La scuola è dalla parte dello Ius soli

L’Associazione Gessetti Colorati sta riproponendo l’appello del Movimento di Cooperazione Educativa per l’approvazione di una legge sullo Ius soli, appello che qui riportiamo integralmente

Il mondo della scuola c’è

Abbiamo superato 4500 adesioni all’appello e circa 900 insegnanti hanno aderito allo sciopero della fame del 3 ottobre.
I nostri gruppi cooperativi stanno promuovendo su tutto il territorio nazionale azioni di riflessione e lotta:

  • promuovendo momenti di riflessione-discussione nelle classi , con i colleghi, i genitori;
  • presentandosi con la coccarda tricolore per ricordare che tutti sono/siamo cittadini a pieno titolo; aderendo allo sciopero della fame;
  • elaborando materiali di lavoro su cittadinanza.

La vignetta di Frato (Francesco Tonucci)

Il lavoro pedagogico-politico per una cittadinanza attiva e consapevole attraversa l’esperienza MCE da anni: consigli dei ragazzi, consulte degli studenti, intese con gli enti locali per il riconoscimento simbolico della cittadinanza, collaborazione con altre associazioni/enti, studiosi, ricercatori sui temi della cittadinanza.
Sappiamo che da sola una legge, per di più ‘temperata’, non sarà sufficiente se non viene accompagnata da reali azioni di interazione, mescolanza, inclusione.
Per questo anche con l’approvazione della legge la nostra mobilitazione e impegno pedagogico-politico continuerà affinchè vengano garantite altre condizioni per una scuola e una società inclusive:

– la registrazione anagrafica di TUTTI i nati in Italia;
– l’iscrizione da parte degli enti locali di tutti i bambini  e le bambine ai nidi e alle scuole dell’infanzia comunali senza assurde discriminazioni con graduatorie in cui si privilegiano gli italiani (penalizzando i bambini allo scopo di colpirne le famiglie);
– il totale superamento delle classi ghetto e la garanzia che la formazione delle classi sia fatta con criteri di eterogeneità;
– non ‘fare le parti uguali fra disuguali’: porre limiti all’assurdo ricorso a forme di valutazione falsamente oggettive e di una didattica trasmissiva: voti, verifiche, compiti per casa che aumentano le disparità tra gli alunni aumentando di fatto le disuguaglianze di partenza ( si pensi ai compiti uguali per tutti in situazioni per molti di loro difficile se non impossibile esecuzione);
– la valorizzazione di tutti/e i/le bambini/e come esseri complessi, con desideri sogni progetti portatori di cultura ( cultura intesa in senso antropologico: conoscenze, valori, orientamenti nella realtà) a partire dal prevedere  non solo l’insegnamento dell’italiano  L 2  ma vere pratiche di  scambio culturale;
– la sollecitazione di politiche del territorio promotrici di accoglienza, accettazione, creazione di opportunità.
L’adesione all’appello ha dimostrato anche in questo che la scuola ha un grande ruolo, perché luogo comune, incrocio di percorsi, contesto di convivenza e di reale partecipazione attiva con e a partire dagli insegnanti.

Però…

Però fate presto, perché non siamo bambini a lungo” diceva un bambino in una vignetta di Francesco Tonucci.
Indugiare, temporeggiare, cedere alle opportunità politiche, avrà in ogni caso dei costi sociali che ricadranno sull’intera comunità.
Allora continuiamo a sollecitare l’adesione all’appello e la riflessione, nelle aule, nei collegi, negli incontri con le famiglie, sul significato pedagogico del nostro appello: sfuggire all’ipocrisia di essere chiamati a promuovere competenze di cittadinanza quando di fatto le nostre bambine e i nostri bambini non hanno parità di diritti.
La vignetta che illustra l’appello è di Frato (Francesco Tonucci) che ringraziamo per averci concesso di utilizzarla.