Licenziamenti CIC. La proprietà non tratta.

Fa male, e rabbia, sentire ancora oggi le stesse parole dello stesso copione di tanti drammi andati in scena nel nostro Canavese: stipendi non pagati, contributi trattenuti e non versati, trattenute sindacali trattenute e non versate, false cessioni, … Tutto già vissuto esattamente 20 anni fa in OPC (Olivetti Personal Computer) e 10 anni fa in Agile ex Eutelia (ex Getronics ex Olivetti), per citare solo i drammi che hanno coinvolto più lavoratori.

Lunedì 13 maggio le lavoratrici e i lavoratori del Consorzio per l’informatizzazione del Canavese hanno scioperato per l’intera giornata con presidio davanti alla loro sede al confine tra Ivrea e Banchette davanti allo storico Palazzo Uffici Olivetti, contro i licenziamenti annunciati dall’azienda a metà aprile. La situazione come previsto, non da cassandre ma dalla realtà dei fatti, sta precipitando. I lavoratori non hanno ricevuto lo stipendio di aprile. L’azienda ha comunicato ai lavoratori la difficoltà a pagare con una e-mail dove dice che sì non riescono a pagare lo stipendio, ma lo faranno quanto prima. Inutile dire che nessuno si è sentito rassicurato da quella promessa di pagamento “al più presto”. Ma i brutti segnali per il CIC non finiscono qui, infatti CSP – proprietaria del CIC dal 2015 – non sta versando i contributi nei fondi pensionistici né le quote sindacali, pur trattenendo gli importi dagli stipendi dei lavoratori. E si aggiunga a questo che non sono ancora stati pagati i Tfr dei lavoratori che si sono dimessi a dicembre dello scorso anno. E’ chiara e lampante una grave crisi di liquidità della CSP. Il CIC, quando era di proprietà pubblica, iniziò a non pagare gli stipendi nel 2013, da lì iniziò il declino, che CSP sta portando a compimento.
Accanto ai mancati pagamenti, il copione prevederebbe una procedura di licenziamento collettiva e qualche falsa cessione di ramo d’azienda, così accadde in Agile nel 2009. Infatti puntuale a metà aprile CSP annuncia l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo per 33 lavoratori su 58 (non ci si spiega come mai non per tutti visto che CSP non ha alcun progetto per i restanti 25). E verso fine aprile attua una cessione di ramo per due dipendenti (rametto) verso un’azienda (pare vicina ad una delle aziende che partecipò al bando gara del 2015) che svolgerà il servizio informatico per uno degli enti dell’ex Consorzio per l’Informatizzazione del Canavese fino alla gara pubblica di assegnazione definitiva. Naturalmente non esisteva un ramo d’azienda per questo servizio e ci sono gli estremi quindi per impugnare questa operazione da parte degli altri lavoratori esclusi. Ma il ridicolo è che non si parla nemmeno più di due lavoratori, perché nel frattempo uno si è licenziato. CSP ha quindi ceduto un ramo aziendale con un solo lavoratore. Probabilmente se l’ente pubblico in questione si fosse attivato prima per organizzare la continuazione del servizio, un numero maggiore di lavoratori avrebbe potuto essere coinvolto. Quello che è certo comunque è che non si sarebbe trattato di cessione di ramo d’azienda, ma andava fatto un bando pubblico con tutte le clausole di salvaguardia del caso per permettere il passaggio delle lavoratrici e dei lavoratori maggiormente impegnati su quella commessa.

La chiusura aziendale. L’apertura della fase istituzionale in Regione … con le elezioni alle porte

Sulla cessione di ramo, si parlerà ancora, intanto l’azienda ha detto chiaro e tondo ai responsabili territoriali di  Elvira Russo, Cgil, e Francesco Sciarra, Uil, che non intende sospendere la procedura di licenziamento, rifiutando anche la proposta sindacale di uscita su base volontaria con incentivo economico. L’unica concessione della dirigenza di CSP è una buona uscita di diecimila euro per chi si licenzierà entro il 31 maggio. Oltre al Tfr. Così per i padroni del CIC il Tfr è una concessione, non denaro dovuto ai lavoratori in quanto già preso dagli stipendi degli stessi! Siamo all’apoteosi del delirio di una certa classe di falsi imprenditori che comunque e dovunque continua ad imperversare nel nostro paese. Ah, manca un dettaglio: tutte queste cifre l’azienda le vorrebbe pure erogare in 12 comode rate … Naturalmente, non scontato, ma i sindacati non hanno firmato questa farsa di accordo che prende in giro i lavoratori e offende la loro dignità.
Le forze sindacali di fronte a tale chiusura, e soprattutto alla consapevolezza della profonda crisi di liquidatà della CSP, non ritengono che ci siano spazi per un accordo accettabile e pur mancando ancora un paio di settimane allo scadere dei 45 giorni previsti per un accordo fra le parti, hanno deciso di procedere con la fase di contrattazione istituzionale chiedendo un incontro in Regione. Peccato che la Regione di fatto sarà “bloccata” fin dopo le elezioni del prossimo 26 maggio. Non ci sono certo incontri in questi giorni, quando non si sa quale coalizione vincerà le elezioni, quale il presidente, quale l’assessore al Lavoro. Intanto a fine giugno scade anche la proroga di uno dei servizi dell’ASLTO4 gestito dal CIC, il Centro di prenotazione unico, l’ultima delle proroghe che alcuni enti pubblici avevano concesso al CIC dopo il 31 dicembre quando le commesse triennali date in dote al CSP erano scadute.
E’ chiaro che la situazione peggiora di giorno in giorno, il rischio fallimento è reale, lasciamo che tutto ciò accada in silenzio?

Cadigia Perini