Giuda per botanici

Contronatura

Nel romanzo pseudobiografico “La Gloria” Giuseppe Berto da voce all’evangelica figura di Giuda Iscariota che racconta in prima persona la sua vicenda come umile strumento di Dio affinché si realizzi la storia della salvezza.
Gesù gli affida il compito di tesoriere, ma il suo incarico segreto è quello di tradirlo per realizzare ciò che era già stato stabilito dalle Scritture. Giuda si attiene al suo destino e si danna in eterno, fino a diventare sinonimo di tradimento nella cultura cristiana.
Mi ritengo agnostico, non ateo in quanto anch’io credo in un dio, sebbene immanente, la Natura. Osservando dall’esterno la “leggenda” trattata nei Vangeli mi domando perché, se il povero Giuda sia stato strumento divino per la redenzione del meschino genere umano, sia considerato un essere miserabile e spregevole mentre, come ipotizza Berto, dovrebbe essere glorificato per il suo sacrificio.
I botanici hanno, però dedicato due splendidi alberi al mitologico personaggio come riconoscimento, forse, della sua importanza nella storia della religione cristiana. L’albero di Giuda (Cercis siliquastrum) è originario della regione della Giudea e rappresenterebbe simbolicamente le antiche leggende del primo cristianesimo. L’apparizione dei suoi splendidi fiori lilla-violacei prima della comparsa delle foglie, approssimativamente nel periodo di Pasqua, simboleggerebbe il periodo della passione di Cristo e sarebbe legato all’episodio del famoso bacio traditore avvenuto sotto le sue fronde; tragicamente lo si indica come l’albero a cui Giuda si impiccò tormentato dal rimorso.
Mi permetto di dubitare che l’evangelico apostolo ingannatore si sia appeso all’omonimo albero, dotato di un portamento arbustivo contorto e cespuglioso a cui è difficile appendere la corda ad un ramo che possa sopportare il peso di un tragico suicidio. Se non ci credete potete ammirarlo nel giardinetto prossimo alla stazione ferroviaria dove alcuni esemplari fiancheggiano il vialetto pedonale tracciato all’interno del gruppo arboreo, tingendo il giardino degli splendidi colori dei loro fiori durante l’antesi primaverile.
Lo spino di Giuda (Gleditsia triacanthos) originario dell’America settentrionale è, invece, un vero albero, può raggiungere i trenta metri di altezza, sarebbe quindi adatto ad uno scellerato gesto di sospensione per il collo! Anch’esso fu importato a scopi ornamentali, lo potete rinvenire in qualche giardino e sul bordo della strada che fiancheggia la sponda est del Lago S. Michele.
L’appellativo volgare spino di Giuda o spinacristi fa riferimento tradizionalmente alla corona di spine, usata durante la passione di Gesù, secondo il racconto dei Vangeli. Infatti la superficie del tronco è disseminata di lunghe spine tipicamente tripartite lunghe quasi 10 centimetri. Non potrebbero, però, essere quelle utilizzate per confezionare il crudele serto che coronava la testa del Cristo, essendo l’albero originario di un continente allora sconosciuto alle civiltà euroasiatiche.
Invece la marruca (Paliurus spina-christi) è un arbusto molto ramificato originario di climi temperati e asciutti dal Marocco all'Iran il cui nome ricorda che i suoi rami spinosi potrebbero essere realmente stati usati per realizzare il famoso diadema di spine della tradizione. Anch’esso è presente sporadicamente nelle locali boscaglie aride, lo si può ammirare sulle pendici del colle che ospita il castello di Montalto.
Mi sorprende che non vi sia un vegetale dedicato al protagonista del cristianesimo, ma solo essenze che ne ricordano il tormento e il traditore che lo indusse, con l’approvazione divina ovviamente.
Potrebbe essere che per i cristiani sia blasfemo denominare un banale essere vivente con il nome di colui che tutti li ha creati? Sempre che non credano a Darwin, naturalmente.

Diego Marra