Giovani e “mondo della politica” a Ivrea: intervista ad Andrea Gaudino

Prosegue il ciclo di interviste ai giovani impegnati sul territorio in vista delle prossime elezioni amministrative a Ivrea

Andrea Gaudino

Con l’avvicinarsi della fine del mandato elettorale della giunta Sertoli sui giornali del territorio è cominciato il consueto rito pre-elettorale di interviste ai principali esponenti politici cittadini. Come scrivevamo la volta precedente una categoria di persone che a Ivrea non viene mai presa in considerazione è quella dei giovani. Nel tentativo di invertire questa tendenza e dare voce ai ragazzi e alle ragazze impegnate in vari ambiti dell’associazionismo locale, abbiamo intervistato Andrea Gaudino, giovane noto a Ivrea e particolarmente impegnato allo ZAC!

Andrea, hai cominciato con Libera, sei passato attraverso ACMOS e lo ZAC! e adesso segui da un paio d’anni Laboratorio Civico Ivrea. Il “civismo” ci sembra di capire che sia la tua grande passione politica. Da cosa nasce?

Per rispondere a questa domanda devo tornare parecchio indietro nel tempo, quando all’età di 16 anni ho incontrato l’associazione Libera nella persona di Luigi Ciotti. che in un suo intervento nella chiesa di San Lorenzo ha citato le parole di Rosario Livatino: “Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”. Il mio impegno sociale, la mia militanza in Libera nasce proprio quella sera, grazie all’esempio e alla testimonianza di adulti credibili. Vorrei aggiungere una precisazione per me importante riguardo il legame tra l’impegno sociale e la politica. Infatti, un altro insegnamento che ho appreso durante gli anni di impegno nell’associazione Acmos è quello di Don Lorenzo Milani: “Il problema dell’altro è uguale al mio. Sortirne da soli è l’avarizia. Sortirne insieme è la politica”. Penso che ci sia un legame profondo tra una politica così intesa e il grande lavoro che le associazioni portano avanti ogni giorno.

In passato hai contribuito alla nascita della Palestra di Politica dello ZAC!, arricchita quest’autunno da proiezioni cinematografiche legate all’eutanasia, al Ddl Zan e al Referendum sulla Cannabis. Ci sai dire che temi proporrete per i prossimi appuntamenti?

La Palestra di Politica dello ZAC! è lo strumento che ci siamo dati per approfondire temi di attualità, per affrontare questioni complesse che spesso vengono liquidate con slogan semplicistici e per arrivare preparati a momenti di elezioni, siano locali o nazionali, europee o referendum. Il senso più profondo è quello di provare ad avvicinare la cittadinanza alla politica, a partire dalle giovani generazioni. Per il futuro non mi posso sbilanciare troppo, ma posso anticipare che ci piacerebbe dedicare una sessione di lavoro al tema della geopolitica e al ruolo dell’Europa, anche alla luce del conflitto tra Russia e Ucraina.

Uno dei principali limiti del “civismo” riguarda l’incapacità e/o la scelta, da parte delle associazioni, di avvicinarsi alla politica dei partiti, al punto che essere “a-partitici” viene ancora considerato un valore positivo. Visto l’attuale stato di salute dei partiti (programmi deboli, poche idee, scarso ricambio generazionale, dibattiti e assemblee pressoché assenti) pensi che l’“apartitismo” delle associazioni faccia bene alla politica in generale?

Vorrei fare innanzitutto una distinzione importante: una cosa è l’essere apartitici, un’altra è essere apolitici. Io penso che sia giusto che un’associazione rivendichi il suo essere apartitica, perché è elevato il rischio di una strumentalizzazione del proprio operato, dei propri soci e delle persone a cui si rivolge, specialmente se queste sono minorenni. Altra cosa, diametralmente opposta, è l’essere apolitici. Ritengo che nessun ente del terzo settore si possa definire apolitico, perché ogni azione e ogni scelta che facciamo tutti i giorni, sia da individui, sia come enti associativi, sono dense di significato politico.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, non sono sicuro che il “partitismo” delle associazioni possa fare del bene al mondo politico, ma sono certo che potrebbe fare grossi danni alla tenuta e al futuro delle associazioni stesse. Altra questione è l’impegno politico, anche partitico ed elettorale, di un membro di un associazione, che decide di impegnarsi in forma individuale. Ritengo che questo tipo di scelta sia utile e auspicabile, per riuscire a portare i temi coltivati all’interno dell’associazione nel mondo della politica.

