La grande bellezza

Lunedì 13 marzo oltre mille mail e centinaia di persone per proteggere lo Zac!

“Io sto con lo Zac!” Con un urlo liberatorio delle più di 500 persone stipate nell’atrio si è conclusa la prima delle iniziative messe in piedi contro l’attacco della giunta del sindaco Stefano Sertoli al luogo per antonomasia di Ivrea.
Oggi, 14 marzo, la protesta si sposta in piazza Ferruccio Nazionale dove, dalle 14 alle 15, sarà in corso la riunione di Giunta. Seguirà una protesta in piazza il 20 di marzo, quando è in programma una riunione di consiglio comunale con una mozione a tema Zac!.

A che punto siamo

Mercoledì 8 marzo, in un incontro con il Sindaco e la Vice-Sindaco, la cooperativa ZAC! viene informata della volontà dell’amministrazione comunale di procedere in tempi brevissimi a una manifestazione di interesse per l’assegnazione degli spazi del Movicentro.
La comunicazione fa seguito agli accordi tra Comune (che può decidere come assegnare questi spazi) e RFI-Trenitalia a partire dal 15 dicembre 2022 e piomba sullo Zac! dopo anni di silenzio in cui la sensazione era quella di rappresentare un problema, anziché una eccellente risorsa.
Il 12 gennaio lo Zac! invia una PEC chiedendo di essere coinvolto nelle decisioni e ricordando al sindaco e alla vice sindaco Elisabetta Piccoli la promessa di un contratto ponte che avrebbe permesso alla Cooperativa di rimanere al Movicentro in modo “legale”, a tutela del lavoro di soci, educatori e mantenendo i diversi impegni assunti con la partecipazione a bandi.
Il silenzio assoluto seguito alla richiesta testimonia la volontà di esclusione dello Zac! da qualsiasi decisione riguardante la gestione di quegli spazi. Durante l’incontro del 6 marzo, spiega Lucia Panzieri: «Sertoli e Piccoli han sottolineato che l’atrio non potrà più essere utilizzato e che le “manifestazioni di interesse” avrebbero riguardato tre servizi: il bar, con lo spazio centrale che diventerebbe una dispensa e non più un negozio che vende prodotti del territorio e un info point con annesso noleggio biciclette e due stanze per i giovani.
Chi gestirà il locale continuerebbe ad avere il compito di pulire tutto lo stabile e dovrà pagare un affitto».
Ciò che si intende fare a quell’ex-non luogo, ora a pieno titolo un luogo, uno dei pochi, cancella con un colpo di spugna il lavoro enorme di questi otto anni che ha regalato a Ivrea un’identità e realizzato un proposito che dovrebbe essere caro alla città di Adriano: quello di comunità. Lo Zac! non è un bar e neppure un ristorante.
E’ un’esperienza di cui si parla a livello nazionale, è una risposta al disagio sociale, è cultura, è aggregazione, è aiuto ai più deboli, è ascolto, è ritrovo, è contaminazione, è casa. E’ ed è stata la soluzione di un problema e non il problema e una delle esperienze italiane più belle di rigenerazione urbana, come sottolinea l’ex assessore Enrico Capirone in un intervento.
Una realtà che fa a pugni con La proposta di affidamenti separati per i diversi spazi, esclude ogni utilizzo dell’atrio e smantella con violenza la sua identità di presidio civico e culturale. Per quanto riguarda l’atrio, puntualizza Stefano Bacchetta, si è fatto riferimento ad un problema di sicurezza, senza tener conto però che un piano di sicurezza, se pure non ancora approvato dai vigili del fuoco per alcune difformità nelle certificazioni anti incendio, esiste già.

Divide et perdat (peggio del merito solo il metodo)

Una presa di posizione come questa a due mesi dalle elezioni comunali, raffazzonata, dove non si intravvede neppure l’ombra di un vero progetto risulta incomprensibile ai più.
Salvo nel caso in cui il vero obiettivo sia tornare ostinatamente a quel non luogo.
Salvo sia il colpo di coda di una giunta che sa di andare incontro alla sconfitta e si tolga un vecchio e appuntito e fastidioso sassolino da una scarpa.
Salvo non si abbiano già ben chiari futuri manifestanti interesse. Salvo la parola d’ordine sia svuotare, distruggere, soffocare chi va in direzione ostinata e contraria (L’Anpi e la Casa delle Donne sono comunque ancora senza una sede dopo lo sgombero dei locali della ex-Valcalcino).

Comunque andrà hanno già perso

«Quando la nonna chiama perché vuole mettere mano al giardino i nipoti corrono, ciascuno con un fiore in mano» Chiara Bassi, insegnante di inglese alla scuola Arduino, descrive con poche parole una serata, quella di lunedì 13, che ha visto centinaia di persone occupare l’atrio che si vorrebbe smantellare.
E conclusione di una giornata in cui oltre 1300 mail hanno inondato la casella di posta del Sindaco e della vice Sindaco chiedendo loro di rivedere la decisione.
Quasi verrebbe voglia di rimanere lì e prolungare quella sensazione di forza e speranza che solo l’agire collettivo sa infondere in ciascuno. In fondo, uno splendido regalo di questa Giunta.

Simonetta Valenti