Franco Giorgio, Art. 1 Ivrea: invito a votare NO al referendum

“Seppur il partito in cui milito e sono Segretario a Ivrea, Art. 1 – Mdp, non ha preso una posizione chiara se non con Bersani che si è espresso per il Sì, io come ho espresso sin dalla prima ora voto e invito a votare NO.”

Intervento di Franco Giorgio, segretario della sezione di Ivrea e Canavese “Enrico Berlinguer” di Art. 1 – Mdp.

Difficile fare ipotesi su ciò che accadrà anche perché è difficile prevedere che partecipazione ci sarà al referendum, specie dove non ci sono le amministrative.
Ma nell’aria cresce un “profumo” di 4 dicembre 2016: la base militante e il popolo italiano è più avanti di quello che si vuol far credere. E credo abbia capito!

Il Pd decide in direzione che voterà SÌ perché avvia le riforme. E Zingaretti si affretta a precisare che con la eventuale vittoria del NO, il governo non rischia, come con l’esito delle elezioni regionali.
Il gioco delle parti e la tenuta degli interessi sono solidi, comprensibili ; ma non condivisibili perché ammantati da ipocrisia e convenienza.
Ovviamente Zingaretti dice di “dover salvare l’Italia”. Ma questo l’abbiamo già sentito: è nel copione di tanti attori.

Staremo a vedere!
Come ha scritto Macaluso “Legare governo e Costituzione è una scelta sbagliata. I governi passano, le Costituzioni, con le loro regole e principi di fondo, restano

Io Voto NO anche perché non ho dimenticato né l’origine di questa riforma né come è stata festeggiata dai grillini, che esposero, davanti al Parlamento, uno striscione con tante poltrone e loro con una grossa forbice tagliavano i seggi. Dunque i seggi sono solo poltrone, i parlamentari “poltronisti”, il Parlamento solo un costo da tagliare. È una iniziativa che ha un evidente carattere anti-Parlamentare. L’ultima “bandiera” di un movimento senza più la propria identità fondante.

La vera posta in gioco non è il numero dei parlamentari, ma la difesa del Parlamento, del suo ruolo, del suo significato, della sua funzione in una democrazia, di fronte a una iniziativa antiparlamentare.

Una deriva anti-parlamentare non è un fatto di oggi. Il Sì ne sancisce una vittoria concreta sul terreno non solo della politica ma delle istituzioni. Nell’Italia di oggi, attraversata da pulsioni populiste profonde, compito della sinistra e delle forze democratiche dovrebbe essere quello di contrastare questa deriva, non si assecondarla!

Sembra che il “virus” dell’antipolitica abbia infettato anche parte della Sinistra.

Penso che il Pd uscirà indebolito da questa situazione, perché ha una posizione equivoca e non fa una battaglia politica chiara. Ha detto No tre volte; poi ha detto Sì solo per il mantenimento del governo.
Questo dimostra una posizione che non parte da esigenze generali, ma dalla collocazione politica del momento. Una “scivolata” di cultura politica e conferma i limiti dell’attuale gruppo dirigente.
Il Pd appare come un progetto datato; non solo perché non riesce a rappresentare il mondo del Lavoro ma allo stesso tempo non riesce a essere una grande forza di massa in grado di contrastare le destre e di quel populismo presente anche fra i banchi dei propri alleati di governo.

Non sarà il referendum e nemmeno le regionali a metterlo in crisi, ma ciò che è in grado di fare o non fare. Al momento, è fermo un po’ su tutto, e appare, anche per contingenze, non in grado di indicare una uscita positiva al Paese in direzione futuro.

Non appassiona provare ad attribuire colpe peraltro evidenti. Ma la questione è politica. Se non ci sono le condizioni per una tanto invocata “alleanza strategica”, inutile insistere. Si rischia una brutta figura. E di compromettere la nostra Costituzione.

Piuttosto riprenderei il progetto di costruire una Sinistra identitaria, moderna e di governo che manca come il pane nel nostro Paese.

Specialmente se si ha l’ambizione di costituire il “riferimento di tutti i riformisti, democratici, progressisti ed ecologisti italiani”.

Ma questa ambizione ha bisogno di essere convertita in fatti; non si può accontentare di stucchevoli slogan comunicativi ed inganni.

Franco Giorgio