Andrea Morniroli (Forum DD) scrive a Sertoli

Egr. Sindaco Sertoli,
da eporediese che vive in un’altra città ma che sente forti le sue radici devo confessarle che, dopo aver letto l’ordine del giorno proposto dalla sua maggioranza al Consiglio Comunale sui temi della violenza di genere (prendendo spunto dai fatti gravissimi di violenza di gruppo a Milano la notte di Capodanno), mi sono sentito amareggiato e offeso per i suoi contenuti, per le sue motivazioni, per la prospettiva che viene proposta. Per la strumentalità cinica con cui si usa l’abuso inaccettabile sulle donne coinvolte per meri fini di facile consenso elettorale e di propaganda xenofoba.
Provo a spiegarmi meglio con alcune brevi considerazioni.
Per prima cosa tutti i dati e le evidenze di settore ci dicono che la violenza di genere, gli abusi dei maschi sulle donne, riguardano tutti gli uomini in modo trasversale. Italiani e stranieri, giovani e vecchi, musulmani e cattolici, di sinistra e di destra, rivoluzionari e riformisti, ricchi e poveri, colti e ignoranti. Perché purtroppo, come per altro se si guarda ai clienti della prostituzione, la violenza e gli abusi di genere vedono autori di reato non una particolare tipologia di maschio ma il maschio in quanto tale. E spesso, quell’uomo è anche amico, marito, compagno, amante, parente.
Certo non si tratta di generalizzare o di rendere tutto uguale, ma non c’è dubbio che ogni maschio, io per primo, dovrebbe interrogarsi sui propri comportamenti e su quelli degli altri uomini intorno a lui. Perché è evidente, come appena ricordato, che chi abusa e violenta è semplicemente un uomo.
E allora, se non vogliamo rimanere colpevolmente in silenzio o di volta in volta trovare qualche capro espiatorio su cui scaricare le nostre responsabilità, e quindi finire per abitare un terreno pericolosamente a rischio di colludere con la violenza, dobbiamo evitare strumentalizzazioni come quelle contenute nell’ordine del giorno in questione, ma aprire un dibattito serio sul tema. Iniziando dall’interrogarsi sul perché molti, troppi di noi uomini, non sapendo amare, nella relazione con l’altro genere non agiscono il confronto, l’apertura, la relazione ma il sopruso e la violenza. Confondendo l’amore con il possesso, usando il potere come unica chiave per rivendicare identità e ruolo. Insomma, dobbiamo lavorare a partire dal fare i conti con la nostra idea di sentimento, affetto e sessualità.
Il secondo punto riguarda invece l’idea di politica e costruzione del consenso che si porta dietro il documento approvato da lei e dalla sua maggioranza.
In quell’ordine del giorno c’è, in modo evidente, la prova della perversione che spesso ha caratterizzato la politica in questi anni. Una politica che proprio perché ignorante, non competente e poco coraggiosa non riesce a farsi carico della complessità, non si assume la responsabilità della fatica e delle scelte di campo, a volte anche scomode, che servono per affrontare quotidiani  sistemi sociali e relazionali complessi e articolati. E allora, è una politica che spesso semplifica all’eccesso, legge in bianco nero quello che invece è confuso e grigio, preferisce lavorare sulla rappresentazione della realtà piuttosto che sulla realtà stessa.
O peggio, come in questa caso, a tale deriva aggiunge quella ancora più inaccettabile della strumentalità, guardando ai fenomeni non per comprenderli e attivare cambiamenti, ma per usarli al fine di costruire facili consensi. Parlando alle pance di tutte quella fasce di popolazione che schiacciate verso il basso dalle disuguaglianze culturali, sociali, economiche e di riconoscimento non vedono l’ora di trovare qualche nemico opportuno con cui prendersela e su cui scaricare la responsabilità della propria condizione. In questo caso, il “musulmano” e “l’uomo nero” che oltre a rubarci il lavoro violenta le nostre donne. Che, soprattutto, tranquillizza noi maschi italiani facendoci sentire migliori migliori nelle nostre relazioni con l’altro genere.
Insomma, il documento che avete portato in Consiglio è un esempio lampante di cattiva politica  e superficialità istituzionale. E’ la prova che una città come Ivrea, con la sua tradizione di civiltà non merita di essere amministrata da una maggioranza come quella che lei rappresenta.

Andrea Morniroli – Forum Disuguaglianze Diversità