarebbe stato nessun processo e che non si poteva fare nulla se non lasciare che la cosa venisse “insabbiata” fino al colpo di Stato. Nella terza fase cominciò in cella il lavoro più fruttuoso: alcuni teologi considerano le lettere di contenuto teologico che Bonhoeffer ha spedito dal 30 aprile 1944 come l’inizio di una nuova epoca teologica. Seppe del fallimento del colpo di Stato già nella sera del 20 luglio e così dal giorno successivo perse ogni speranza e si preparò al peggio. Nel periodo di prigionia (un anno e mezzo) produsse una serie di scritti che sarebbe stata poi raccolta nel volume Resistenza e resa, la sua opera più famosa, in cui rifletteva sul rapporto tra fede e azione, tra religione e mondo. A un compagno di prigionia italiano, che gli domandò come potesse un sacerdote partecipare a una cospirazione politica che prevedesse anche lo spargimento di sangue, disse: «Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante»

La figura di Bonhoeffer viene presentata da Petruzzelli nelle sue ultime ore di vita, tramite i pensieri che l’autore immagina lo abbiano attraversato durante la notte prima dell’impiccagione, avvenuta per espresso ordine di Hitler, nel campo di concentramento di Flossenbürg all’alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra.

A fine presentazione è possibile fermarsi a mangiare insieme una pizza cotta nel forno a legna del refettorio comune. Necessaria la prenotazione (ai recapiti inseriti in locandina)

Lisa Gino