L’energia delle buone pratiche

Una serata sulle Comunità di Energia Rinnovabile all’interno del programma di SanaTerra

Un centinaio di persone ha affollato l’atrio dello Zac! giovedì 29 settembre in occasione della serata del programma di Sanaterra sul tema delle Comunità di Energia Rinnovabile. Andrea Ardissone, presidente di AEG Cooperativa è riuscito a condensare in meno di un’ora le caratteristiche  essenziali di questa  pratica di condivisione (che potrebbe diventare realtà anche nel nostro paese) senza eccedere nei tecnicismi.
Con l’aiuto di una sessantina di slide ha privilegiando l’aspetto di condivisione e di scelta dei principi di miglior consumo energetico, lotta agli sprechi e condivisione di risorse al minimo costo ambientale ed economico. Spiega Ardissone “una Comunità Energetica è nei fatti un gruppo di persone che, insieme, producono e utilizzano energia rinnovabile. Una scelta non più rinviabile perché è un fatto assodato che le temperature a livello mondiale sono in forte aumento e che questo è dato da una forte implicazione delle attività umane. Con l’energia facciamo tutto e, finalmente, ci stiamo accorgendo che non è infinita ed è da qui che dobbiamo partire. Oggi, a fronte di poche, grandi centrali termoelettriche a gas o combustibili fossili o carbone, e quindi inquinanti, esistono moltissimi punti di consumo, tra loro distanti. Questa distanza è all’origine di dispersioni, anche dell’11%, che ci costringono a produrre più energia di quella che consumiamo, essendo quest’ultima difficile da accumulare. Dobbiamo privilegiare il ricorso all’energia rinnovabile, pur mantenendo un minimo di carico di base  e avvicinare il più possibile produzione e consumo, creando più punti di energia vicini e sistemi equilibrati di produzione e consumo”.
Che cosa fanno le comunità di energia rinnovabile? “Praticamente – spiega ancora Ardissone – realizzano molti punti di creazione dell’energia, per mezzo di impianti fotovoltaici sui tetti di case, scuole, comuni, aziende, con l’obiettivo di ridurre quella che proviene dalle grandi centrali“. Associarsi tra utenze sottese a una cabina di bassa tensione, che serve un centinaio di abitazioni, genera lo scambio che provvede alle esigenze di ciascun singolo.
Cosa serve per associarsi? “Lo possono fare un produttore – continua Ardissone – un consumatore o un produttore-consumatore, un cosiddetto prosumer“. Importante sapere che lo Stato eroga, per tutta la potenza prodotta e scambiata all’interno delle comunità, un incentivo di 11 centesimi al Kw/h. In questo modo viene garantito un “fondo” che l’associazione può decidere di impiegare per abbassare la bolletta, per manutenzioni o anche per scopi esterni all’associazione stessa.
L’Europa – ha ricordato Ardissone – è l’unico continente che non possiede energia fossile. E una direttiva recente potrebbe rendere realizzabile una comunità che comprenda un intero comune“.
E in Italia? Nel novembre 2021 questa direttiva è stata recepita, ma stiamo ancora aspettando i decreti attuativi. Intanto Aeg Coop sta lavorando da due anni a un progetto pilota, insieme a Legambiente e all’Associazione Bellavista Viva.
Il progetto, presentato in Comune, verrebbe realizzato nel quartiere Bellavista, dove sono stati già individuati i tetti dove installare il fotovoltaico: 1830 metri quadrati che potrebbero interessare un centinaio di famiglie.

Simonetta Valenti