Lavoro a Ivrea: la “ripresina” non c’è stata

Sono stati pubblicati i dati definitivi dell’andamento del mercato del lavoro regionale. Il bacino eporediese maglia nera dei 32 Centri per l’Impiego piemontesi. Giovani e donne le categorie più colpite, ma all’interno del DUP approvato lo scorso 14 febbraio non c’è traccia di investimenti per il lavoro

Procedure di assunzione del bacino d’Ivrea. Confronto 2017-2018

L’avevamo anticipato a dicembre, quando i dati erano ancora provvisori e non definitivi, ma ora che la Regione Piemonte ha reso pubblici i numeri relativi all’andamento del mercato del lavoro per l’anno 2018 lo possiamo confermare senza timore d’essere smentiti: la “ripresina”, a Ivrea, non c’è stata, per lo meno non nei termini trionfali con cui era stata presentata un anno fa nella sede di Confindustria Canavese.
Non potrebbe che essere tale il giudizio relativo ai dati trasmessi dal Centro per l’Impiego d’Ivrea che pur non essendo l’unico ente preposto a favorire l’incontro tra “domanda e offerta” (in quanto esistono varie agenzie private per il lavoro) rappresenta un campione significativo e pubblico dell’andamento delle assunzioni nel territorio.
Al netto degli avviamenti giornalieri, infatti, il totale delle assunzioni registrate da gennaio a settembre 2018 si è fermato a quota 11.620, contro i 13.271 del medesimo periodo del 2017. Uno scarto di 1.651 unità, numeri dietro ai quali si celano persone che sono rimaste senza occupazione. A pagare maggiormente il prezzo di un mercato del lavoro stagnante sono stati i giovani (d’età compresa tra i 15 e i 29 anni) e le donne sotto i quarant’anni. I settori più in difficoltà sono stati l’industria in senso stretto e il settore dei servizi, mentre sono risultati essere pressoché stabili l’agricoltura e il settore dell’edilizia.
Come appariva già evidente a dicembre, questo andamento risulta essere controtendente rispetto alla situazione generale del Piemonte che vede crescere le assunzioni dalle 631 mila del 2017 alle 653 mila del 2018. Ciò che desta più preoccupazione, tuttavia, è il paragone fatto con gli altri Centri per l’Impiego (CpI) piemontesi: di tutti i 32 CpI quello eporediese si classifica ultimo per assunzioni, dietro agli altri tre che hanno registrato valori negativi: Rivoli (- 1.409), Moncalieri (- 1.118) e Settimo Torinese (- 795).

Questi numeri, tuttavia, non vanno generalizzati, ma meritano di essere analizzati un po’ più nel dettaglio in quanto in mezzo alle tante ombre che gravano sulla situazione del lavoro eporediese (e si badi bene, al solo bacino eporediese in quanto Cuorgné e Chivasso hanno registrato un trend positivo di assunzioni) qualche spiraglio di luce può essere scorto.
Ed ecco che mentre le assunzioni con contratti a tempo determinato risultano essere quelle più martoriate (si passa dalle 11.265 del 2017 alle sole 9.388 del 2018) assieme ai contratti in somministrazione (compatibilmente con la crisi del settore delle telecomunicazioni a Ivrea) le assunzioni a tempo indeterminato registrano valori in aumento, crescendo dalle 1.566 del 2017 alle 1.726 del 2018.

Il lavoro continua ad essere concepito dalla politica come una casualità

I tanti numeri che la Regione mette a disposizione raccontano la storia di un territorio che vive da tempo una crisi occupazionale unica nel panorama piemontese. Una crisi inspiegabile, enigmatica, che non può più essere ricondotta alla fine dell’Olivetti e che meriterebbe un approfondimento da parte delle istituzioni che non sembrano al momento interessate a mettere il tema nell’agenda politica.
L’ufficio politiche per il lavoro continua, infatti, ad essere assente, al pari dell’assessorato al lavoro e all’interno del Documento Unico di Programmazione varato il 14 febbraio dalla Giunta Sertoli e approvato successivamente dal Consiglio Comunale il 14 marzo il paragrafo destinato al lavoro risulta essere misero e vago. Si può leggere, infatti: «considerato che l’Ufficio politiche per il lavoro nel 2017 ha dimezzato la dotazione organica e a marzo 2018 l’ha azzerata, obiettivo dell’amministrazione è procedere a nuove assunzioni, compatibilmente con la revisione dell’intero assetto organizzativo ed il piano annuale dei fabbisogni di personale». Promesse incoraggianti, ma infondate, in quanto la tabella relativa alle spese per il triennio 2019-2021 ha a bilancio 65mila euro fissi senza alcun tipo di investimento, segno più che evidente di come il lavoro continui a non essere una priorità (se non a parole) dell’amministrazione Sertoli.

Andrea Bertolino