La Grande invasione fa il pieno

Roberto Saviano chiude la decima edizione del Festival della lettura. I motivi del successo

Nell’anno della proclamazione di Ivrea come Città del libro 2022 il Festival La grande invasione non poteva che confermare la sua centralità nel panorama culturale cittadino, una realtà che sicuramente ha fatto da traino per la vittoria stessa.
Arrivato al traguardo dei 10 anni, il Festival può permettersi di dare per acquisiti alcuni punti fondamentali che ne garantiscono la continuità.
Innanzitutto la formula, 3-4 giorni a inizio giugno nei quali la città è messa sottosopra dal mattino a tarda sera. Il tutto in una cittadina non troppo piccola ma neanche grande capoluogo, dove le iniziative si perderebbero. A Ivrea invece il Festival coinvolge locali, piazzette, musei che di anno in anno possono anche cambiare in una sorta di staffetta.
Poi c’è l’abilità degli organizzatori, Cassini e Pilo, che nel mondo dell’editoria lavorano da anni ma hanno orecchie attente per le novità e le scene anche meno paludate, e che hanno sdoppiato la programmazione aprendo la sezione Piccola invasione, curata da Lucia Panzieri e Silvia Trabalza, interamente dedicata ai lettori più giovani.
La stabilità si ottiene anche garantendo alla manifestazione una contribuzione adeguata da parte di enti pubblici, istituti bancari e sponsor privati, come sta efficacemente avvenendo.
Non bisogna dimenticare lo stuolo di volontari, giovani e meno giovani, che permettono alle decine di incontri di svolgersi contemporaneamente senza spese aggiuntive.
Con queste e altre caratteristiche il festival ha spento le dieci candeline con un programma tanto fitto che mescolava autori noti e altri meno, incontri a pagamento e altri gratuiti, sale piccole e Teatro Giacosa.
Alla Grande invasione ogni spettatore deve farsi il proprio programma e non ce ne saranno due che hanno seguito gli stessi appuntamenti. Tra quelli che ho seguito alcune particolarità vanno annotate come conferma e come sorpresa.
La sorpresa è stata quella di trovare alle 8 di mattina del sabato il cortile del Museo già pieno per assistere alla Rassegna stampa curata da Francesco Costa del Post. Non un orario favorevole, non un giornalista da grande testata, eppure… Evidentemente il format che fino all’anno scorso era Colazione e giornali ma ormai stava stretto nei piccoli spazi dei caffè anche all’aperto ora funziona anche meglio nel largo spazio del cortile. Eppure nei caffè erano passati Gianni Mura e Concita De Gregorio, questo ci mostra che il Festival è cresciuto.
Altro cambio di sede e altro pienone per Matteo Saudino, in arte Barbasophia,

Barbasophia

che dalla piccola Chiesa di San Gaudenzio si è trasferito con le sue lezioni di filosofia nel cortile del Museo, sempre a 5 euro a cranio. 300 persone che pagano 5 euro per un’ora scarsa di filosofia per 3 giorni consecutivi sono un successo credo insperato e che lo stesso Saudino ha voluto immortalare con un selfie collettivo. Merito del professor Saudino e di chi lo ha chiamato, instaurando un meccanismo per cui la bontà delle scelte passate fa da garanzia per quelle future facendo scattare la fiducia del pubblico.
Di cosa ha parlato Saudino? Giustamente il programma quest’anno era centrato su guerra e filosofia e gli autori presi in esame erano Machiavelli, Erasmo, Hobbes, Kant, Hegel e Marx. Non sono teorie astratte quelle enunciate, la capacità del divulgatore efficace sta nell’inquadrare il pensatore nel suo momento storico e negli agganci che, inesorabili, arrivano fino a noi. La libertà, il potere, la violenza, la rivoluzione, Saudino potrebbe parlare per ore senza annoiare ma chiude con l’ammonimento di Marx, nella Guerra civile in Francia, dopo la repressione della Comune di Parigi ad opera delle truppe prussiane in aiuto a quelle francesi, che fino a poco prima erano stati i nemici da combattere: “le guerre tra Stati sono solo un diversivo, quello che serve è una rivoluzione”.
Come non pensare alla disastrosa situazione odierna, dove le tensioni tra blocchi contrapposti e le pazzie dei governanti allontanano le speranze di pace e di uno sforzo comune, difficilissimo, per salvare il pianeta? Una vera rivoluzione sì, un miraggio.
Naturalmente mille altre cose sono successe alla Grande invasione (Staid, D’Orsi, Popolizio, Lagioia, Scarlini, Tognolini, Lorenzoni, Auci, ecc.) e il bello sta anche in questo.
Si può ancora migliorare? A pare mio, ma non solo, il materiale informativo, forse per inseguire modernità e concisione, finisce per omettere parti importanti: chi sono gli autori, di cosa parlano le lezioni, dove sono le sedi di incontri e mostre? Almeno sul sito questi dati dovrebbero esserci, o è troppo vetero?
In chiusura non si può non citare l’appuntamento finale con Roberto Saviano, acchiappato all’ultimo momento tanto che nel primo comunicato stampa non era previsto. Cortile del Museo completamente gremito con altrettanta gente rimasta fuori dal cancello ad ascoltare la presentazione del libro su Giovanni Falcone dagli altoparlanti. E piovigginava.
Prossima edizione? Dal 1 al 4 giugno 2023.

Francesco Curzio