Ivrea chiede Pace. Grande partecipazione sabato al presidio contro la guerra.

Partecipazione oltre le aspettative per questo secondo sabato di manifestazioni contro la guerra, la concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma, il timore dell’assuefazione, il sentimento di impotenza e irrilevanza, faceva pensare che si sarebbe stati in pochi a manifestare e invece donne e uomini, giovani e meno giovani, hanno voluto esserci, in tanti.

E’ nato da un tam-tam, da una comune urgenza di stare insieme, di riempire lo sgomento per una guerra che doveva e poteva essere evitata e che invece è esplosa crudamente e l’unica risposta per fermare questa guerra è l’invio di armi. Armi per far nascere la pace? Le più di sessanta persone che si sono ritrovate sabato 5 marzo in piazza Balla avevano tutte una idea forte e comune: con le armi non si costruisce la Pace.

La consapevolezza che portare armi in Ucraina può produrre solo ad un’escalation degli scontri, un alzare il tiro, è forte in chi era in piazza sabato. “E a chi vanno queste armi e cosa ne sarà quando, speriamo presto, questa guerra finirà?” è una delle domande rimaste senza risposta. E poi la profonda tristezza per le immagini che arrivano dall’Ucraina, dalle persone nei rifugi antiaereo al suono della sirena, ai treni presi d’assalto, ai visi dei bimbi schiacciati contro i finestrini dei vagoni. Immagni che molti dei presenti hanno sentito raccontare dai propri genitori o dai nonni che hanno vissuto l’orrore della seconda guerra mondiale, immagini che non si possono vedere nel terzo millennio. “Sono molto abbattuta, mi immedesimo, sento l’angoscia” ci si dice a bassa voce. Ci sentiamo più fragili, due anni di pandemia ci hanno reso vulnerabili e una nuova guerra nel nostro continente è un peso troppo forte sugli animi.

Letture contro la guerra

Nell’ora di presidio (che si ripeterà tutti i sabato dalle 15 alle 16 fino al cessate il fuoco) sono state fatte alcune letture a cura di Lisa Gino e Simonetta Valenti da “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern e dalla lettera aperta di Tiziano Terzani a Oriana Fallaci del 2001 in risposta al lungo articolo della giornalista dopo l’11 settembre, un testo che potrebbe essere stato scritto oggi. La storia si ripete.

Il video delle letture
Galleria fotografica (a cura Anpi Ivrea e Basso Canavese)

a cura di Cadigia Perini