In più di 600 a Ivrea per chiedere Pace

Alta e sentita la partecipazione alla fiaccolata per la Pace di venerdì 24 febbraio a Ivrea, ad un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, alla quale hanno aderito quaranta organizzazioni da tutto il Canavese. La cronaca di Mario Beiletti, presidente Anpi Ivrea e alto Canavese.

Sono giunti da tutto il Canavese, per gridare il loro NO alla guerra e l’anelito alla Pace. Abbiamo visti i fratelli, compagni, amici delle Anpi di tutto l’Alto Canavese, dei Biellesi e Valdostani. Tanta tanta gente si è radunata davanti alla Serra di Ivrea in quell’ora in bilico col tramonto, quando la luce assume quel particolare chiarore ambrato che precede la notte. Quando il corteo gira attorno alla rotonda di piazza Balla il colpo d’occhio è superbo: una fila che sembra non finire mai. Confermiamo: sono 600. Sfilando lungo via Palestro giungono in piazza Ottinetti, dove fra poco si accenderanno le fiaccole.

I manifestanti invadono piazza Ottinetti, la riempiono di cartelli e striscioni.

Iniziano intanto gli interventi…

Mariarosa Montebianco, dell’Azione Cattolica di Ivrea legge una Nota del Presidente nazionale dell’AC Italiana, Giuseppe Notarstefano.
La storia non insegna. La guerra in Ucraina e il fallimento della politica
“La Storia non insegna, l’ho già detto e lo ripeto ancora oggi. Non insegna perché altrimenti non ci troveremmo a ricordare un anniversario di sangue: un anno dall’invasione russa dell’Ucraina. Non insegna che un conflitto armato lascia sempre dietro di sé dolori e rancori, distruzione e morte. Sia chiaro, mai come per questo conflitto, è certo che c’è un aggredito e un aggressore. Un aggredito: l’Ucraina. Un aggressore: la Russia di Vladimir Putin. Eppure, anche per questa guerra, la storia non insegna. Altrimenti la politica non avrebbe fallito nell’evitarla e non continuerebbe a fallire nel cercare ogni via diplomatica possibile per farla cessare. Le cancellerie del mondo hanno fallito, le istituzioni internazionali hanno fallito. Falliamo tutti noi nel pensare che alle armi si possa rispondere solo con altre armi, sempre più potenti, sempre più distruttive.
Si ha la sensazione triste che neanche lo spettro dell’apocalisse nucleare possa portare i contendenti e i loro alleati al necessario e credo ineludibile tavolo delle trattive. Del resto, viviamo in un Paese in cui la Costituzione all’art. 11 ripudia la guerra «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» e ciò nonostante continua ad ospitare sul suolo nazionale ordigni nucleari pronti all’uso.
La storia non insegna, perché abbiamo troppo rapidamente dimenticato ciò che sono stati gli eccidi, le stragi, le violenze, delle guerre mondiali così come delle centinaia di conflitti che anche in questi ultimi decenni non hanno mai smesso di insanguinare pezzi di mondo. Abbiamo lasciato ai mercanti di morte la possibilità di prosperare, tralasciando di agire tempestivamente sulle ragioni o sui torti che stanno all’origine di ogni conflitto. Dimenticando che prima o poi i conti con la Storia li faremo tutti. Non solo gli ucraini aggrediti e i russi aggressori.”
Roma, 22 febbraio 2023

Cadigia Perini parla a nome di Unione Popolare
Come Unione Popolare abbiamo condannato immediatamente l’invasione di Putin. Ma per giustizia storica, abbiamo anche denunciato gli errori dell’Europa e dei paesi “atlantici” che avrebbero dovuto costruire “cuscinetti di pace” e non sacchi esplosivi in un terreno al alto pericolo di scoppio, scoppio di una guerra.
Riteniamo quindi folle e irresponsabile continuare a sostenere il presidente ucraino nel suo proposito di proseguire la guerra “fino alla vittoria”. La parola vittoria ha ormai sostituito la Pace. Continuare ad inviare armi e non sappiamo quante e non sappiamo a chi, lo capisce anche un bambino, porta morte e non Pace.
Riteniamo che il governo e le forze politiche italiane che hanno votato e continuano a votare – di fatto – per il proseguimento della guerra, abbiano portato l’Italia dentro questa guerra e ad una pericolosa escalation. Centinaia di migliaia di esseri umani sono già morti. È ora di dire basta. Si impegni l’Italia per prima, che ripudia la guerra, insieme all’Europa, che è stata teatro di due guerre mondiali, per una tregua disarmata e perché si avviino immediatamente i negoziati e quindi una conferenza internazionale di Pace.
*Nessuna fonte indica il numero dei soldati uccisi. Secondo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, dall’inizio del conflitto armato, Kiev avrebbe registrato tra le 10.000 e le 13.000 vittime tra le forze armate, ma la Presidente della Commissione Europea, Von der Leyen, il 1° dicembre aveva dichiarato che le perdite ucraine ammontavano a 100.000 soldati uccisi. Nello stesso periodo il Capo di Stato Maggiore del Pentagono, Milley aveva dichiarato che le perdite dei russi ammontavano a circa 100.000 uomini. Duecentomila giovani, russi e ucraini spazzati via, cancellati per sempre i loro sogni e la loro vita.
È questo un costo umano che nessuno vuole vedere, non costituisce oggetto di dibattito pubblico. Del resto nell’opinione pubblica occidentale è stato scalzato quel tabù della guerra che si era radicato nella coscienza collettiva dei popoli alla fine della seconda guerra mondiale.
Come ha scritto un inviato di guerra «La guerra avanza nel suo processo di disumanizzazione, riduce l’uomo a cosa, nel furore, comodo, di combattere una guerra a distanza […]. In Occidente stiamo perdendo il contatto con il genere umano».
Come nella Prima guerra mondiale, centinaia di migliaia di vite verranno sacrificate per spostare un confine un po’ più avanti o più indietro. Siamo condannati a rivivere gli orrori della guerra come se non avessimo imparato nulla dalla storia. Ha senso tutto questo?
Purtroppo è sempre attuale la lezione di Salvatore Quasimodo, espressa nella sua poesia “Uomo del mio tempo” che inizia con questa strofa:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo.
Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
alle ruote di tortura. Ti ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio.

