I diari del partigiano Tutino

Ivrea_CanoaA Donato, nel salone comunale, la presentazione del libro nella sera della memoria del sacrificio di LaLa sera di venerdì 29 gennaio, presso il salone comunale di Donato, si è tenuta la presentazione del libro “Saverio Tutino, Diari 1944-1946”, ed. Le Chàteau. Un pubblico numeroso e attento ha ascoltato con commossa partecipazione le parole della figlia di Tutino, Barbara, curatrice del testo e gli interventi di Pierangelo Favario, presidente dell’ A.N.P.I. della Valle dell’Elvo e Serra, di Nicola Alessi, curatore ed editore dell’opera, e di Mario Beiletti, presidente dell’A.N.P.I. di Ivrea e Basso Canavese.
Saverio Tutino, nato a Milano il 7 luglio 1923, dopo l’8 settembre sfugge alla leva della Repubblica di Salò e si rifugia in Svizzera, dove aderisce al Partito comunista. Nell’estate del 1944 rientra clandestinamente in Italia e nella “repubblica partigiana” di Cogne svolge la prima fase della sua esperienza partigiana in una formazione garibaldina. Nell’inverno del 1944 si trova nel Biellese, a Lace di Donato, inquadrato nella 76° Brigata Garibaldi, di cui diventa, poco più che ventenne, commissario politico. Nel febbraio del ’45 è comandante della VII Divisione Garibaldi, in occasione della battaglia di Sala Biellese.
I diari di Tutino percorrono tutto il 1945, anno cruciale, come ha sottolineato la figlia Barbara, perché segnato dalla grande frattura tra periodo bellico e postbellico,con la continuità tra gli ideali di libertà della Resistenza e il desiderio di realizzare una società pacifica e giusta, che vede i Garibaldini impotenti di fronte alla restaurazione e alla difficile ricostruzione del primo dopoguerra.
I diari, ha affermato Alessi, sono documenti privilegiati, che ci permettono di conoscere le vicende personali ed intime dei protagonisti della Storia, ma sono anche fonti importanti per confrontare notizie e dati storici “ufficiali”. L’autore, nell’usare questo mezzo per fissare i propri ricordi, ha una visione storica della sua vita e decide consapevolmente di lasciare traccia per quelli che più avanti lo leggeranno, senza porsi il problema dell’esistenza di un cortocircuito tra coloro che fanno la Storia e coloro che la scrivono.
Mario Beiletti ha sottolineato come il Biellese, scenario dei Diari di Tutino, fosse un luogo particolare nell’ambito della Resistenza, in cui i partigiani, tutti Garibaldini, condividevano pensiero e formazione. Il Canavese presentava, invece, una realtà molto frammentata, caratterizzata da formazioni diverse: “Garibaldi”, “Matteotti”, CL, formazioni autonome; differenze che non hanno consentito l’eredità di una memoria comune.
A conclusione della serata il commento di Virginia Pellerei, studentessa diciottenne del Liceo Gramsci, nipote di una staffetta partigiana, che ha parlato dell’importanza del non dimenticare, del porsi in ascolto, per essere degni eredi degli ideali e dei sacrifici della gioventù del passato che ha combattuto e si è sacrificata per la gioventù del futuro.
Dopo la presentazione del libro, tutti si sono raccolti a Lace, dove, tra le fiaccole e i canti del Coro Bajolese, sono stati ricordati i partigiani catturati e trucidati la notte del 29 gennaio 1945.
G. M.