Lavoro. A che punto è la notte?

L’estate ha portato i licenziamenti al CIC, la proroga della solidarietà in Comdata, gli stipendi non pagati in Manital, ma nelle ultime settimane ha fatto capolino un fervore positivo: la settimana prossima si interrompe la solidarietà in Comdata e girano voci dell’arrivo di Huawei a Palazzo Uffici 2 lasciato libero da Wind-3 spostata alla ICO.

Se si facesse la media probabilmente si potrebbe vedere un quadro roseo per l’occupazione a Ivrea, ma vuoi per le passate scottature vuoi per il principio dei polli di Trilussa, occorre esser cauti e valutare ogni caso singolarmente. Iniziamo con la situazione del CIC e di Comdata.

Il CIC (Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese)

La storia del CIC sta finendo nel peggiore dei modi con lavoratori licenziati e stipendi e liquidazioni non pagati. La procedura di licenziamento per 33 lavoratori su 58 aperta ad aprile si è chiusa all’inizio di luglio senza accordo con la conseguenza che il 19 luglio 22 lavoratori hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Stop. La fine di tutto e senza un soldo per altri due mesi. I lavoratori licenziati infatti non hanno potuto accedere alla Naspi (la disoccupazione), perché l’azienda nella lettera di licenziamento ha scritto che avrebbe erogato l’indennità per il mancato preavviso che corrisponde a due mensilità e la disoccupazione parte solo alla fine del preavviso. Peccato che, come per gli stipendi degli ultimi mesi, il CIC, ovvero la CSP, non abbia pagato un bel niente (come non sta pagando i Tfr anche a chi si è licenziato l’anno scorso). Ivrea rivive un film già visto, quello di Agile-ex Eutelia, dove l’azienda emetteva i cedolini dello stipendio, ma non versava i soldi ai lavoratori rimasti mesi senza alcun reddito. D’altronde uno dei protagonisti dell’acquisizione del CIC da parte della CSP, Pio Piccini, ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi di reclusione proprio nel processo del crack di Agile, un legame c’è. Così di nuovo nella città della grande fabbrica, nella città Unesco, assistiamo alla chiusura di aziende, alla distruzione di occupazione e cancellazione di redditi. Con bilanci familiari già fragili, ci sono molti monoreddito anche in CIC, basta un attimo per trovarsi in serie difficoltà per andare avanti.
Oggi in CIC sono rimaste una ventina di persone che lavorano per il centro prenotazioni dell’ASL TO4 ma solo fino alla fine del contratto che scade il 30 settembre e l’azienda sanitaria ha già fatto sapere che non intende rinnovare, anche se CIC ha proposto un forte sconto sulle tariffe. D’altronde quale garanzia di continuità può dare un’azienda che non ha fatto nulla per tenere in vita il CIC ma anzi lo ha trascinato avanti solo fino al termine delle commesse già in essere quando il Consorzio era pubblico? Grave la colpa della CSP, ma altrettanto grave – non dimentichiamolo – è stata la gestione pubblica che ha portato prima al pesante buco di bilancio e poi alla svendita del CIC, buttando all’aria competenze costruite negli anni e più importante, le vite dei lavoratori.

Comdata

La sofferenza di Comdata è esplosa alla fine dell’anno scorso quando il 17 dicembre l’azienda annuncia 200 esuberi nella sede di Ivrea (circa il 20% della forza delle sede eporediese). La causa è stata il calo di commesse, in particolare il 187 di TIM, il maggior commitente per Ivrea. Questo annuncio segue la cancellazione nei mesi precedenti di tutti i contratti interinali arrivati anche fino a 700 nei periodi di massima attività. I lavoratori e le lavoratrici Comdata trascorrono quindi le festività di fine anno con questo bel regalo sotto l’albero, rabbia e preoccupazione sono i sentimenti diffusi. Ad inizio anno inizia la trattativa per ottenere i contratti di solidarietà e scongiurare i licenziamenti. La trattativa sindacale, supportata da una buona mobilitazione dei lavoratori (considerati i tempi e l’azienda), ha portato però alla “condivisione del danno”, certo non fra azienda e lavoratori, ma tra i lavoratori, con l’avvio dei contratti di solidarietà per 894 dipendenti dal 28 gennaio fino al 27 luglio. Durante la solidarietà, le condizioni di lavoro già difficili per la natura del lavoro di call center, sono peggiorate. Percentuali di riduzione di orario e turni ballerini, stipendi ridotti. A fine giugno negli incontri di verifica tra azienda e sindacati, Comdata annuncia di voler prolungare i contratti di solidarietà per altri sei mesi perché i volumi di attività non crescono. La richiesta viene formalizzata nell’incontro in Confindustria del 9 luglio, I sindacati fanno votare l’ipotesi di accordo alle assemblee dei lavoratori che non possono che approvare con l’azienda che continua a dichiarare di ritenere il sito di Ivrea strategico e di voler portare nuove commesse. Situazione pesante e critica fra i lavoratori. E poi, il primo settembre, Comdata annuncia a sorpresa di interrompere i contratti di solidarietà dal 13 settembre per l’arrivo di una grossa commessa Telecom (sì, proprio il committente che più degli altri  l’ha messa in crisi, così va questo mondo), il 187 per l’assistenza tecnica agli abbonati della linea fissa. L’azienda ha annunciato, addirittura, che tornerà ad assumere interinali. I 1000 lavoratori Comdata tirano il fiato, per quanto non si sa, perché al prossimo calo di volumi di attività saranno sempre i primi, gli unici, a venire colpiti, ma di questi tempi è così: occorre rallegrarsi del buon dell’oggi che di doman non c’è certezza.

Cadigia Perini