L’inaccettabile duraturo silenzio della maggioranza sulla Variante di Piano Regolatore

La maggioranza consiliare litiga su “cambi di casacca” e nuovi assessorati, beffandosi delle reali esigenze di questa città. Sulla variante di Piano Regolatore nessun consigliere di maggioranza si è pronunciato e sembrerebbe che l’Ufficio Tecnico sia sprovvisto delle tavole tecniche della variante. E’ questa la serietà con cui si affronta il più importante documento del comune d’Ivrea?

Era il 20 marzo 2018 quando lo studio Boeri, “capitanato” a Ivrea dall’architetto Massimo Giuliani presentava per l’ultima volta al pubblico eporediese le linee guida generali di quello che sarebbe dovuto diventare il progetto di variante strutturale del Piano Regolatore.

Da allora sono intercorsi quasi due anni e nonostante il 22 gennaio 2020 il consiglio comunale eporediese abbia votato l’approvazione della “proposta tecnica del progetto preliminare” della variante (con i soli voti favorevoli della maggioranza e l’astensione dei gruppi di minoranza) ancora poco o nulla si conosce di quello che dovrebbe essere il documento più importante per il Comune d’Ivrea e i suoi cittadini.

L’avviso di pubblicazione in cui si specifica che il materiale sarebbe stato depositato all’Ufficio Tecnico

Leggerezza e superficialità: ovvero come la maggioranza e l’amministrazione stanno gestendo l’iter della variante

«La proposta tecnica del Progetto Preliminare della Variante del P.R.G.C. sarà depositata in visione presso l’Ufficio Tecnico comunale e sarà pubblicata sul sito istituzionale del Comune di Ivrea per 30 giorni consecutivi, da lunedì 10 febbraio a mercoledì 11 marzo 2020». Così recita l’avviso di pubblicazione del 10 febbraio ottemperato, purtroppo, solo in parte. Sembrerebbe, infatti, che l’Ufficio Tecnico sia tutt’oggi sprovvisto delle tavole cartacee elaborate dallo studio Boeri e che chiunque si rechi in cerca del materiale venga reindirizzato sul sito (dove, invece, il materiale risulta disponibile). Un peccato veniale nell’epoca del digitale e nell’impegno alla riduzione del supporto cartaceo, non fosse altro che un cittadino, confidando nella veridicità dell’avviso di pubblicazione, avrebbe motivate ragioni per protestare, considerato che il tempo utile per poter presentare delle osservazioni scadrà mercoledì 11 marzo 2020 (tra meno di una settimana).

Eppure serve a poco prendersela con un Ufficio quando il problema è più grave di un’inadempienza burocratica. Sulla variante di PRG, infatti, la situazione è preoccupante non tanto per l’incapacità della maggioranza di sapere esprimere una visione politica (non ce l’avevano in campagna elettorale), quanto per il fatto che nemmeno ci stanno provando. Questa è la cosa grave. Nel momento in cui un consigliere di maggioranza come Donato Malpede risponde alle critiche dell’opposizione che, giustamente, si lamenta di non aver sentito un solo parere sulla variante di PRG, dicendo: «se non ci capite voi di Piano Regolatore ci devo capire io? Eppure voterò a favore», allora è evidente che il problema non è più nemmeno di visione politica: la verità è che nemmeno ci provano a farsi un’idea su quale futuro offrire alla città. E, completamente alla cieca, approvano mozioni (si veda, infatti, il voto e il triste spettacolo durante il consiglio comunale del 22 gennaio) pur di osservare la “disciplina di maggioranza“.

Una delle molteplici slide contenute nella relazione tecnica di progetto preliminare

Cosa sappiamo della variante di Piano Regolatore?

Stando all’iter che questa variante dovrà seguire sappiamo che il prossimo passaggio sarà l’adozione del “progetto preliminare”, in programma per agosto 2020, alla quale seguirà la “proposta tecnica del progetto definitivo” (novembre 2020) e finalmente il tanto atteso “progetto definitivo” previsto per settembre 2021. Fino ad agosto, tuttavia, continueremo a non parlarne?

