Il voto del 4 marzo e l’appello dell’ANPI: una riflessione personale

“Vota per: chi vuole una Italia antifascista, unita e democratica; chi nei fatti dà prova di essere onesto.
Non votare: chi non ha mai rinnegato il passato fascista; chi vuole dividere l’Italia con il razzismo, antisemitismo, la xenofobia; chi attenta alle conquiste dei lavoratori; chi persegue interessi personali”. Così recita l’appello dell’ANPI di qualche giorno fa, al quale la sezione di Ivrea e Basso Canavese si unisce

Alcune riflessioni si possono fare su questa anomala campagna elettorale priva della consueta sfilata di manifesti su vie e piazze. Una campagna giocata sul Web e sulle interviste televisive, spesso condotte da giornalisti compiacenti. Ne è sortito un guazzabuglio di proclami, impegni impossibili da mantenere, promesse roboanti, volgarità, accuse reciproche. Nulla di nuovo, forse, senonché i toni sono sempre più alti e trash. Certo, alcuni partiti hanno saputo proporre analisi sincere e proposte concrete, ma il tono generale non è stato edificante. A ciò hanno contribuito le apparizioni e le candidature di “nuovi-vecchi fascisti”, appena un po’ ripuliti ma non convincenti, perché la democrazia, si sa, se non l’hai mai praticata non la puoi imparare dall’oggi al domani. A farne le spese sono concetti come “razza” declinati nel peggior modo possibile, oppure i Migranti che, dopo esser passati per l’inferno di guerre, tratta schiavistica e torture al di là del mare, aver superato (chi ce l’ha fatta) la lotteria vita-morte delle traversate, oggi sospesi nel limbo dei centri italiani, diventano bersaglio della peggior propaganda. Sulla loro pelle si accattano i voti di pancia dei poveri, sempre più poveri Italiani.
Una campagna virulenta che ha disgustato molti di noi, sino a spegnere i televisori per non ricorrere agli ansiolitici.

Ci recheremo domenica 4 marzo al voto, speriamo in tanti; alcuni convinti, altri tormentati sino all’ultimo. “Voto utile” ? (Montanelli docet) oppure voto per ricostruire un nuovo Paese? Voto fidelizzato o aperto al nuovo? O insulto sulla scheda che esprime una rabbia inconcludente? Ci servirà la ragione e una dose di buona volontà ed ottimismo, ma ce la potremo fare.
L’appello dell’Anpi può essere un vademecum basico col quale orientarci.

Poi verranno i risultati elettorali, e saremo buoni profeti nel prevedere la consueta cacofonia di voci: ciascun partito gioirà per qualche cifra percentuale conquistata, oppure negherà le perdite, poiché le statistiche sono come gli elastici: si possono adattare. Soprattutto si tornerà al circo mediatico per i necessari equilibrismi delle alleanze, dato che probabilmente le coalizioni saranno argomento quanto mai impervio e spinoso. Provvederà il Presidente Mattarella a tamponare? E per quale frammento di legislatura?
Probabilmente l’imbarbarimento del linguaggio e la durezza della guerra di trincea che ancora ci aspetta spingerà molti alle recriminazioni. Si cercherà il colpevole, più che nella parte avversa, nel proprio schieramento ideale, si rincorreranno le accuse, si guasteranno vecchie amicizie. Un capro espiatorio è sempre utile, quando non si vogliono accettare i propri sbagli. E allora cadremmo ancora più in basso perché, invece, il nemico sa allearsi con chiunque, pur di continuare a rimpinguare potere e conto in banca.

Ritorniamo allora ad un ideale più alto: la democrazia come strumento per ridurre le ingiustizie, conquistare maggiori libertà, risolvere i conflitti mediante il dialogo, e la solidarietà senza la quale non potremmo vivere. In altre parole, un buon uso della Costituzione.
Auguri a tutti noi e buon voto a tutti.

Mario Beiletti