* Estratto dall’intervento IL GRANDE GIOCO DELLA GUERRA E IL NUMERO DI MORTI di Domenico Gallo, già senatore della Repubblica eletto nel Prc.

Rosanna Barzan riporta le parole di Aldo Capitini alla prima Marcia della Pace nel 1961…
LA PACE E’ UN BENE ASSOLUTO, CONDIZIONE NECESSARIA PER L’ATTUAZIONE DI TUTTI GLI ALTRI VALORI
Se mai c’è un’alternativa, questa non è più tra pace e libertà, tra pace e onore, tra pace e giustizia, ma, tra essere e non essere”, e che “la pace è un bene assoluto, condizione necessaria per l’esercizio di tutti gli altri valori”.
Rosanna aggiunge poi le parole di Norberto Bobbio, tratte dalla sua autobiografia…
Anch’io ho partecipato alla prima Marcia della Pace organizzata da Aldo Capitini, quando il mondo viveva sotto l’incubo dell’equilibrio del terrore atomico e si costruivano bombe che da una parte e dall’altra erano in grado di distruggere dievi volte il genere umano…

Mario Beiletti parla a nome dell’Anpi
Ricordo ancora come, all’inizio di questo conflitto, l’Anpi venne accusata di essere filo-putiniana perché ha sposato la causa del pacifismo ed era contraria all’invio di armi. Ora la maggior parte della popolazione la pensa allo stesso modo. Anche perché “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. così recita l’articolo 11 della Costituzione.
A un anno dall’invasione dell’Ucraina, siamo qui a continuare il nostro grido di pace, che portiamo avanti da 54 settimane, e con noi sono centinaia le piazze in Italia e all’estero, Londra, Berlino, Monaco, Parigi in questi giorni di iniziative per riaffermare la richiesta di un cessate fuoco e aprire trattative per fermare la guerra.
Viviamo un tempo straordinario che richiede un impegno straordinario.
Tutte le associazioni impegnate fin da subito nella richiesta di #pace, stanno dando voce a un popolo di senza voce, che non condivide questa escalation della guerra.
Da un lato c’è la volontà del governo Meloni e di una parte dell’opposizione di sostenere gli ucraini con le armi, dall’altro i sondaggi dicono di una parte rilevantissima di italiani contraria all’escalation.
Perché, altrimenti, si prevede, nei prossimi mesi, un ulteriore e più grave bagno di sangue.
La guerra è sempre una sconfitta e ha innescato anche una crisi alimentare pagata da tanti e soprattutto in alcune delle nazioni più povere del pianeta.
Spetta all’Unione Europea la responsabilità di promuovere una concreta iniziativa di pace. La guerra è scoppiata in Europa e sono i paesi dell’UE a sopportarne le conseguenze sociali, economiche, energetiche e militari.
L’Unione Europea deve immediatamente operare con una sola voce, con il Parlamento Europeo, non delegando solo agli Stati Uniti d’America e alla NATO decisioni che riguardano in primo luogo l’Europa.
Bisogna allontanare il rischio, cosa che sta già avvenendo, che l’Europa sia scavalcata e che siano altre le sedi in cui si prendono decisioni strategicamente fondamentali.
Noi resistiamo alla guerra. E a tutti quelli che la definiscono “novecentesca” per rassicurarsi e dire che rimarrà nei confini di una guerra territoriale, ricordiamo che la guerra novecentesca del 1945 si è conclusa con due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. E che nella storia se è già successo, può riaccadere.”

A questo punto vengono accese le fiaccole, mentre le note di canzoni contro la guerra invadono la piazza…
E’ un bellissimo spettacolo vedere la luce delle torce invadere il buio, guizzando ad illuminare i volti delle persone, ben determinate ad esprimere l’avversione alla guerra…

Ed eccoci in piazza Ferruccio Nazionale, schierati davanti al Municipio.
Qui riprendono gli interventi…

Livio Obert legge “Lettera a un soldato che morirà oggi” di Enrico Peyretti

Silvio Conte di Emergency riporta parole di Gino Strada ed un brano tratto da “Guerra e Pace” di Leone Tolstoj…


Gianni Ambrosio, responsabile della CGIL, interviene…

Il Sindaco di Ivrea Stefano Sertoli aggiunge parole di forte condanna delle guerre, sia di quella in Ucraina che delle altre, quasi un centinaio, attive oggi nel mondo.

