Ivrea città dell’informatica … che se ne va.

Il CIC lancia tardive grida di allarme per l’avvicinarsi della scadenza delle commesse pubbliche intascate da CSP che non verranno rinnovate. GPI, controllante di TBSit (pezzo di Agile ex Eutelia), ammorbidisce i toni, ma di fatto si prepara a un drastico ridimensionamento. Decisamente, se si escludono le tante microaziende IT dell’eporediese, l’informatica non abita più qui

Manifestazione lavoratori CIC Ivrea

CIC – Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese

Il 31 dicembre prossimo scadono i tre anni di garanzia lavoro dati a CSP per l’acquisizione del CIC del 2015. Come era facilmente prevedibile, anche solo da veloce analisi di chi c’era in CSP (leggi Pio Piccini già condannato nel processo per il crack di Agile exEutelia), in questi tre anni CSP non ha fatto nulla per permettere al CIC di camminare con le sue gambe allo scadere delle commesse pubbliche già in essere. L’obiettivo era evidentemente quello di incassare per tre anni e poi chiudere. D’altronde l’operazione CIC non è costata quasi nulla a CSP. Il Consorzio venne venduto praticamente al prezzo simbolico di 2.000 euro. Certo CSP si accollò i debiti del CIC, ma come? Portando a copertura non denaro “fresco”, ma crediti per 1,5 milioni e la piattaforma software DHE (per la gestione dei sistemi informatici delle aziende sanitarie) da loro stessi valutata 3,7 milioni di euro. Una cifra veramente sproporzionata considerato che lo stesso software era stato acquistato pochissimo tempo prima e messo a bilancio CSP per 1,3 milioni. Un’operazione che può definirsi opaca, tanto da far venire il dubbio che la CSP avesse acquistato la piattaforma proprio per portarla in dote al CIC e quindi abbattere il reale esborso per acquisire il Consorzio. Sulle “manovre” attorno al CIC, come pure al CSI Piemonte, non per nulla è in corso un’indagine della Procura e della Corte dei Conti.
Tornando ad oggi, la realtà è che si è allo smantellamento. E non sta accadendo solo quanto era prevedibile, ma qualcosa di peggio. Tutti i committenti pubblici del CIC hanno già riassegnato le commesse ad altre aziende, abbandonando quindi per la seconda volta al suo destino il CIC, mail peggio è che nessun ente ha inserito nei bandi la “clausola di salvaguardia” che avrebbe imposto ai nuovi fornitori di utilizzare i lavoratori CIC impegnati sulla commessa. Non si sarebbero sistemati tutti i lavoratori, perché vi sono funzioni di staff e trasversali alle commesse, ma si sarebbe protetto un buon numero di lavoratori. E invece niente, dal Comune di Ivrea all’ASLTO4 hanno spostato il lavoro altrove disinteressandosi totalmente dei lavoratori dell’ex Consorzio pubblico affossato proprio da una cattiva gestione manageriale e da scarsa “attenzione” da parte dei soci pubblici. Stesso disinteresse da parte di CSP, praticamente inesistente, come se già il CIC non fosse affar suo.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto immediatamente un incontro in Regione con l’assessora al lavoro Pentenero e l’assessore alla Sanità Saitta e i rappresentanti di tutti i committenti. In occasione della convocazione del tavolo verrà indetto uno sciopero.
La chiusura del CIC di Ivrea al 31 dicembre 2018 sembra ormai ineluttabile e per buona parte degli 80 lavoratori, tutti quelli che non troveranno ricollocazione nelle aziende che hanno vinto i nuovi bandi, si aprirà il baratro della disoccupazione, perché grazie al Jobs Act targato PD, la cassa integrazione in caso di cessazione attività non esiste più.

Manifestazione Agile con molti lavoratori oggi in TBS

TBSit

Un’altra realtà informatica in grave crisi è TBSit. L’azienda del gruppo TBS-EBM nata per acquisire il gruppo di sviluppo legato al “Progetto Schengen” della fallita Agile ex-Eutelia (già Olivetti …). Anche in questo caso l’acquirente non si è impegnato a sviluppare offerta e business per permettere a TBSit di essere sostenibile, così da diversi anni l’azienda ricorre ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione, e quest’anno, passata alla gestione del gruppo trentino GPI che ne ha acquisito il 40%, l’azienda il 2 luglio rifiuta la richiesta sindacale di proroga in deroga della cassa integrazione e annuncia 98 esuberi in Italia (su 194 totali) di cui 14 a Ivrea (su 50). Passata l’estate, dopo il mancato accordo del 2 luglio al Ministero, si registra però una nuova disponibilità dell’azienda a rivedere la propria posizione, si è quindi riaperto un confronto al termine del quale i sindacati dichiarano di essere giunti all’ultima mediazione possibile tra le parti, migliorativa rispetto a luglio, ma pur sempre negativa.
Il rifiuto, pressoché unanime dei lavoratori, delle proposte aziendali di giugno (diminuzione dell’inquadramento per tutti e riduzione dello stipendio mediamente del 20%, rifiuto dell’azienda a richiedere altra cassa integrazione, obbligo di firmare la rinuncia ad ogni causa legale…), hanno indotto TBSit a rivedere in parte le proprie posizioni“, dichiara Mariella Rapetti della Fiom-Cgil. Le novità:

  • TBSit ha richiesto e ottenuto la proroga della cassa integrazione fino a gennaio 2019.
  • La riduzione dello stipendio rimane, ma è stata ridotta la percentuale dal 20 al 7% in media.
  • L’abbassamento di inquadramento non è generale (questo punto ha lati positivi, non tutti vengono declassati, e negativi, la discriminazione fra i lavoratori).
  • Riduzione degli esuberi da 98 a 55 con attivazione del contratto di ricollocazione. Ad Ivrea sono 9 le persone interessate (erano 14), ovvero circa un terzo degli addetti.

La situazione rimane grave e preoccupante perché non vi è nessun piano di sviluppo, nessuna chiarezza sul futuro delle sedi. Inoltre, brutto messaggio, è stato cancellato l’ufficio gare TBSit e di fatto la struttura commerciale. Gli ultimi contratti sono solo frutto della determinazione dei lavoratori coinvolti e di opportunità create prima del recente cambio di proprietà societario (come ad esempio i nuovi sviluppi per il Ministero degli Interni Maltese acquisiti dalla sede di Ivrea). “Non è accettabile la dichiarazione di esuberi – ci dice ancora Rapetti – è proprio impossibile trovare attività a 55 esuberi in un gruppo che vanta circa 4.000 persone? Tra l’altro considerando che negli esuberi ci sono persone di altissima professionalità?
Di fatto, a breve (gennaio prossimo?) se non interverranno fattori nuovi è prevista comunque l’apertura di una nuova procedura di licenziamento.

Ivrea città dell’informatica … senza assessorato al lavoro …

Cadigia Perini