L’“invasione” di San Germano Vercellese

In un panorama politico come quello italiano, indigna ma non sorprende che una giunta comunale emetta una delibera intitolata: “Tutela del territorio sangermanese dall’invasione /immigrazioni delle popolazioni africane e non solo. Provvedimenti”.

Michela Rosetta sindaca di San Germano V.se

È successo a San Germano Vercellese, comune di 1807 abitanti guidato dalla giunta leghista di Michela Rosetta a partire dal 2013. Malgrado il titolo folkloristico, il testo tratta una problematica molto sentita su tutto il territorio piemontese: la volontà dei singoli comuni che si scontra con il modello di accoglienza e gestione del fenomeno migratorio proposto dalle Prefetture.
L’utilizzo della parola “invasione” sintetizza in modo estremamente calzante il contenuto del verbale, in cui si dipinge un ritratto del fenomeno migratorio dai contorni ben noti: un esodo di enormi proporzioni, l’Italia tutta spogliata della sua dignità di nazione per essere ridotta a campo profughi, i bisogni e diritti del popolo italiano sottoposti a quelli dello straniero. Soprattutto, la figura del migrante stesso come uomo senza volto nè nazionalità precisa, ma sempre portatore di caos, devianza, impoverimento.
«A seguito dell’ultimo incontro avvenuto in Prefettura il 3.8.2017 si rende necessario tutelare il territorio comunale da azioni che, siccome ventilato, potrebbero essere intraprese da Prefetture, privati, organizzazioni (religiose e non), cooperative e altri soggetti o enti in disaccordo con l’Amministrazione Comunale» si legge nel documento. Anche le paure espresse dall’Amministrazione di San Germano, infatti, non sono niente di nuovo: l’imposizione dall’alto di numeri scriteriati di richiedenti asilo, l’inevitabile conflitto sociale, l’abbandono dello Stato di un peso morto sulle spalle di un piccolo comune già provato da anni di crisi e accoglienza indiscriminata.

Ad allarmare, però, sono soprattutto i provvedimenti annunciati dalla giunta, ovvero la decisione di sanzionare qualsiasi soggetto, privato o giuridico, che non rispetti una serie di ordinanze. Tra queste: comunicare preventivamente la sottoscrizione di contratti di locazione che possano potenzialmente avere come finalità l’ospitalità di richiedenti asilo; comunicare la partecipazione a bandi che abbiano come finalità l’ospitalità dei richiedenti asilo nonché l’esito degli stessi; comunicare la sottoscrizione di qualsiasi tipo di accordo pubblico che riguardi la gestione di migranti e presentare un’autocertificazione del contratto stipulato; tenere regolarmente informata l’Amministrazione comunale riguardo l’organizzazione interna di ogni struttura d’accoglienza, in particolare numero, provenienza e stato di salute dei migranti che vi alloggiano.
Le multe per chi infrangesse questo regolamento vanno dai 150 ai 5000 euro.

Non è mai troppo superfluo ricordare come situazioni simili a quella sangermanese nascano da mistificazioni della realtà e chiusure irrazionali: a partire dai numeri dell’immigrazione nel nostro Paese, che per nulla coincidono con l’allarmismo delle retoriche dell’“invasione”, fino al rifiuto di considerare i migranti come una potenziale risorsa ed arricchimento per territori che sempre di più vanno svuotandosi di giovani e lavoratori. Tuttavia, l’utilizzo di questo tipo di narrazioni da parte di rappresentanti della Lega Nord è ormai notoriamente, tristemente normale. Sono numerosi i comuni targati Lega che si nascondono dietro a simili spauracchi per giustificare il rifiuto di assumersi una responsabilità che, se mal gestita, potrebbe alienare il loro intero elettorato.
L’indignazione di fronte a situazioni del genere è un dovere, ma abbiamo ancora il diritto di stupirci?
Un partito come la Lega Nord ha sicuramente buone opportunità di fiorire in un clima di disinformazione xenofoba come quello che stiamo vivendo. Ma ancora più essenziale è riconoscere come moltissime altre forze politiche si stiano facendo portatrici delle stesse identiche rappresentazioni del fenomeno migratorio, semplicemente vestite di un abito diverso.
«Noi siamo vicini a quelli che hanno paura per liberarli dalla paura, i populisti per tenerli incatenati con la paura. Questa è la sinistra in Italia e nel mondo» ha dichiarato il ministro Minniti solo qualche giorno fa.
Eppure sono tinte proprio di paura molte delle azioni politiche del governo Gentiloni in ambito migratorio. A partire dal decreto Minniti-Orlando, che inquadra la gestione dei richiedenti asilo come un problema sicurezza nazionale, fino al famigerato Codice per le Ong e agli accordi con la Libia.
Finché sul piano nazionale e mediatico una forza di centro-sinistra come il PD continuerà ad adottare la stessa narrativa della paura su cui storicamente prosperano le destre, episodi come quello di San Germano Vercellese non faranno che moltiplicarsi e prosperare. Che la giunta in questione sia leghista o meno.

Elisa Alossa