Il futuro, nel PD

L’incontro con l’europarlamentare Daniele Viotti

Dimitri Buracco Ghion e Daniele Viotti durante un momento della serata

Tutte le attenzioni, locali e nazionali, sono rivolte a sabato 8 aprile, quanto Davide Casaleggio sarà alle Officine H per inaugurare l’evento “SUM #01 Capire il futuro”. Al di là delle dichiarazioni pubbliche è ormai evidente a tutti che quella giornata avrà un significato particolare per il M5S: le innumerevoli adesioni avute da esponenti di spicco della cultura, delle scienze, del giornalismo e della società italiana danno adito al pensiero che SUM #01 sarà un momento di raccolta di idee per il Movimento 5 Stelle da far maturare e successivamente presentare, forse alle prossime elezioni, come programma di governo.
La conferma o la smentita di questo si avrà dopo l’8 aprile, ma sia che si tratti di un futuro politico per il M5S o del futuro dei vari campi del lavoro, della tecnologia, del potere ecc…di futuro si parlerà.
Se pur in maniera molto più contenuta anche il PD locale ha provato ad organizzare un momento nel quale affrontare il difficile tema del futuro, specialmente per quanto riguarda il futuro del e nel Partito Democratico. Giovedì 6 aprile, infatti, all’enoteca Livrè l’europarlamentare Daniele Viotti ha intrattenuto una piccola folla di persone attorno alla questione “Il PD di domani: dal congresso all’Europa”.

Di futuro si è cercato di parlare, ma a differenza del M5S il PD ha lo svantaggio che per poter arrivare a quell’obiettivo prima deve affrontare e ragionare sul passato. Renzi, le fratture interne, il 4 dicembre: sono problemi ancora aperti, mai risolti. Le primarie imminenti e la corsa al candidato leader non aiutano chi vorrebbe un partito più riflessivo in grado di ricucire le ferite con la società civile aperte in questi anni di governo. Le parole di Viotti vanno in questa direzione: «Il partito oggi è una somma di luoghi, di circoli di cui nessuno si occupa e i militanti sono diventati distributori automatici di volantini alla ricerca di voti per il proprio leader». In una mezz’oretta si è cercato di fare un bilancio di questi anni di governo: «Abbiamo avviato diverse riforme, alcune importanti, è vero; ma è scoraggiante sapere di aver contribuito alla crisi dei sindacati, perché questo ha significato che la domanda dei cittadini come lavoratori è oggi una domanda singolare, a tratti egoista, non più aggregata.» E ancora: «Il PD è oggi un partito che ha poche idee ed è sempre in guerra con tutti. Sono stufo di avere un segretario che se la prende con tutti, specialmente con gli intellettuali del paese. Con loro occorre dialogare. Noi, con Matteo Renzi, perderemo le prossime elezioni».
Per queste ragioni Viotti appoggierà Andrea Orlando alle primarie, il candidato di “sfogo” del PD che non vuole più Renzi, ma che allo stesso tempo non vuole cedere all’idea di dover uscire. Ma, in questo senso, il futuro sembra già scritto e gli stessi partecipanti dell’incontro se ne rendono conto, tra i quali l’assessore Augusto Vino che, prendendo la parola, domanda: «Alle primarie è abbastanza chiaro quale sarà il risultato. La domanda è: Orlando vincerà il prossimo congresso?». È un interrogativo rivolto al futuro: gli iscritti al PD vogliono capire se Orlando continuerà a rimanere un punto di riferimento anche dopo il probabile “ritorno” di Renzi o se passata questa fase tutto tornerà come prima.

Andrea Bertolino