L’obbedienza non è più una virtù (l’ha detto la maestra)

L’8 gennaio maestri e maestre hanno scioperato contro la sentenza del Consiglio di Stato che ha, di fatto, impedito il passaggio di ruolo di quasi 50mila insegnanti

Rientro a scuola con protesta. Quasi una ventina di scuole elementari e circa il 30% in tutta la provincia a causa dello sciopero indetto da Cus, Cobas, Saese e Anief e che ha visto l’adesione di una maestra/o su due. In tanti/e hanno dato così visibilità alla protesta contro la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo l’inserimento nelle Graduatorie A Esaurimento (GAE) e il passaggio in ruolo di quasi 50mila maestre/i diplomate/i.
In Piemonte sono 800 quelle/i che rischiano di tornare precarie dopo anche dieci anni di servizio.
A Torino, nonostante la pioggia, almeno in 300 si sono ritrovate/i davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale in corso Vittorio Emanuele e hanno bloccato il traffico, in attesa di essere ricevute/i dal direttore scolastico.
E’ dal 2015 che molti insegnanti diplomati magistrali hanno ottenuto l’inserimento nelle GAE e la conseguente immissione in ruolo grazie a pronunciamenti favorevoli del Consiglio di Stato che sanciscono il valore abilitante del diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002.
Lo scorso 20 dicembre lo stesso Consiglio di Stato rovescia quanto stabilito precedentemente con ben sette sentenze positive, dichiarando che i diplomati magistrali debbano essere depennati dalle GAE e i contratti a tempo indeterminato già posti in essere debbano essere sciolti.
Si verifica un’incredibile disparità di trattamento tra docenti, perché alcuni hanno avuto una sentenza favorevole già passata in giudicato, mentre altri,a cui è toccato un iter giudiziario più lungo causa i tempi della giustizia, si ritrovano ad essere licenziati.
A essere in pericolo non è “soltanto” il diritto degli insegnanti al posto di lavoro (nella provincia di Torino sono 800 quelli a rischio perdita del posto di lavoro) ma anche e soprattutto quello degli alunni alla continuità educativa, che in tal modo viene messa seriamente in pericolo. La verità è che la scuola pubblica italiana funziona da anni grazie proprio al lavoro dei diplomati magistrali, che in Italia sono circa 50.000, molti dei quali non si sono fermati al solo titolo magistrale, ma hanno conseguito nel tempo lauree e specializzazioni.

S.V.