Ivrea comune: “Giustizia per i morti per amianto in Olivetti”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Cadigia Perini e Gianni Tarena sull’amianto in Olivetti

Giustizia per i morti per amianto in Olivetti e più investimenti per le bonifiche degli edifici pubblici, a partire dalle scuole, per non ammalarsi e non morire più.

Importante in questa direzione l’assemblea pubblica organizzata dalla Cgil martedì 8 maggio a Ivrea, ma ancora più importante sarà la partecipazione cittadina, perché il problema è di tutta la comunità eporediese.

La sentenza di appello del 18 aprile scorso che ha assolto i 13 condannati in primo grado perché “il fatto non sussiste”, pone al momento un macigno sulle morti per amianto dei lavoratori Olivetti di Ivrea e sui loro familiari. Un macigno che va sollevato aggiungendo all’impegno delle difese dei lavoratori, dello Sportello Salute Cgil Ivrea, della Fiom costituitasi parte civile, come pure il Comune di Ivrea, la partecipazione e sostegno di tutte le lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini che non possono accettare che non vi siano responsabili per questa strage che potrebbe non essere giunta alla fine.

Non possono e non devono esserci impunità davanti alle morti sul lavoro. I processi, le inchieste, devono accertare delle responsabilità, non sancire delle “innocenze” come purtroppo in uso in questo paese. E il fatto in realtà sussiste eccome! Il fatto sono le 14 vittime di un lavoro non sicuro anche nella illuminata Olivetti, e altre vittime già aspettano giustizia, e ancora se ne aggiungeranno perché l’amianto è subdolo e ti uccide dopo decenni. Queste lavoratrici e lavoratori sono vittime della disattenzione colposa di chi li ha fatti lavorare con quel talco mortale, la tremolite, un “sottoprodotto” (sic) della lavorazione dell’ amianto, anche dopo che la sua pericolosità era nota. Non possono non esserci responsabili, non fu certo capriccio dei lavoratori usare polvere mortale. Nessun principio di precauzione è stato applicato, confermando l’indifferenza verso la sicurezza del lavoro che perdura ancora oggi, come testimoniano i 220 morti dal primo gennaio al 30 aprile di quest’anno, quasi due morti al giorno.

Le motivazioni dell’assoluzione in appello dei 13 condannati in primo grado, non sono ancora note, hanno pesato sul ribaltamento della sentenza testimonianze discordanti rispetto al primo grado, anche su queste si dovrà indagare. Certo è che se ci sarà anche solo una minima possibilità di rendere giustizia ai morti e ammalati, il ricorso in Cassazione sarà doveroso, ma questa volta non si dovranno lasciare soli i parenti delle vittime con il loro difensori, ci dovrà essere con loro tutta la città.

SI LAVORA PER VIVERE, NON PER MORIRE!

 

Cadigia Perini
Gianni Tarena
per la lista
Ivrea comune – Sinistra e Costituzione