La solidarietà del Canavese in viaggio su un furgone verso la Romagna

Straordinaria risposta da parte di cittadini e associazioni eporediesi alla campagna di raccolta di attrezzature e materiali lanciata una settimana fa da Nuovi Equilibri Sociali, Unione Popolare, Generazioni Future e Varieventuali. Il materiale è stato consegnato venerdì 2 giugno alle Brigate di Solidarietà Attiva

Jacopo Luca Pitti e Blerim Licaj sono partiti alle 3.30 di notte di venerdì 2 giugno per poter arrivare a Ravenna, in Emilia Romagna, alle prime luci dell’alba e consegnare tutto il materiale raccolto ai volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva impegnati nelle operazioni d’aiuto alle popolazioni alluvionate. Una volta arrivati a destinazione hanno poi deciso di trascorrere il giorno della Festa della Repubblica a spalare fango, rimuovere detriti, sgomberare cantine, salotti e cucine di case invase dall’acqua. «Qui c’è da lavorare per mesi» il primo commento a caldo.

Si è conclusa (per ora) in questo modo la campagna di raccolta di attrezzature e materiali utili per aiutare la Romagna lanciata una settimana fa da Nuovi Equilibri Sociali, Unione Popolare, Generazioni Future e Varieventuali. Una campagna nata spontaneamente, diffusa alla bell’è meglio, col passaparola, locandine e trafiletti di giornale, nella speranza che lo spirito di solidarietà che ha sempre contraddistinto questo territorio mostrasse ancora una volta la sua generosità verso uomini, donne e famiglie lontane che nel giro di un paio di giorni hanno perso quasi tutto.
La risposta è andata ben oltre le aspettative e la tabella che riassume il materiale raccolto parla da sé: 12 pale, più di 50 secchi e moci, 38 stracci e panni, prolunghe di svariate misure, stivali, guanti da lavoro, 44 completi impermeabili, 3 idropulitrici, 4 pompe per il tiraggio dell’acqua e finanche un generatore di corrente a scoppio.

«Ora sono troppo frastornato e stanco per esprimere lucidamente le mie emozioni» racconta Pitti dal cellulare la sera sulla via di ritorno verso casa. «Quello che abbiamo visto sono tanti volontari a dare una mano, a “sporcarsi le mani”, tanti giovani e tante associazioni. La sensazione è che lo stato non esista, se non per preoccuparsi della circolazione stradale, nello sgomberare via tutti i beni che oramai sono immondizia e nel svolgere sopralluoghi che sembrano una normale routine» aggiunge amareggiato. «Forse è troppo poco il tempo che abbiamo passato qui oggi per giudicare ma la sensazione è questa! Torniamo con l’amaro in bocca, da un lato orgogliosi per questa piccola goccia di aiuto e dall’altra nel sentirsi quasi inutili!».