Lectio magistralis

Ugo Nespolo a Ivrea. Le fioriere d’autore abbelliranno la città

Se c’è una “Lectio magistralis” a Ivrea penso non sia il caso di lasciarsela sfuggire, così sabato 4 marzo alle 18,30 salgo le scale del Comune fino al piano della Sala dorata dove va di scena il maestro Ugo Nespolo, uomo di fama internazionale e artista di connotazione eclettico intellettuale.
Attorniato dal sindaco Sertoli, l’assessora alla cultura Costanza Casali e da Paolo Verri, coordinatore di Ivrea capitale del libro, l’artista presenta il suo ultimo libro dal titolo “Vizi d’arte”. Si tratta di una raccolta degli scritti di questo multidimensionale maestro noto per il suo vigore creativo che spazia dalla pittura alla scrittura, dal cinema alla grafica, alla scultura. Una versatilità questa che gli consente di operare non solo attraverso parole e colori ma anche di sperimentare elementi materici differenti.
Un artista a tutto tondo, come si dice in questi casi, capace di intrattenere il pubblico anche soltanto attraverso il carisma della sua presenza.
Ugo Nespolo conosce bene Ivrea perché in tempi passati vi esercitava la professione di insegnante, arrivando da Torino ogni giorno in treno. “Dalla stazione all’aula di Monte Stella me la facevo a piedi, arrivando sempre in ritardo”, ricorda sorridendo.
Negli anni sessanta, Nespolo si diploma all’Accademia Albertina di Torino poi si laurea in Lettere moderne. A Milano espone alla Galleria Schwarz poi si trasferisce a New York dove conosce nomi dal sapore leggendario come Andy Warhol. Lì non può non subire il fascino della pop-art americana.
Il libro ispira la lectio magistralis come occasione per riflettere sull’arte non soltanto come mezzo di trasmissione della bellezza e della cultura ma anche come interrogativo sulla natura profonda dell’artista e sulla sua funzione nel rapporto con il destinatario dell’opera, sul fruitore ultimo perché l’arte deve comunicare, deve entrare in contatto con la realtà ed essere accessibile agli altri.
“Che cosa ce ne facciamo dell’arte se non la condividiamo con tutti?” domanda rivolgendosi al pubblico e poi, un po’ provocatoriamente, ci chiede di fare un esperimento, di fermare qualcuno per la strada e rivolgergli una domanda su che funzione abbia l’arte per lui. La risposta, purtroppo, potrebbe rivelare tutta la distanza che ancora si deve colmare tra l’uomo della strada e l’artista.
Il discorso di Nespolo è esuberante, da cogliere al volo perché ricco di spunti, riferimenti culturali e citazioni e anche per questo molto frammentato e a volte volutamente contradditorio. La contraddizione è peculiare nell’artista. La contraddizione più evidente potrebbe riguardare soprattutto il conflitto tra arte, secondo ispirazione creativa, e arte soggetta alle lusinghe del mercato. L’arte moderna, rispetto a quella classica, forse è più commerciale, più facile da capire e più immediata e per questo probabilmente più ambita dal mercato. Arte e mercato sembrano dover sempre polemizzare, un bisticcio tra quotazioni delle opere, un interrogarsi su ciò che si può considerare arte o meno. L’artista di successo produce sempre arte? O è il successo dell’artista che rende artistico anche ciò che non lo è? In questo forse consiste la contraddizione più palese dell’artista in genere, contraddizione a cui sembra accennare Nespolo. Ma è soltanto un accenno perché il tempo stringe e l’interrogativo presuppone analisi complesse. Rimane fisso il punto per cui anche l’arte moderna, quella pop si generano attraverso il grande impegno, la tenacia e il duro lavoro.
Dice Nespolo: “L’artista è continuamente minacciato dalla dannazione del prezzo perché nel nostro mondo ciò che costa vale. E’ anche per questo che deve ritirarsi spesso in solitudine, appartarsi per pensare in un luogo del buon ritiro, perché tutto si può perdere ma non la propria intelligenza. Per questo motivo la via dell’artista può essere malinconica, una malinconia attiva però perché l’artista non è un cretino di genio, come ha asserito qualcuno. Io se non studio e non ricerco mi sento perduto”.
Tra le citazioni proposte da Nespolo figura anche il grande Van Gogh con le sue lettere scritte al fratello Teo, testi che sono assolutamente da leggere. “Van Gogh conosceva ben 5 lingue, era consapevole di dove voleva andare e cosa voleva fare. Tutti gli artisti lo sono. Naturalmente se uno compie l’assioma tra arte e denaro, allora sarà sempre solo. L’arte deve essere soprattutto una guida per la vita.”
Le considerazioni del maestro sono tante e, condensate nell’arco temporale dei 20 minuti disponibili, sembrano smarrirsi nei meandri della mia ormai provata memoria. Le parole destano sensazioni plurime, si fa uno sforzo di concentrazione per non perdersi nulla.
Ugo Nespolo è una persona animata dalla voglia di trasmettere tutto, sorretto da un impeto comunicativo e senso dello humour, come quando, da appassionato collezionista di libri, parafrasando il grande calciatore George Best, ci dice come abbia speso i suoi soldi, non in donne e in alcool come il campione, ma in libri, formandosi una personale biblioteca di ben quarantamila volumi.
La lectio termina con una constatazione sull’incapacità degli uomini di saper cogliere, oggi, nell’arte quello che essa maggiormente evoca e cioè la ricerca del “nuovo”, del nuovo come possibilità di proiettare luce sul domani.
Siamo ai battimani del pubblico, ma la serata prevede anche l’illustrazione del progetto voluto dall’assessora Casali e che Nespolo ha accettato di realizzare. Si tratta della presentazione dei bozzetti che illustrano le fioriere d’artista, i vasi d’autore con i disegni del maestro che andranno ad abbellire prossimamente la città. I bozzetti sono belli, molto colorati e iconici del suo stile. Sono stati pensati in conformità degli aspetti che più caratterizzano Ivrea, e cioè la Olivetti con le macchine per scrivere, il volto cittadino con il castello e il ponte vecchio, la capitale italiana del libro con le copertine stilizzate degli stessi, il carnevale con i simboli delle squadre degli aranceri.
La realizzazione di questi vasi, alti poco più di un metro ciascuno, ad opera e firma di un così autorevole personaggio, segnerà sicuramente una svolta di immagine nel panorama del salotto cittadino. I vasi dovrebbero essere una sessantina e fornire un’ulteriore spinta perché Ivrea e la sua naturale bellezza trovino sempre più valorizzazione nell’ambito dell’arte e della cultura.

Pierangelo Scala