Pierangelo Monti conclude idealmente la manifestazione chiedendo un minuto di silenzio per le vittime…

Un anno fa iniziava la criminale invasione russa dell’Ucraina, definita da Putin “operazione militare speciale” per “proteggere” la popolazione russofona e russofila “soggetta a maltrattamenti”, per dare all’Ucraina un governo filorusso e impedire il suo ingresso nella Nato. A quell’invasione il governo Ucraino rispose militarmente, chiedendo il soccorso delle nazioni occidentali. Iniziò così la nuova terribile fase della guerra in Ucraina.
Subito il 26 febbraio manifestammo contro la guerra e dissi: ”Condanniamo la guerra tornata in Europa per logiche di potere, per ambizioni imperialistiche, per spostare i confini degli stati, per dare sfogo al sistema militare industriale, per la conquista di risorse energetiche. Questa operazione militare è stata preparata e decisa senza riguardo per le vite umane e le sofferenze della gente, senza rispetto del diritto e della giustizia, senza cura per l’ambiente che verrà ulteriormente devastato, senza considerazione per l’ondata di profughi e l’ulteriore impoverimento della popolazione ucraina”. Da un anno facciamo ogni sabato a Ivrea presidi e manifestazioni speciali per la pace, andando anche a Torino e a Roma a manifestazioni indette da centinaia di organizzazioni, unite come oggi nella rete Europe for Peace.
Manifestiamo per chiedere che si fermi l’orrore della guerra: non solo la guerra in Ucraina, ma tutti i 60 conflitti armati che causano morti, feriti, crimini, distruzioni, profughi, miseria, odio.
Con questa e le altre manifestazioni che si svolgono in Italia e tante città europee ribadiamo i valori della pace, della vita, della fratellanza, della verità, della giustizia e della libertà e quindi il ripudio della guerra che è il contrario di ogni valore. Come un bambino direi la guerra fa schifo, è la più grande schifezza dell’uomo. La Costituzione dice che non è “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, invece molti pensano che è inevitabile, che è un’imposizione e va combattuta, perché altrimenti vince il nemico. E’ un salto mortale. Per loro, la guerra cessa di essere il primo male da evitare.
(…) Ma l’Ucraina e i paesi occidentali, oltre a impedire fin qui la vittoria di Putin, cosa hanno ottenuto? E che prezzo hanno finora pagato? Il modo militare di rispondere all’invasione russa, finalizzato alla vittoria contro il nemico, che prospettive offre per il futuro dell’Ucraina, al suo interno e verso i paesi confinanti?
Questa guerra non è arrivata dal nulla; c’è tutta una storia pregressa di cattivi rapporti tra russofoni e ucrainofoni, ovvero tra filo russi e filooccidentali, e di scelte politiche sbagliate da parte delle fazioni politiche ucraine e anche da parte della Russia e dei paesi occidentali. Scelte indirizzate non alla collaborazione e alla convivenza pacifica, ma, come sempre accade quando si arriva alla guerra, scelte finalizzate a dominare e a conquistare risorse naturali.
(…) Più dura la guerra e più difficile sarà la riconciliazione e la convivenza tra Russi e Ucraini, tra filo-russi e filo-ucraini. Ma ai signori della guerra questi aspetti e tutta la vita della gente non interessa. Interessano gli affari, il potere e la ricchezza.
(…) Un anno di guerra senza prospettive, non basta ancora? Non basta per dire che bisogna cambiare? Che non c’è bisogno di più armi per risolvere i problemi, ma che le armi sono il problema? In particolare c’è l’enorme problema della presenza di armi nucleari che con questa guerra riprendono vigore e minacciano l’apocalisse. Per questo noi insistiamo nella richiesta di abolirle ovunque, a cominciare dall’Italia.
Noi popoli dobbiamo far sentire di più le nostre voci per la pace disarmata, per accrescere l’amicizia tra i popoli, per chiedere di rinnovare e rafforzare l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che sono lo strumento istituito per risolvere le contese internazionali e impedire le guerre.
La guerra si vince sconfiggendola, eliminandola, non eliminando il nemico, che è poi un altro come me, i suoi bambini sono come i miei, le sue case come le mie, il suo mondo come il mio.
Guardiamo con empatia le immagini della guerra, immaginando cosa stanno provando le persone che la patiscono nei loro corpi; guardiamo e piangiamo, non rimaniamo indifferenti e reagiamo.
Ora facciamo un minuto di silenzio pensando alle vittime della guerra.

[L’intervento completo insieme ad una ricca galleria di immagini sulla pagina Facebook di “Anpi di Ivrea e Basso Canavese, ndr]

Mario Beiletti, presidente Anpi di Ivrea e Basso Canavese