Ivrea per la pace c’è (pur nelle diverse posizioni)

Quasi piena piazza Ferruccio Nazionale sabato 26 febbraio giornata nazionale per la pace e il disarmo. L’aggressione armata russa in Ucraina ha smosso anche gli scettici e i pigri, la partecipazione è stata ad alta tensione emotiva.

Il 26 febbraio era una giornata già prevista di mobilitazioni in tutto il paese contro la guerra. Anche i commentatori più preparati dicevano che difficilmente la Russia avrebbe iniziato una guerra, ma il popolo pacifista si era comunque organizzato per scendere in piazza per far sentire la sua voce seguendo l’appello contro l’escalation militare in Ucraina lanciato dalla rete PeaceLink.

E ti risvegli con la guerra in Europa

Poi gli eventi sono precipitati. Nella notte fra il 23 e il 24 febbraio le truppe russe sono entrate in Ucraina. Ci siamo svegliati giovedì scorso con la notizia che non volevamo sentire e le immagini che non volevamo vedere. Tutto cambiava. Non saremmo scesi in piazza speranzosi per scongiurare la guerra, ma affranti e preoccupati per chiedere di fermarla.

Ivrea per la Pace

Si è dovuto cambiare il comunicato che invitava a trovarci in piazza firmato da 27* associazioni, partiti e sindacati dell’Eporediese dove si chiedeva al Governo italiano di:

  • Essere parte attiva insieme all’Unione Europea nelle trattative per evitare la guerra.
    Ma la guerra è arrivata, segnando il fallimento della diplomazia europea.
  • Favorire un accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza e dei diritti delle popolazioni coinvolte.
    Probabilmente nessun negoziato avrebbe fermato Putin, se non l’impegno alla neutralità dell’Ucraina, ma ciò non è avvenuto.
  • Fare intervenire l’ONU nella gestione della crisi e a sorveglianza nella regione del Donbass.
    Onu non pervenuto.
  • Dichiarare l’indisponibilità a partecipare e sostenere avventure militari e cessare le forniture di armi alle parti in conflitto.
    Punto ampiamente superato dal decreto del consiglio dei ministri del 28 febbraio che autorizza l’esportazione di missili antiaerei e controcarro, mitragliatrici, munizioni e mine anticarro a un paese in guerra, l’Ucraina. Calpestando l’art. 11 della Costituzione.
  • Richiedere, tra i gesti di distensione da parte della Russia e della Nato, il ritiro dei soldati russi dalla frontiera ucraina e la rinuncia a fare entrare l’Ucraina nella Nato.
    Putin e Nato sono sordi a questi appelli.

Precipita la pace, la guerra smuove gli animi

Lo shock dell’aggressione russa in Ucraina ha portato in piazza moltissime più persone rispetto alle recenti manifestazioni per la pace. All’ultima del 22 gennaio scorso, data di entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle armi nucleari NON firmato dall’Italia, eravamo veramente in pochi.

Invece sabato 26 a Ivrea eravamo tanti, attorno ai 500, si poteva e doveva essere di più, ma bisogna considerare il contesto odierno che non è più non diciamo quello degli anni 60-70, ma nemmeno quello del 2003 dove si contestava la guerra in Iraq. E poi c’erano tanti giovani con le loro bandiere della pace e i loro cartelli (PUT IN the bin, una delle scritte). Giovani studenti informati e sensibilizzati nelle settimane precedenti da incontri organizzati da Emergency e Mir sul tema della pace.

Erano presenti in piazza anche rappresentanti della comunità ucraina ad Ivrea, e fra questi una coppia “mista”, ucraina lei, moldavo lui. Molto preoccupati per i famigliari di lei in Ucraina, ma anche per un fratello in Russia. Ed era preoccupato anche lui per la sua famiglia in Moldavia, “perché quando scoppia una guerra è un attimo che sfugge dai confini verso i paesi vicini, dove il rumore delle bombe già si sente”.

E poi c’erano le associazioni pacifiste, eterogenee (laiche e religiose), ma concordi nella richiesta primaria: PACE.  E i sindacati confederali, e un paio di partiti (anche questi con visioni diverse soprattutto nell’analisi e proposizione), e sindache e sindaci, e tantissime persone senza sigla né appartenenza se non alla cultura della Pace.

Una presenza eterogenea dunque, unita nel chiedere l’immediato cessate il fuoco, ma diversificata nell’analisi e nelle soluzioni. Diversità, anche denunciata in alcuni interventi. Chi scrive ha chiesto alle donne e uomini di pace presenti in piazza e militanti nei partiti al governo di chiedere che l’Italia non invii armi nell’area del conflitto, perché già si sapeva che l’Italia era invece pronta a spostare mezzi e uomini di fatto.
Altro tema in discussione è l’allargamento della Nato, il suo anacronismo dopo lo scioglimento del patto di Varsavia. Indubbiamente il primo da condannare senza appello è Putin. Ma non si può non dire, non si possono tacere le responsabilità dei paesi del patto atlantico che dovevano far rispettare gli accordi di non allargamento. L’Ucraina deve essere uno stato neutro, chi dice che è un paese libero e può decidere di entrare nella Nato liberamente, dice una verità (la prima) e una ipocrisia (la seconda). Infatti poteva mai il presidente russo accettare di avere ai suoi confini i missili della Nato?  Dice Sergio Romano, diplomatico già ambasciatore (non un pacifista antiamericano) in un’intervista su Il Riformista del 23 febbraio scorso: “la collocazione che intravedevo come desiderabile per l’Ucraina era quella della neutralità, il Paese doveva diventare neutrale. È stato completamente irragionevole prospettare la possibilità dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Perché la Nato è un’organizzazione politico-militare congegnata per fare la guerra. Farla quando in gioco sono gli interessi del dominus dell’Alleanza atlantica: gli Stati Uniti.”

In tutte le piazze italiane, le critiche alla Nato (pur arrivate sempre dopo la piena condanna dell’operato di Putin) non sono state condivise da tutti. L’Anpi è stata addirittura accusata di essere filo-Putin (“I partigiani dell’ANPI abbracciano Putin: legittime le bombe sull’Ucraina”, si legge su Il Tempo del 27/2) per il suo comunicato dove scrive fra le altre cose che l’allargamento della Nato ad est non è certo una mossa distensiva. Il presidente Pagliarulo si è visto costretto a replicare alle accuse con una dichiarazione che termina con queste parole con le quali anche chi scrive vuol terminare il suo articolo: “Siamo tutti uniti nel condannare aspramente l’invasione russa, ma c’è chi si mette l’elmetto e chi non se lo mette. L’ANPI e il movimento per la pace non se lo mettono (…) A ben vedere la posizione dell’ANPI e del movimento per la pace è molto semplice: no all’aggressione, immediato ritiro delle truppe russe, immediato cessate il fuoco, negoziato internazionale. Qualcuno forse dimentica che l’Italia ripudia la guerra.

Cadigia Perini

 

* ANPI, Ecoredia, Mare Aperto, Rosse Torri,  Azione Cattolica,  Centro Aiuto Vita MPV Ivrea, Centro Documentazione Pace, Centro Gandhi, CGIL-CISL-UIL del Canavese, Circolo PRC-SE di Ivrea, Circolo PD e Democratiche PD di Ivrea/Cascinette,  Emergency, Economia Disarmata, Fraternità CISV Albiano, Good Samaritan, Il sogno di Tsige, Legambiente Dora Baltea,  Libera Ivrea, Mir Ivrea, M5S Ivrea, Osservatorio migranti, Pax Christi Ivrea, Sentieri di pace, Viviamo Ivrea, ZAC!