La Francia prima e dopo il Covid-19

I due anni precedenti sono stati caratterizzati da diversi movimenti di protesta causati dalle varie riforme proposte dal nostro governo (annunciate durante la campagna elettorale, ma dure da digerire). Abbiamo cominciato con la riforma delle scuole superiori alla quale la maggior parte dei docenti non aderisce e che è entrata in vigore quest’anno. In secondo luogo la riforma delle pensioni che ha riempito le piazze e il cui progetto è stato adottato di forza dall’Assemblea Nazionale (è passato al Senato). Infine, da un anno a questa parte il personale della sanità è in sciopero per denunciare il degrado del settore e le difficoltà di gestione (anche se il sistema non è così pessimo…), senza avere ottenuto nessun avanzamento reale.
In questo clima di instabilità è arrivato il Covid-19 …
Una delle prime questioni sulla gestione della crisi è stata quella del mantenimento delle elezioni municipali del 15 marzo nonostante le raccomandazioni dell’OMS, seguita a ruota dalla mancanza di materiale sufficiente per la protezione del personale medico tipo le mascherine di protezione: il nostro medico di famiglia non ne aveva nemmeno per le consultazioni ambulatoriali …
La gestione negli ospedali è stata fatta comunque nel modo più razionale possibile: trasferimento dei malati non Covid-19 in altri ospedali o cliniche private (che hanno messo a disposizione i loro posti letto!). Negli ultimi giorni molti malati sono trasferiti dagli ospedali saturi a quelli di altre regioni per essere curati in modo adeguato (via TGV, per esempio). Un soggetto di discussione tra i più correnti è l’uso della clorochina, un medicinale contro la malaria, usato da un professore a Marsiglia, Dider Raoult, per curare il coronavirus: i francesi vorrebbero che tutti i malati fossero trattati con questo medicinale “miracoloso”, minacce di morte per il Professore, polemiche in tutti i sensi! Per finire, nella maggioranza dei casi, le persone che presentano i sintomi del Covid-19, non subiscono test, tranne quando si rivolgono al pronto soccorso e finiscono all’ospedale e questo “falsifica” il numero dei contaminati; è ciò che è successo ad alcuni membri della nostra famiglia: se non sei grave stai a casa che poi ti passa.
Per quanto riguarda l’insegnamento, il campo nel quale sono impiegata, partivamo già svantaggiati: mancanza di materiale e di formazione adeguata dovute alla riforma appena adottata. Già dal venerdì prima del confinamento il nostro ministro ci aveva mandato le istruzioni per la “continuità pedagogica”: bisognava continuare a insegnare nelle migliori condizioni possibili. Ciò che non aveva previsto era il grosso problema di connessione dei siti internet dell’“Education Nationale” completamente desueti che hanno provocato, e tutt’ora provocano difficoltà per il buon svolgimento del nostro lavoro e di quello degli alunni. Inoltre si sono aggiunte le difficoltà legate agli esami di maturità, concorsi, esami universitari. Noi docenti cerchiamo attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili non riconosciuti dal ministero di formare e rassicurare i ragazzi vivendo in una specie di schizofrenia: dobbiamo fare bene, ma usando solo ciò che “non funziona”. La situazione attuale non fa altro che aumentare il divario già esistente tra le varie fasce di popolazione: tra i miei studenti, per esempio vedo che i privilegiati hanno accesso a documenti, internet, personal computer un luogo calmo in cui studiare, gli altri condividono stanza, computer con fratelli e sorelle, si occupano dei più piccoli … Per gli studi superiori tutti gli esami sono soppressi e la validazione avverrà, probabilmente, sotto forma di valutazione in corso di formazione (tra l’altro questo sarebbe il funzionamento della nuova riforma!).
C’è una presa di coscienza, almeno apparente, dell’importanza che hanno le persone che esercitano i mestieri più umili e che, in questo periodo, sono obbligati a lavorare: agricoltori, cassiere, operai, camionisti, fattorini cioè tutte le persone che non fanno parte dei “primi di cordata”, espressione usata dal Presidente Macron per indicare gli imprenditori e chi “riesce” nella società. Vedremo se dopo questa crisi ci ricorderemo dei loro sforzi o se, come sempre, gireremo la pagina e passeremo ad altro. Intanto stiamo a casa fino al 15 aprile…

Marystella Falla-Bezin