Non pensi che le associazioni dovrebbero farsi carico di una maggiore responsabilità politica? Penso alla possibilità di “contrattare” temi o obiettivi sociali e ambientali con i partiti o, quanto meno, esercitare pressione, una sorta di lobbismo senza interessi aziendali e personali da promuovere.

Sono d’accordo che ci debba essere un maggiore dialogo tra il mondo della politica e quello delle associazioni. In un certo senso, abbiamo già provato a sperimentare questa sfida con il ciclo di incontri della Palestra di Politica verso le elezioni amministrative del 2018. E’ stato un modo per esprimere la nostra opinione su questioni ritenute importanti, come i giovani, la scuola, l’ambiente e il cibo, e per proporre questi temi ai candidati sindaco di Ivrea nella serata finale. Non penso che questo sia sufficiente, ma è necessaria una maggiore esposizione del civismo nelle questioni politiche che riguardano la nostra Città, con l’attenzione però a quanto già detto nella risposta precedente. In questa direzione, ritengo che il lavoro di Laboratorio Civico Ivrea sia molto prezioso, soprattutto nel dare la possibilità alle associazioni di fare un passo in avanti, portando la loro esperienza e conoscenza dei problemi e contribuendo attivamente a formulare il disegno della Città del futuro.

Al recente congresso del circolo eporediese del Partito Democratico sei intervenuto a nome del Laboratorio Civico auspicando “unità d’intenti tra il mondo associativo e quello politico per creare una coalizione tra tutti coloro che non si riconoscono in questa amministrazione”. Credi che mettere tutti assieme con il solo obiettivo di sconfiggere le destre possa avere successo? Non pensi sarebbe meglio partire da contenuti, proposte e programmi e valutare “chi ci sta”?

Rivendico il messaggio che ho lanciato, a nome di Laboratorio Civico, durante il congresso del PD locale, ma non vorrei che venisse frainteso. L’obiettivo dev’essere quello di correre insieme per portare avanti una nuova idea di Città, condivisa da tutte le forze che vorranno partecipare, e non la semplice velleità di sconfiggere l’attuale coalizione al governo. Certamente bisogna partire dai contenuti, cosa che come Laboratorio Civico abbiamo iniziato a fare durante i molti incontri organizzati negli ultimi due anni, anche durante il periodo delle restrizioni. Sarà nostro impegno quello di condividere le idee raccolte sul territorio e di metterle in rete con le forze politiche e sociali che hanno intenzione di intraprendere questo nuovo progetto politico.

Faccio anche a te la domanda che ho fatto a Simone Bergò. Si può dire che la partecipazione dei giovani al dibattito politico locale sia estremamente scarsa se non addirittura inesistente. L’intervento dei giovani in politica ha storicamente svolto un ruolo di rottura, utile per “rimescolare le carte” e alimentare il dibattito, il confronto e, talvolta, il conflitto. Il recente movimento degli studenti medi (con le scuole occupate a Torino e nelle principali città italiane) potrebbe forse svolgere oggi, dopo decenni di assenza, questo ruolo? Non credi che come giovani dovremmo irrompere nel dibattito locale e intervenire con maggior costanza? Hai qualche idea per stimolare un ruolo protagonista dei giovani nella società e nella politica?

Sul tema dei giovani vorrei che ci fosse meno strumentalizzazione. Non bisogna dare voce a un giovane solo perché tale, ma se ha idee interessanti da mettere sul tavolo della discussione. Non vorrei che si trattasse la questione dei giovani come quella dei panda in via di estinzione.
Fatta questa premessa, rilevo che l’associazionismo in città ha un’età media molto elevata e non sono molte le realtà che hanno avuto un ricambio generazionale o che hanno al loro interno gruppi di giovani. Alcune eccezioni ci sono, ma restano tali.
Su questo tema, vorrei riportare un’iniziativa che stiamo realizzando come Laboratorio Civico, ovvero la creazione di un questionario online che stiamo diffondendo all’interno dei principali gruppi di giovani che animano la Città, per raccogliere la loro visione di Ivrea e le loro proposte o urgenze di intervento. Per ora siamo arrivati a circa 60 risposte ed è nostra intenzione elaborare questi dati per condividerli con i giovani che hanno risposto al questionario e, successivamente, decidere insieme a loro come portare le riflessioni più rilevanti all’interno del dibattito cittadino.

Andrea Bertolino