Candidati coalizione Comotto: “I punti di vista sono sacrosanti, le informazioni distorte sono cattivo giornalismo”

Replica di un gruppo di candidati della coalizione Comotto all’articolo sulla vicenda degli apparentamenti

Se non fosse che ci sono nomi e cognomi, verrebbe da pensare che si tratti di un’altra storia. Certune affermazioni poi, lasciano intendere una concezione dei processi democratici, anche partitici, che proprio non ci appartiene.
La “miopia elettoralistica” nel titolo, e quel “Comotto frantuma la sua coalizione”, che sta nell’occhiello, lascia immaginare un Francesco Comotto accecato dal mancato risultato elettorale, che vuole comunque portare a casa qualche poltrona e pertanto si (s)vende al miglior offerente, incurante del pensiero dei suoi candidati ed elettori. Alcuni dei quali (Ivrea Comune Sinistra e Costituzione) inviano mail ai loro sostenitori millantando “l’unica consolazione di essere riusciti con la nostra opposizione interna alla coalizione almeno a scongiurare l’apparentamento con il centro-destra”.
Le cose, e soprattutto lo spirito delle cose, non sono affatto così. E anche giornalisticamente, l’aver pubblicato affermazioni di tale peso senza consultare neppure il diretto interessato per ascoltare la sua versione, o altri componenti la coalizione ad eccezione di quelli di Ivrea Comune segna, questo sì, un modo “brutto e confuso” di veicolare le notizie.
La sostanza delle cose è poi molto semplice da illustrare. Certamente l’esito delle elezioni ci ha lasciato l’amaro in bocca, che sul ballottaggio ci speravamo, ma non per questo abbiamo deciso di venderci al miglior offerente. Ci siamo radunati attorno ad un tavolo, molto grande tra l’altro, perché la partecipazione dei candidati è stata notevole, ed abbiamo avviato un confronto. Due lunghe serate di condivisione di speranze, dubbi, domande e opinioni attorno ad ognuna delle possibilità. Si potrà pure discutere sulle categorie “destra” e “sinistra”, l’unica che ha caratterizzato l’intero nostro percorso è stata l’onestà intellettuale e la reciproca fiducia. Il che non significa essere sempre tutti d’accordo. E questa volta non lo eravamo. L’accordo era però di lasciare a Comotto l’onere della sintesi e della decisione conclusiva. Così è stato. Dopodichè ognuno avrebbe tratto le sue personali conseguenze. Invece per alcuni, la sola idea di fare in modo che ciascuno potesse liberamente esprimersi, e quindi considerare anche l’eventualità di un apparentamento con la destra, è sembrata eretica. Noi invece la chiamiamo democrazia. Questo sarebbe il “grillismo in salsa canavesana (…) che oggi rivela fino in fondo l’incapacità di comprendere la fase che viviamo tutti e che vive la città”?
“Da che parte stiamo”, come recita in conclusione dell’articolo la provocatoria domanda de l’Espresso, lo si evince dai contenuti affrontati in cinque anni di attività (come mai prima il Consiglio Comunale aveva vissuto, per mano della minoranza) e dal metodo fin qui seguito, che ci ha permesso di elaborare il ricchissimo Progetto di Cambiamento per la Città presentato come programma elettorale di un gruppo che è cresciuto, raccogliendo consensi ed interesse proprio perché caratterizzato da un pensiero aperto e trasparente.
L’avventura continua: coraggiosa, trascinante e contagiosa.
Roberto Gallina, Cristina Capello, Marco Bellini, Simone Garziera, Lisa Gino, Federico Bona, Lia Avalle, Barbara Boni, Raffaele Orso Giacone, Lorena Borsetti, Walter Avondoglio, Franca Vallino, Aldo Barale, Francesco Gioana, Teresa Di Tria, Fabrizio Zanotti, Francesca Mannina, Cristina Giolitti, Rodica Chirilescul, Massimo Actis Perino, Alberto Bich, Rita Brunetto Prando, Maurilio Ponzetto, Cristina Bona.

 

Una risposta e alcune domande ai firmatari della replica.

