Francesco Comotto: «Amianto in Olivetti, quando “il fatto non sussiste”»

Un fatto che invece “sussiste” è che 14 persone sono morte e altre si ammaleranno nei prossimi anni per l’esposizione all’amianto

La sentenza del 18 aprile scorso della Corte d’Appello di Torino ha riaperto una ferita che si pensava in parte rimarginata con le condanne seguite al processo di primo grado “amianto Olivetti”. Assoluzione di tutti i condannati perché “il fatto non sussiste” recita la sentenza in attesa di poterne leggere le motivazioni.

Un fatto che invece sussiste, visto dalla parte dei parenti delle vittime, di chi l’ha scampata o da chi si ammalerà nei prossimi anni, è che 14 persone sono morte, solo parlando di quelle relative a questo processo, certamente a causa della fibra killer e non ci sono responsabili.

Quello che sconvolge il normale cittadino è di come sia possibile una giustizia che in primo grado emette una sentenza con condanne importanti e al secondo ribalta completamente quanto stabilito in precedenza. Non è questione di giustizialismo ad ogni costo, sia chiaro, ma questa sentenza assolutoria lascia molto amaro in bocca.

La Città di Ivrea si è costituita, anche su nostra sollecitazione, come parte civile e certamente, dopo aver esaminato e valutato le motivazioni della sentenza, dovrà fare il possibile per non lasciare cadere così, senza responsabili, una tragedia come questa per la nostra comunità.

Dal nostro punto di vista tutto quanto è accaduto non ha nulla a che vedere con la storia di innovazione industriale e sociale che ha caratterizzato l’azienda di Camillo prima e di Adriano Olivetti poi; quest’ultimo ricordiamo essere mancato nel febbraio del 1960. Nulla ha a che vedere infatti la storia aziendale con eventuali errori o negligenze commesse nel tempo da singole persone per cui ciò che auspichiamo è una giustizia che sappia individuare, senza caccia alle streghe, responsabilità ed eventuali errori o negligenze almeno in nome e in memoria delle vittime.

In Italia muoiono mediamente 3.000 persone all’anno per l’amianto e nel solo Piemonte circa 250. Al di là del processo eporediese, che comunque ha una forte valenza simbolica, dal nostro punto di vista la politica, con particolare riguardo a quella locale, dovrà attivarsi immediatamente per accendere i riflettori sulla salute dei lavoratori come su quella di tutti i cittadini. Servirà investire le necessarie risorse per gli interventi di bonifica e di informazione alla popolazione, ma soprattutto si dovrà attivare, in accordo con le strutture sanitarie e scolastiche un serio piano di prevenzione. E questo non vale solo per la questione amianto, ma anche per tutte le forme di inquinamento ambientale come ad esempio le emissioni in atmosfera a partire da quei PM10 che negli ultimi due anni abbiamo visto superare abbondantemente le soglie di rischio stabilite dalla legge nel silenzio delle istituzioni.

Serve prevenire perché le patologie legate a questo tipo di cause scatenanti si manifestano solamente dopo anni di incubazione tanto che per l’amianto si prevede un picco di morti nel 2020. Non vorremmo dover aspettare 20 anni per sapere che l’aria malsana che respiriamo oggi sarà la causa di morti che con una corretta prevenzione oggi si sarebbero potute evitare. Di certo non si potrà dire che non lo si sapeva perché noi l’abbiamo detto e ridetto anche nelle sedi istituzionali, ma forse sarà troppo tardi.

francesco comotto (consigliere comunale Viviamo Ivrea – candidato sindaco alle prossime elezioni comunali di Ivrea)