Le pedine siamo noi

Spostamenti, incroci, sostituzioni: l’anno scolastico inizia all’insegna dell’incertezza, ma a novembre tutto peggiorerà

IERI

Non che il sistema fosse efficiente, però in un passato recente era questione anche di umanità: nella scelta di una sede scolastica – aula magna del provveditorato, non-luogo ampio e polveroso – interloquire con una persona, sebbene talora irritante, equivaleva a una chance: “scusi, quella cattedra che è stata assegnata d’ufficio chissà a chi, potrei prenderla io che già insegno lì da due mesi? Si tratterebbe di un cambio innocuo e conveniente per tutti...”. La risposta era sì, oppure no o dipende, comunque una replica intellegibile e sempre discutibile.

OGGI

Oggi decide l’algoritmo. E all’algoritmo non puoi avanzare richieste, con l’algoritmo non puoi discutere, al massimo vanamente domandarti il senso sotteso al misterioso insondabile calcolo.Ecco quindi che A – che come supplente lavora da due, tre, quattro anni a Ivrea – all’alba delle assegnazioni è spostato ad Alessandria, a Biella, a Vercelli… in barba alla continuità didattica e ai tempi di vita (a proposito di ambiente…). Tempo un paio di settimane e in quel d’Eporedia la cattedra che era di A viene occupata da B, un giovane calabrese, pugliese, più spesso siciliano, immigrato, disorientato, sconcertato e naturalmente triste (da Siracusa a Ivrea il passo è quantomeno spiazzante).
Non è finita: le pratiche dei nuovi concorsi per coprire una parte dei posti ancora vacanti (che sono circa 200.000!) si concluderanno – ovviamente in ritardo – entro novembre. Ecco allora che prima di Natale B, che già aveva sostituito A che invece è ad Alessandria, è costretto a lasciare il posto a C. Gli studenti cambiano di nuovo prof, ma questa è prassi, è “la vita”.
C però tra settembre e novembre già stava lavorando su una cattedra vacante che, fino all’anno scorso, era assegnata a D, che a sua volta chissà dov’è finito. C arriva, B è di nuovo alla ricerca di lavoro e di sede, mentre la cattedra prima occupata da C è nuovamente in ballo e presumiamo sarà presto occupata da E. A margine notiamo la difficoltà di trovare per soli tre mesi un appartamento a un costo d’affitto sostenibile: cose di poco conto, a chi interessano?

DOMANI

Il giochino potrebbe continuare. Peccato non sia divertente perché le pedine sono persone (e siamo tutti noi), nonostante il ministro più inconsistente che la scuola abbia mai avuto dichiari senza arrossire “abbiamo iniziato l’anno scolastico con grande serenità”.
Non è così: in alcuni istituti mancavano il 10, il 20, anche il 30% di insegnanti, a causa dei pensionamenti e delle immissioni in ruolo che come un bussolotto hanno rimescolato scuole e docenti lasciando sguarnite in primis le sedi decentrate come Ivrea. Sedi che in questi giorni stanno trovando un equilibrio di breve durata, fino a novembre quando la lotteria dei posti ricomincerà.
A perderci sono e sarà la qualità dell’insegnamento, quindi i docenti – di nuovo temporaneamente disoccupati oppure forzosamente spostati da nord a sud, da sud a nord come non avessero una vita – e gli studenti, ai quali poi si imputerà la responsabilità di test  Invalsi scadenti e risultati “non europei”, ma va’?! E tutti perdiamo, se consideriamo l’Istruzione patrimonio comune.

LE NOZZE COI FICHI SECCHI

Perché? Perché non indire i concorsi in tempo per arrivare a settembre con le cattedre pronte? Non c’erano commissari? Perché allora non pagarli qualcosa di più di una umiliante paga da schiavi ? https://www.infodocenti.it/concorsi-scuola-quanto-guadagna-un-commissario/ Perché non remunerare decentemente tempo, fatica, responsabilità e professionalità necessari per svolgere un lavoro a tal punto importante?
O è vero che lo Stato non ha fondi da utilizzare nella Scuola poiché non è una “grande opera” e ha tempi lunghi in termini di risposta elettorale?

SALVARE IL SALVABILE

Oppure si potrebbe deliberare diversamente, con un occhio agli studenti e uno ai giovani docenti: a novembre passi il concorso, a settembre 2023 avrai la cattedra e per ora resti dove sei.
Bocce ferme fino al termine dell’anno scolastico. Rispetto. Diranno che non si può, che ci sono delibere, impegni, programmi e commi da rispettare. Altre bugie.

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