Devo confessare che speravo si aprisse un dibattito pubblico e di merito sulle vicende seguite al voto del 10 giugno scorso a Ivrea, in particolare con le persone candidate nelle tre liste della “coalizione Comotto”, con tante delle quali nel corso degli anni si sono condivise iniziative e battaglie civili e sociali.Questa replica all’articolo (pubblicato lunedì scorso), però non aggiunge, purtroppo, nulla nel merito delle scelte politiche, ma per le accuse che rivolge, richiede una risposta.
Se si accusa qualcuno di fornire “informazioni distorte”, occorrerebbe poi indicarne almeno una e spiegare perché e come è stata distorta.
E’ pacifico e ribadito in tutti i comunicati (video o scritti che siano) che è stato chiesto da Comotto (quale candidato sindaco della coalizione) l’apparentamento indifferentemente alla due coalizioni che oggi vanno al ballottaggio. Dove sarebbe la “distorsione” dell’informazione? E c’è bisogno di “consultare il diretto interessato” o chiunque altro per riportare un fatto tanto pubblico e chiaramente dichiarato? Non è un processo alle intenzioni (e non dico “coda di paglia” perché, veramente, non lo penso) scrivere che il paragrafo in cui riporto questo fattolascia immaginare un Francesco Comotto (…) che vuole comunque portare a casa qualche poltrona”?
Anche sul passaggio incriminato «quel “Comotto frantuma la sua coalizione” che sta nell’occhiello», qualcuno può dire senza ridere che la coalizione è oggi “più salda e più forte che pria” se lo stesso Comotto nel comunicato del 16 giugno scrive che «non siamo riusciti al nostro interno a trovare una posizione sufficientemente maggioritaria che potesse dare forza ad un apparentamento con il centro destra»?
Poi, bontà Vostra, leggo in apertura che i punti di vista sono sacrosanti e allora mi permetterete di pensare e scrivere che la “miopia elettoralistica” è un antico e oggi più che mai esteso vizio che fa commettere errori politici gravi?
O di individuare nel “grillismo in salsa canavesana” (cioè, per dirla in breve, in un modo di fare politica slegato da soggetti sociali di riferimento, con l’aggravante del localismo) l’origine di una scelta che appare in violento contrasto con la storia e le pratiche di Comotto e di molti/e candidati/e della coalizione?
Infine,

  • a parte alcuni passaggi che non ho proprio capito (ad esempio, che vuol dire “Certune affermazioni poi, lasciano intendere una concezione dei processi democratici, anche partitici, che proprio non ci appartiene”?);
  • a parte l’attribuirmi (tranquilli, non ho sentito e non c’era bisogno di sentire nessuno, era tutto ampiamente scritto, dichiarato e pubblico) di aver sentito solo la versione della lista “Ivrea Comune” (peraltro accusata di essere “millantatrice”);
  • a parte l’abuso di affermazioni apodittiche e autoreferenziali quali: ciò che “ha caratterizzato l’intero nostro percorso è stata l’onestà intellettuale e la reciproca fiducia”, i contenuti affrontati “in cinque anni di attività (come mai prima il Consiglio Comunale aveva vissuto, per mano della minoranza)”, il metodo “che ci ha permesso di elaborare il ricchissimo Progetto di Cambiamento per la Città”, “un gruppo che è cresciuto, raccogliendo consensi ed interesse proprio perché caratterizzato da un pensiero aperto e trasparente”;

ciò che lascia l’amaro in bocca è il fatto che non ci sia risposta alla semplice domanda che rilanciavo dalla copertina dell’Espresso di domenica scorsa: “Voi da che parte state?”.
E’ una risposta che, mi scrivete, dovrei “evincere”. Ma da cosa? Dal vostro passato o dal fatto che l’eventualità di un apparentamento con la destra (con questa destra di oggi) la chiamate democrazia? E’ veramente così difficile dire chiaramente da che parte state: con Soumahoro o con Salvini? Con chi, riprendendo nuovamente spunto dall’Espresso di oggi, “dichiara guerra ai migranti, vuole la schedatura delle minoranze e non tollera il dissenso” o con “chi nel Paese vuole reagire, prendere parte, schierarsi. Contro l’indifferenza”.
Mi auguro che, convinto che gran parte (e dico gran parte perché non conosco tutti) di chi ha firmato la replica al mio articolo stia con questa seconda parte, da domani, passata la sbornia elettorale, ci si possa tutti rimettere a ragionare, confrontarsi e lavorare. Perché, comunque vada, c’è e ci sarà molto da fare. In questa nostra piccola e bella città e non solo.
ƒz