Perché è mezzo vuoto il bicchiere del Decreto immigrazione

La mossa del Governo è in continuità con la ratio di fondo dei decreti Salvini e con il Patto Europeo per l’immigrazione, ovvero quella di nascondere il problema “un po’ più in là”, confinandolo alle frontiere esterne dell’Europa.

Dopo due anni dagli incostituzionali decreti Salvini, finalmente si è tornati a normare il diritto dell’immigrazione in Italia. Una buona notizia, soprattutto perché guardando al nostro orticello ci sono stati notevoli passi in avanti, come la sostanziale reintroduzione della protezione umanitaria e dell’accoglienza diffusa. Buone notizie per il nostro territorio, che in passato ha saputo gestire in maniera dignitosa l’accoglienza nei molti comuni eporediesi e canavesani, grazie all’impegno dei comuni e dei consorzi socio-assistenziali.

Però, il motivo per cui il bicchiere è, a mio parere, mezzo vuoto sta nella sostanziale continuità tra il Decreto Lamoregese e il Decreto Salvini rispetto alle procedure accelerate e ai respingimenti in frontiera. Questi sono temi poco approfonditi dalle associazioni e cooperative che operano sul nostro territorio, tra cui anche realtà in cui io stesso sono coinvolto, perché “non ci toccano”. Purtroppo sono tematiche più vicine di quanto possiamo pensare, perché attraverso esse il Governo italiano e quello europeo intendono ridurre al minimo la portata sostanziale dell’accoglienza, dei diritti umani, trasformando il nostro sistema liberale e democratico in una macchina che viola in maniera organica e quotidiana i diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1951.

La Convenzione di Ginevra del 1951 e il Protocollo del 1967 sono alla base del diritto internazionale del rifugiato. Secondo la Convenzione, un rifugiato è un individuo che: ha fondato motivo di temere la persecuzione a motivo della sua. discendenza, religione, nazionalità, appartenenza ad un particolare gruppo sociale, opinione politica; si trova al di fuori del suo paese d’origine; e. non può o non vuole avvalersi della protezione di quel paese, o ritornarvi, per timore di essere perseguitato.

Come? La risposta è molto semplice. All’apparenza il nostro sistema è democratico, perché garantisce i diritti di tutti, immigrati compresi. Infatti, troviamo una nuova protezione speciale, che nella forma e nella sostanza reintroduce la protezione umanitaria pre-Salvini, e un nuovo sistema di accoglienza diffuso. Ma chi potrà accedere a queste garanzie? Oggi pochi, in futuro sempre meno persone. Perché la direzione è quella della riduzione dei numeri alle frontiere, attraverso procedure di respingimento degli hotspot, procedure accelerate di esame delle domande di protezione internazionale direttamente negli hotspot o nei CPR.

Nei fatti, quindi, il processo di erosione dei diritti umani, iniziato dal Decreto Salvini, è stato rinforzato dal nuovo Decreto Lamorgese e dal Patto Europeo sull’immigrazione. Il risultato è che la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo, oggi e sempre di più nel futuro, verrà accuratamente selezionata nei confini esterni dell’Europa (Lampedusa, Grecia..), verrà respinta nei paesi di origine e non potrà arrivare sui nostri territori, non potrà accedere a quelle garanzie che vengono sancite sulla carta.

Come? Se provieni da un paese sicuro, se entri in maniera illegale, senza documenti, se ti rifiuti di dare le impronte digitali, verrai direttamente inserito all’interno di procedure accelerate che non tengono per nulla in considerazione le garanzie costituzionali. Nessun colloquio davanti a una commissione, nessuna possibilità di prepararti con l’aiuto di cooperative, operatori legali e avvocati. Inoltre, una sostanziale impossibilità di presentare ricorso a un diniego e un molto probabile rimpatrio nel proprio paese di origine o detenzione in un CPR come migrante irregolare.

Per quanto sia importante rilevare i profili di positività introdotti dal nuovo decreto, frutto di richieste che provenivano dalla società civile e da tutti quegli enti che si occupano di accoglienza, questo articolo vuole essere un’esortazione ad alzare lo sguardo, a tener presente non solo quello che succede vicino a noi e che ci riguarda direttamente, ma anche quello che succede, e che succederà sempre di più, nelle frontiere, negli hotspot, in tutti quei luoghi che i nostri figli o nipoti chiameranno senza timore dei lager.

Andrea Gaudino