Quel che si può fare, per il momento, è cominciare a prendere confidenza con quanto elaborato in 194 pagine di relazione e circa 30 tavole dallo studio Boeri.
Il progetto identifica oggi cinque aree strategiche sulle quali intervenire e su cui focalizzare buona parte dell’attenzione: Area ex Montefibre (o Polo della Mobilità), Area Edifici Pubblici (dove sono situati gli uffici comunali in via Cardinal Fietta), Polo della Canoa (il complesso fra via Dora Baltea 1 e lo Stadio della Canoa), Lago di Città-Risalita al Centro storico e Polo Culturale e, infine, Polo Sportivo (area ex Varzi).
Diversamente dalle anticipazioni di due anni fa, dal progetto è scomparsa l’idea di spostare l’area mercatale nel centro urbano, ma è altresì maturata la volontà di collegare direttamente tale area con il centro storico attraverso l’installazione di ascensori o scale mobili (certo non sono di buon auspicio le esperienze pregresse in fatto di ascensori a Ivrea). Sull’area ex Montefibre sfuma la scelta di inseguire la “visione residenziale”, mentre si fa sempre più strada l’ipotesi non solo di destinare quell’area a Polo di Interscambio, di Mobilità e di “cerniera” tra il centro storico e via Jervis (si pensi che su quell’area insistono la stazione, lo scambio dei bus e la Passerella sulla Dora), ma anche di estendere la capacità di quella zona a Polo di Servizi (oltre a quelli già presenti come Tribunale, Ambulatorio, Scuole).
Del tutto nuova appare, invece, l’ipotesi di rendere gli edifici comunali di via Cardinal Fietta un Polo dell’Istruzione; idea, questa, che ha già incontrato alcune critiche da parte del Partito Democratico durante la seduta consiliare del 22 gennaio (in quanto la maggior parte delle scuole sono oggi dall’altra parte della Dora).

Nessuna novità significativa, invece, per quanto riguarda la zona Unesco. Al di là dei soliti rimandi alla possibilità che l’asse di via Jervis possa diventare laboratorio per nuove forme di produzione artigianale (fab-lab) e start-up e il vago rimando al “recupero dell’eredità immateriale dell’era olivettiana” l’unico monito che emerge dal documento è quello di evitare “l’eccessiva museificazione del sito“. Dovendo sottostare non solo alle rigide disposizioni dettate dal “bollino Unesco”, ma anche al Piano Paesaggistico Regionale (che l’attuale Variante sta recependo) il rischio reale è che si giunga alla situazione in cui ogni intervento edilizio all’interno della core e buffer zone debba essere vagliato da un’apposita commissione paesaggistica, generando in tal modo rallentamenti e aumentando la produzione di permessi.

Ci sarebbero poi tante altri punti da trattare: il rinnovato richiamo al traforo di Monte Navale, l’ipotesi di lasciar emergere il Lago di Città e renderlo zona verdeggiante di “raccordo” con il Parco dei 5 Laghi (senza sapere se questo Parco si farà mai e senza considerare che l’attuale giunta ha già provveduto a ri-cementificarlo), l’introduzione del meccanismo di “capacità edificatoria” (ovvero concedere ai privati la possibilità di abbattere un loro edificio e di spostare altrove la metratura per poter in futuro ri-edificare) o l’introduzione di un sistema di “destinazioni d’uso” al negativo (ovvero non specificare la destinazione d’uso d’un immobile, ma indicare quali non possono essere le destinazioni d’uso, per accrescerne la flessibilità).

C’è una frase che l’assessore Cafarelli (l’unico tra gli assessori e la maggioranza che abbia dimostrato di aver approfondito il tema) ha pronunciato durante la seduta del 22 gennaio: «la realtà cittadina cambia più velocemente di quanto elaborato in un Piano Regolatore». Una frase passata in sordina, ma che sintetizza perfettamente l’importanza e l’urgenza di una discussione pubblica sulla variante del PRG. Senza questa discussione continueremo a viaggiare a vista, correggendo di tanto in tanto ciò che può essere corretto, ma senza imprimere alla città una visione futura, rischiando altresì di produrre un documento finale distante dalla realtà (si pensi a quanto si sia dimostrata infruttuosa e poco aderente alle trasformazioni sociali e urbanistiche la pianificazione di un complesso residenziale nell’area ex Montefibre in una fase storica nella quale la città perde abitanti, invece che acquisirne).

C’è ancora tempo per prendere confidenza con questo documento, avanzare proposte e obiezioni utili nell’interesse della collettività ed è auspicabile che in futuro si ripetano esperienze di workshop aperti alla cittadinanza come già fatto in passato. Affinché ciò possa servire, tuttavia, è indispensabile che in città si cominci a parlare dell’Ivrea di domani e che la discussione tra cittadini, geometri, architetti, esperti di settore, associazioni di volontariato, associazioni di categoria, imprese, sindacati e politica possa servire di stimolo, di confronto, non fosse altro (almeno!) per scongiurare il ripetersi di quanto accaduto nel consiglio comunale del 22 gennaio, con solo la minoranza apparentemente interessata al tema.
Altrimenti Ivrea avrà partorito l’ennesimo documento, l’ennesimo “Piano Strategico” ricco di buone intenzioni, ma sconnesso col tessuto cittadino.

Andrea Bertolino