La scuola non si chiude. Si cura

Manifestazione ad Ivrea del comitato Priorità alla scuola Eporedia

“La scuola al primo posto, la scuola è una priorità, investiamo sulla scuola…” Da un anno sentiamo ripetere questi slogan, queste certezze, queste rassicurazioni, poi immancabilmente smentite nella realtà.
Dall’inizio del nuovo anno scolastico al primo crescere dei contagi prima parziali chiusure, poi più accentuate, fino al completo blocco di ogni attività in presenza, dai nidi alle superiori, deciso nei giorni scorsi a partire da lunedì 15 marzo.
Pur in mancanza di una protesta generalizzata in molte città sono sorti comitati e gruppi organizzati per contestare il ricorso alla dad (didattica a distanza) come unica alternativa alla lezione in classe.
Certo la tecnologia consente oggi quello che pochi anni fa non sarebbe stato possibile: collegare dalle proprie abitazioni studenti e insegnanti, in qualche modo simulando una presenza nello stesso luogo, ma quello che può essere un valido sostituto temporaneo non può diventare una modalità continua per tutte le ragioni che insegnanti, studenti e genitori hanno ormai imparato a conoscere.
Anche ad Ivrea il neonato comitato Priorità alla scuola le ha ribadite venerdì 12 con un flashmob in Piazza Ottinetti: i ragazzi hanno bisogno di ritrovarsi in classe, di apprendere insieme, di non essere relegati davanti a uno schermo per ore tutti i giorni, i mezzi tecnologici sono diversi da famiglia a famiglia e spesso insufficienti, i genitori devono poter andare a lavorare o lavorare da casa senza contemporaneamente dover seguire i figli rimasti a casa.
In piazza, tra ragazzi e genitori con grossi cartelli colorati, dopo la lettura della Dichiarazione per i diritti del fanciullo dell’ONU, alcuni genitori e una insegnante hanno illustrato le motivazioni del comitato, che si è dotato anche della pagina facebook Priorità Alla Scuola Eporedia, dove si spiega:

Il ricorso alla didattica a distanza come panacea di tutti i mali è miope e pericoloso.
Miope, perché non tiene conto di tutti i limiti, sia di tipo organizzativo che qualitativo, che questo tipo di formazione ha.
Pericoloso perché l’incertezza in cui siamo costretti a vivere, mina la salute mentale di bambini e ragazzi, denigra il lavoro di insegnanti ed educatori, aumenta il divario sociale fra le famiglie, causa la perdita di posti di lavoro, in special modo quelli delle donne.
Noi chiediamo che si metta al primo posto dell’agenda politica la scuola e l’istruzione, investendo le risorse necessarie a fare sì che, in tempi brevissimi,le scuole, in quanto luoghi deputati all’educazione civica e sanitaria, quindi SICURI per definizione, tornino a essere accessibili.
Non si può attendere oltre.
Non si può attendere la fine della campagna vaccinale.
Non si può attendere la fine della pandemia.
I nostri figli e il nostro futuro vanno tutelati adesso.
LA SCUOLA NON SI CHIUDE, SI CURA.

F.C.